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La Didattica a Distanza è vera didattica? 1

La Didattica a Distanza è vera didattica?

Susanna Giannetti, docente e formatrice AID, propone una riflessione su limiti e criticità della Didattica a Distanza

Ricollegandomi a un articolo del collega Andrea Ghersi, che traccia un bilancio complessivo dell’esperienza di Didattica a Distanza che abbiamo vissuto quest’anno (L’eredità che ci ha lasciato la DaD non è negativa, anzi…”), in quest’articolo cercheremo di capire quali possono essere state le criticità e i limiti della Didattica a Distanza.

Nella didattica a distanza, spesso, mancano i requisiti di base dell’interazione tra gli studenti stessi e tra i ragazzi e il docente e può risentirne, così, la dimensione dello scambio emotivo ed empatico. Tale relazione è alla base del dialogo educativo in una fascia di età in cui, ovviamente, si costruisce, con la guida e l’esempio del docente, il proprio bagaglio culturale e soprattutto la conoscenza di sé e dei propri funzionamenti. Queste sostanziali mancanze potrebbero essere vicariate da una Didattica digitale integrata (Ddi) a piccolissimi gruppi, nei quali interagire con gli studenti in una sorta di percorso ad personam, da condividere in alcune occasioni con il gruppo intero. È quindi necessario utilizzare al massimo le potenzialità della didattica a distanza, consapevoli delle necessarie competenze e della costante mediazione richieste ai docenti, con l’obiettivo di cogliere al meglio le opportunità di crescita che in esse risiedono.

La DAD o la DDI in classi virtuali di 25-30 studenti è didattica?

Se osserviamo la definizione di “virtuale” vediamo che si tratta di qualcosa che è in potenza e non è in atto. Tutto ciò che tutti noi ci affanniamo a mettere in campo come strategie e/o metodologie cercando e pensando di insegnare è in potenza, ma non è “atto” didattico.

Nonostante la lettura attenta e scrupolosa dei regolamenti nazionali, regionali e interni agli istituti, nonostante la volontà di mettere in pratica ciò che vi è riportato, la comunità educante si sta interrogando su queste questioni e ci si chiede se “a distanza” si insegna veramente.

Sicuramente si trasferiscono contenuti, si facilitano le comprensioni; i docenti indagano e approfondiscono questioni, aiutano a comprendere un mondo in continuo divenire e cambiamento, forse costruiscono soft skill che altrimenti sarebbe difficile puntualizzare nel lavoro di classe, sostengono gli aspetti psicologici di ognuno e di tutti, puntualizzano metodi e strategie.

Ci si deve chiedere, infine, che tipo di valutazione è presente nella didattica a distanza, o ancora meglio quale tipo di valutazione non può mancare.
A tal proposito è importante ricordare come la valutazione formativa e lo stimolo all’esercizio metacognitivo costante orientino e guidino ognuno verso conoscenze personali indispensabili per:

  • il lifelong learning

  • essere cittadini del mondo (le 8 competenze di cittadinanza ed affini)

  • essere olistici

  • sviluppare il pensiero relativo

Questi due aspetti della didattica in presenza difficilmente possono essere sostituiti. Nessun atto virtuale può esser all’altezza dell’occhiata di assenso o dissenso da parte del docente nel caso di risposte a domande formative, dell’esempio reso all’istante per togliere dall’impasse lo studente in fase di costruzione del sapere, dell’utilizzo degli atti prosodici tipici dell’interazione in classe del sostegno di una battuta o di un rimprovero costruttivo in corso di apprendimento.

La valutazione degli apprendimenti a distanza avrebbe dovuto assumere, quindi, un’altra ottica di riferimento adeguando modalità e strumenti, dando maggiore spazio alla valutazione formativa rispetto a quella sommativa. Ad esempio sostituendo le interrogazioni con i colloqui per favorire la partecipazione dello studente, tramite un suo attivo coinvolgimento che mobilitasse il desiderio di conoscere. Concludendo, non si intende bocciare, con queste riflessioni, a priori la didattica a distanza, ma è bene ricordarsi di non confonderla con ció che si può, si prova e ci si impegna a dare ogni giorno della settimana in una relazione educativa in presenza.

Non esistono solo aspetti critici nella didattica a distanza, ma spesso, attraverso essa non si riesce a far crescere gli studenti in modo reale e personale, soprattutto rispetto a coloro che appaiono più vulnerabili.

Spesso ogni docente ha offerto molteplici proposte educative e didattiche senza che vi fosse stata una programmazione preventiva a livello di consiglio di classe e in alcuni casi non sono stati rispettati i Piani Didattici Personalizzati. Stili e soprattutto ritmi di richieste completamente diverse l’uno dall’altro, l’utilizzo di piattaforme differenti, prodotti finali da consegnare in tempi assurdamente non contingentati hanno reso la vita dei ragazzi “più difficile”. La rielaborazione avvenuta al termine della scuola rievocando le esperienze vissute dalle scuole sono riuscite, in qualche modo, a rendere le richieste maggiormente coerenti e con una linea d’indirizzo più precisa e unitaria.

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