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Do you speak Montessori? - Erickson 1

Do you speak Montessori?

Un dizionario essenziale sul metodo pedagogico più famoso del mondo

L’eredità pedagogica di Maria Montessori rappresenta ancora oggi, a distanza di un secolo, un patrimonio straordinario e di grande respiro per chi si occupa di scuola e di educazione.

Con l’intento di aiutare quanti desiderino avvicinarsi alla riflessione montessoriana, Battista Quinto Borghi, presidente della Fondazione Montessori Italia, ha stilato un dizionario con il significato di alcune delle parole più significative contenute nei principali testi scritti da Maria Montessori. Ne è nato un libro: “Montessori dalla A alla Z - Lessico della pedagogia di Maria Montessori”, di cui vi presentiamo qui un piccolo estratto.



Autonomia
L’autonomia del bambino rappresenta un punto d’arrivo e la maestra ha il compito di aiutarlo a conquistarla. In questo senso, Maria Montessori vede l’indipendenza del bambino come un processo e non come un risultato. La libertà non è automatica, deve essere guidata, capita e poi interiorizzata. Il problema è fornire l’aiuto giusto. L’adulto, infatti, può commettere l’errore di servire eccessivamente il bambino che, a sua volta, si abitua a essere servito e considera naturale che gli altri (ad esempio i genitori) facciano le cose per lui.

Senza dubbio i materiali di sviluppo sono uno strumento fondamentale della conquista dell’autonomia interiore. Quando il bambino sceglie liberamente un materiale di sviluppo lo fa perché se ne sente attratto, non perché vi è costretto. Si concentra perciò volentieri a eseguire gli esercizi e nel frattempo osserva e analizza, mettendo così ordine nella sua mente: è evidente perciò che l’intervento di un’altra persona che vuole aiutarlo (compresa la maestra) è vissuto come un’intromissione, perché egli vuole rimanere da solo a risolvere il problema.


Mente
La mente del bambino costituisce l’elemento principe su cui ruota non solo l’intera pedagogia montessoriana ma la stessa concezione della vita e del mondo.
Maria Montessori scrive molto sull’argomento in molti suoi scritti. Spesso usa termini con significato simile o che servono a meglio spiegarne il senso, come ad esempio quando parla di «mente assorbente», di «vita psichica» o anche «embrione spirituale», ecc. La mente del bambino è intesa come il grande patrimonio che è a disposizione dell’umanità, ma di cui essa non è consapevole e che non sa utilizzare, o utilizza in modo parziale e inadeguato.

La mente del bambino costituisce perciò una potenzialità e una risorsa largamente sconosciuta, trascurata e inutilizzata. E lo strumento potente di tale guida è l’educazione in quanto, come quest’ultima costituisce un aiuto allo sviluppo dei poteri psichici innati nell’individuo, così rappresenta anche — e contemporaneamente — l’aiuto all’uomo in generale a evitare di commettere i tragici errori in cui drammaticamente cade (come ad esempio le guerre).



Osservazione
È lo strumento principe della pedagogia scientifica e poggia su una sola base: la libertà dei bambini nelle loro manifestazioni spontanee. Il maestro deve essere formato ad acquisire la capacità di esercitare l’osservazione in modo scientifico (cioè metodica).
L’osservazione è per Maria Montessori il fulcro e lo strumento principe sul quale poggia sia l’applicazione del metodo, sia l’intero suo impianto pedagogico. È l’osservazione che permette di cogliere le manifestazioni rivelatrici della natura del bambino per poter così apportare le modifiche all’ambiente che si rendono necessarie. Osservare per la maestra significa sospendere il proprio giudizio, tacere e non interrompere il bambino, limitarsi a guardare in modo obiettivo senza disturbare l’esperienza che sta compiendo allo scopo di comprenderla a fondo. Bisogna ricordare infatti che non è l’adulto che «plasma» il bambino, ma è il bambino stesso che si forma da sé, mediante i propri sforzi e sulla scia dei propri interessi.


Pedagogia speciale

Molto prima che Maria Montessori iniziasse le sue sperimentazioni che la portarono alla realizzazione della prima Casa dei bambini, aveva maturato la consapevolezza che fossero necessari un trattamento e un approccio diversi nei confronti dei bambini con bisogni educativi speciali. Al suo tempo si parlava di bambini «idioti» o «deficienti» poiché sembrava che non si potesse fare nulla per loro. Fu così che, ad esempio, nel 1898 al Congresso di Torino fece la sua battaglia «perché sorgessero delle classi aggiunte per fanciulli deficienti annesse alle scuole elementari»: la sua posizione fu contrastata perché si pensava che i bambini, proprio per il fatto di essere «idioti», non potessero imparare nulla, non potessero «emulare» i bambini «bravi», appunto perché «idioti» e, quindi, incapaci di qualsiasi imitazione. 

È noto che la nascita del metodo deriva, nella sostanza, dalla scelta della Montessori di far utilizzare i materiali di sviluppo, originariamente predisposti per i bambini con gravi compromissioni, ai bambini con sviluppo tipico. Non va dimenticato infatti che, come medico, Maria Montessori si è occupata per una decina d’anni del recupero di bambini gravemente svantaggiati prima di ricevere l’incarico di aprire la prima Casa dei bambini. Ha così scoperto come la medicina potesse fare ben poco per loro, mentre, sulla scia di Itard, molto poteva fare l’educazione. La conclusione a cui giungerà è che la disabilità, più che un problema medico, è un problema sociale e educativo (deriva da qui la sua scelta di rinunciare ufficialmente alla professione di medico per dedicarsi esclusivamente all’educazione).

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