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Che cos’è la didattica personalizzata? Strategie e metodologie 1

Che cos’è la didattica personalizzata

Adele Maria Veste e Giulia Rella, formatrici AID, fanno il punto sulla personalizzazione degli apprendimenti, come indirizzo metodologico per lo sviluppo del talento e delle potenzialità di ogni singolo individuo.

La personalizzazione didattica è obbligatoria solo per gli alunni con DSA?

In realtà l’insegnante è tenuto a personalizzare l’intervento didattico per tutti gli alunni della classe, non solo per l’alunno con D.S.A. Purtroppo, a causa di comportamenti spesso incuranti verso chi manifesta delle specifiche esigenze didattiche, il legislatore ha dovuto formalizzare e indirizzare l’attività del docente con un “accordo” tra il Consiglio di Classe e le famiglie, che si è concretizzato nel piano di studio personalizzato.
Per andare avanti è necessario tornare indietro e porre una domanda che riecheggia dalla scuola di Barbiana ed arriva cristallina fino a noi: “Come bisogna essere per poter fare scuola?
L’etimologia della parola “insegnare” ne costituisce l’etica stessa “insĭgnare” ovvero imprimere segni (nella mente). Per poter “imprimere” è essenziale conoscere la mente degli alunni, stabilire, o meglio ristabilire, una relazione entro la quale si svilupperà la personalizzazione dell’apprendimento. Nel misterioso processo di apprendimento, in questa alchimia che da sempre caratterizza il genere umano, si muovono tre protagonisti: il docente, l’alunno e il sapere. Il legame è stretto ma sempre mutevole, per questo affascinante e intollerante verso ambienti di apprendimento dove prevalgono le metodologie trasmissive e replicative.

La didattica personalizzata nelle linee guida della Legge 170

Negli ultimi anni però la parola “personalizzazione” viene sempre più pronunciata, scritta, evocata; l’evoluzione della didattica approda a forme di apprendimento personalizzato come metodo sempre più diffuso. Attualmente nel panorama italiano la personalizzazione è definita talvolta come una strategia didattica, altre volte come un percorso per alunni con bisogni educativi speciali.

In realtà l’importanza pedagogica di questo approccio e la sua natura corale e non individuale è tratteggiato in modo chiaro nelle linee guida della Legge 170: “La didattica personalizzata (…) calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo.

Come si possono armonizzare le differenze individuali degli alunni in uno stesso contesto di apprendimento? “La didattica personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche, tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un apprendimento significativo.

L’osservazione dell’alunno nel contesto in cui apprende

La didattica personalizzata prevede un lavoro preliminare di osservazione dello stile di apprendimento degli alunni, dei prerequisiti e delle dinamiche relazionali presenti nel gruppo. Nell’analisi è opportuno ricorrere a forme di osservazione dirette e indirette per poter tracciare un profilo il più possibile fedele del singolo nell’ambiente di apprendimento.

Il docente si troverà a confrontarsi con alunni diversi, dalle molteplici caratteristiche cognitive, come un caleidoscopio di “intelligenze” pronte a mutare, a svegliarsi o assopirsi, in risposta alle azioni didattiche proposte, al temperamento dell’alunno e agli stimoli dell’ambiente.

La teoria delle intelligenze multiple aiuta a comprendere la complessità dell’apprendimento umano, la fascinazione generata dal costante mutamento delle nove rappresentazioni mentali di Gardner: linguistica, logico-matematica, spaziale, corporeo-cinestesica, musicale, interpersonale, intrapersonale, naturalistica, ed esistenziale. Nella società contemporanea occidentale la scuola tende a privilegiare e a valorizzare le intelligenze caratterizzate da una prevalenza marcata delle abilità linguistiche e/o logico matematiche a discapito di altre forme di apprendimento. Ciò rappresenta un grave limite soprattutto per gli alunni con un disturbo specifico dell’apprendimento o, ancor peggio, con una disabilità intellettiva, poiché spesso il profilo di questi studenti è orientato verso rappresentazioni mentali, che non si definiscono al meglio in questi due ambiti ma che sconfinano negli altri. Un’osservazione attenta e competente che delinei i tratti distintivi, anche i più originali, è pertanto da considerarsi conditio sine qua non ai fini del processo di personalizzazione.
Terminata la fase di analisi del processo di apprendimento degli studenti, definite le relazioni interne al gruppo, il “set” è pronto e il docente, come un abile regista, prepara l’azione e definisce il metodo.

Le strategie e le metodologie inclusive

Per poter rispondere alle diverse esigenze del gruppo, la metodologia deve essere accessibile, prevedere un ambiente di apprendimento privo di barriere che ostacolino il processo, ciò ovviamente non implica un appiattimento del processo che deragli verso obiettivi immotivatamente facilitati. È necessario mantenere sempre ampia l’area di sviluppo prossimale, vivere l’errore come opportunità e “l’inciampo” come parte del percorso. L’accessibilità si delinea come la capacità del docente di concedere a tutti gli alunni “l’ingresso” al sapere, essa è la struttura portante verso il successo formativo dell’alunno, la via per raggiungere l’autonomia e la competenza.

Fra le tante metodologie applicabili, merita un posto di rilievo l’Universal Design for Learning. Questo metodo parte dall’assunto che l’apprendimento debba essere progettato in modo inclusivo e non declinato o adattato in itinere. L’approccio dell’UDL è flessibile poiché concede all’alunno di accedere alla lezione attraverso materiali diversi, scegliendo i più adatti al proprio stile cognitivo. Ovviamente tale metodologia è una delle più vicine al concetto di personalizzazione ma necessita sia di un’analisi attenta delle strategie che di materiali ricchi e diversificati.

I tre principi basilari per strutturare un intervento accessibile o universale sono: la rappresentazione, l’azione e il coinvolgimento.

La rappresentazione è la capacità del docente di fornire i contenuti del suo intervento in vari formati (grafico, video, audio), l’azione è la richiesta di manipolare i contenuti secondo attività diversificate e dunque personalizzate (restituzione orale, presentazione con supporto digitale, test strutturato), il coinvolgimento, infine, prevede l’utilizzo di strategie sempre diverse e motivanti come, ad esempio, attività motorie, ludiche, cooperative.

In realtà organizzare un intervento secondo le modalità previste da questa metodologia è sempre più semplice grazie al supporto delle nuove tecnologie e alla quantità dei materiali messi a disposizione dalle case editrici, per i quali tuttavia è sempre necessario un esame attento al fine di valutarne l’accessibilità.

La didattica personalizzata nella formazione a distanza.

L’attuale condizione epidemiologica ha forzatamente spinto i docenti ad utilizzare dispositivi tecnologici ed ambienti di apprendimento digitali. Tutto ciò ha rappresentato un’ottima opportunità per favorire l’utilizzo di diversi linguaggi espressivi e la possibilità di supportare alcune difficoltà di apprendimento attraverso l’utilizzo di mediatori didattici diversificati ed efficaci.

La presenza nel web di laboratori virtuali, di mediatori iconografici e la possibilità di accedere alle informazioni attraverso diversi canali sensoriali rappresentano degli aspetti funzionali per una didattica efficace a condizione però che gli studenti posseggano un elevato livello di autonomia nello studio e competenze digitali adeguate per gestire il loro apprendimento. La didattica digitale è figlia di un presente complesso, battezzata come “emergenziale” e “temporanea” potrebbe, al contrario, rappresentare un prezioso dono per l’apprendimento del futuro.

“È nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie” Albert Einstein
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