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Didattica inclusiva: strategie per una scuola accessibile 1

Didattica inclusiva per una scuola accessibile

Lucia Iacopini, docente e formatrice AID, spiega cosa significa “accessibilità” nel contesto scolastico e quali strategie didattiche adottare per progettare una didattica realmente inclusiva

Scuola e accessibilità

Anche se il termine accessibilità declinato sulla scuola ci può far pensare principalmente alle infrastrutture, come il sito web e la gestione amministrativa, l’accessibilità nella sua accezione più propria, come caratteristica d'essere fruibile con facilità da una qualsiasi tipologia di utente, coinvolge a pieno titolo la didattica, le metodologie e i materiali di cui si avvale.
Il diritto alla piena partecipazione di ognuno alla vita della scuola è sancito dalla Costituzione italiana e dalla normativa scolastica, un diritto che si realizza innanzitutto attraverso una didattica inclusiva che si avvale di materiali accessibili.

La scuola accessibile

In una vera scuola inclusiva tutti gli studenti, anche con disabilità, devono poter accedere in modo autonomo ai contenuti proposti che non devono presentare barriere alla fruizione. I ragazzi devono poter comprendere il materiale presentato perché organizzato in modo che tutti possano arrivare al contenuto.
Gli studenti devono poter interagire con il materiale e i contenuti, devono poter adattare i materiali alle proprie esigenze per arricchire le proprie competenze e abilità attraverso una manipolazione diretta (didattica attiva).
La “Legge Stanca“( 9 gennaio 2004, n. 4, “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”, Art. 5 - Accessibilità degli strumenti didattici e formativi-) ha stabilito che il criterio di accessibilità si sarebbe dovuto estendere anche a tutto il materiale formativo e scolastico.
L’accessibilità è una caratteristica che deve appartenere a ogni dispositivo, servizio, risorsa, ambiente o contenuto culturale, per essere fruibile con facilità.
Il concetto di accessibilità ha avuto grande sviluppo nel web e mira all'eliminazione del cosiddetto Web Accessibility Divide, ovvero il divario tra coloro che possono accedere in maniera autonoma alle risorse web e coloro che non possono.
Credo che oggi questo termine debba a buon titolo trovare un posto anche nel mondo della scuola, dove gli ostacoli non sono rappresentati solo dalle barriere architettoniche, ma anche da modalità didattiche che rischiano di escludere gli studenti con delle fragilità.
La scuola, rispetto all’accessibilità in generale, ha però un vantaggio: a scuola si progetta la didattica avendo bene in mente gli studenti di una determinata realtà. Non esiste una progettazione se non cucita addosso ad una determinata classe.

Gli insegnanti possono conoscere bene le caratteristiche dei loro studenti e devono tenerne conto nella progettazione di ogni intervento didattico, nella scelta dei materiali, delle strategie, dei linguaggi da utilizzare, dei tempi e delle modalità di verifica e valutazione.

Bisogna progettare avendo sempre ben presenti le necessità di tutti, con la consapevolezza che una buona progettazione è tale solo se garantisce a tutti il diritto di apprendere senza difficoltà. Una scuola è inclusiva quando progetta azioni didattiche avendo in mente tutti i suoi alunni, quando propone contenuti e percorsi. I membri del gruppo classe devono trovare un loro spazio all’interno della proposta del docente, che guarda indistintamente a tutti gli alunni e alle loro differenti potenzialità, intervenendo sempre prima sul contesto.

Didattica inclusiva

Per realizzare una didattica inclusiva è necessario presentare la lezione e le attività attraverso strategie che consentano a ciascuno di apprendere i contenuti (da essenziali ad approfonditi, a seconda delle capacità) tramite:

  • l’esperienza e le conoscenze pregresse

  • le modalità che sono più consone allo studente

  • le attività individuali e collettive più adeguate

  • l’aggancio” con gli interessi del ragazzo.

La didattica inclusiva è rivolta a tutti gli alunni, in quanto consente di ottenere da ciascuno il meglio rispettando le sue caratteristiche peculiari.

Cambio di paradigma

Tutto ciò porta necessariamente ad un cambio radicale di paradigma:

  • mettere al centro del processo di apprendimento l’alunno

  • abbandonare l’idea di utilizzare strumenti su misura per persone in condizione di diversità per orientarsi verso azioni nei confronti di tutti, non pensare quindi solo a compensare le difficoltà ma progettare in un’ottica di inclusione

  • passare dal concetto di semplificazione (rendere un compito più semplice) a quello di esemplificazione, cioè mostrare, attraverso esempi, come svolgere un compito

  • passare dall’attenzione sul deficit all’attenzione sul potenziale di apprendimento

  • passare dalla riduzione degli apprendimenti alla riduzione delle barriere all’apprendimento.

Universal Design For Learning (UDL) e Progettazione Universale per l’Apprendimento (PUA)

Quella che si delinea quindi è una didattica che segue i principi dell’Universal Design for Learning, approccio psico-pedagogico che affronta in modo convergente tre grandi sfide dell’insegnamento: la valorizzazione delle diversità, l’educazione inclusiva e l’uso critico e consapevole delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.
L’UDL guida lo sviluppo di ambienti di apprendimento flessibili che possono ospitare le differenze individuali e ha lo scopo di favorire l'accesso all'apprendimento riducendo le barriere fisiche, cognitive, intellettuali, organizzative e digitali, così come altri ostacoli.
Dal momento che il modo in cui gli individui apprendono è unico, sarà necessario progettare fin dall’inizio, intenzionalmente e sistematicamente, i curricoli didattici in modo da renderli rispondenti alle esigenze dei singoli alunni. In questo modo quello che è necessario per qualcuno, può diventare utile per tutti.
La progettazione universale per l’apprendimento è guidata da tre principi fondamentali:

  • favorire molteplici mezzi di rappresentazione per dare agli studenti diversi modi di acquisire informazioni e conoscenze;

  • utilizzare molteplici mezzi di azione ed espressione, per fornire agli studenti alternative per dimostrare ciò che sanno;

  • proporre molteplici mezzi di coinvolgimento, per sfruttare gli interessi dei discenti e motivarli ad imparare.

La prima cosa da evitare sarà quindi la mono-modalità e la rigidità su schemi fissi di intervento didattico a vantaggio di strategie didattiche innovative, che coinvolgano molteplici mezzi di rappresentazione ed espressione e permettano diverse modalità di coinvolgimento.

Strategia didattica

Quando parliamo di strategia facciamo riferimento alle scelte consapevoli riguardo il tipo di intervento didattico e la metodologia necessaria per raggiungere determinati obiettivi didattici in un dato contesto, tenendo conto, sempre, della situazione di partenza, dei mezzi a disposizione e delle risorse disponibili.
È naturale che la strategia risenta in modo significativo dell’ambiente e dei mezzi messi a disposizione.
Ora che la nuova realtà scolastica si muove in un contesto che è principalmente digitale, dove i mezzi, l’ambiente e i tempi sono radicalmente diversi, anche le strategie dovrebbero essere ripensate.
Per prima cosa sarà necessario scegliere se si vuole utilizzare una metodologia didattica innovativa, che metta al centro dell’azione educativa lo studente, i suoi bisogni e le sue potenzialità, oppure se si vuole utilizzare la modalità trasmissiva incentrata sul docente, come la lezione frontale. Quest’ultima è sicuramente la più nota e la meno innovativa. È opportuno iniziare proprio da qui perché, nonostante la ricerca in campo pedagogico-didattico sia arrivata molto lontano, questa è ancora la metodologia largamente più utilizzata, soprattutto nelle scuole secondarie.

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