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L’accessibilità ai prodotti audiovisivi: un vantaggio per tutti

Stefano Campa, esperto di accessibilità glottodidattica e membro del CEN di ANILS, e Laura Giordani, autrice, dialoghista ed audiodescrittrice, spiegano le molteplici utilità di un settore meritevole di ulteriori implementazioni.

I concetti di Accessibilità e Usabilità

Se parliamo di tecnologie, il concetto di accessibilità si riferisce a quanto sia fisicamente facile entrare in contatto con tali tecnologie e quello di usabilità da quanto sia facile, a livello cognitivo, interfacciarsi con esse, una volta che l’utente ne abbia avuto accesso.
Tuttavia, l’accessibilità, soprattutto in tempi, come i nostri, di risorse digitali basate sulla comunicazione visiva, non è rivolta unicamente ad un pubblico con disabilità sensoriali (non udenti e ipoacusici, non vedenti e ipovedenti), ma anche e soprattutto all’utenza in età di scolarizzazione per l’apprendimento e/o consolidamento dell’italiano come L1 e delle lingue straniere.
Gli studenti (adolescenti e non) si sentono particolarmente a proprio agio con i testi audiovisivi perché sono abituati a fruirne abitualmente nella loro vita reale e padroneggiano perfettamente le regole base del prodotto cinematografico; i giovani adulti, inoltre, sono ormai abituati all’approccio multimodale necessario per poter fruire di un testo multimediale.

L’accessibilità Audiovisiva

L’accessibilità audiovisiva, per le sue caratteristiche specifiche, si presta perfettamente all’utilizzo non solo finalizzato all’utenza con disabilità sensoriali, ma anche agli utenti che vogliano apprendere o perfezionare le lingue straniere. Per quanto riguarda l’apprendimento e approfondimento della lingua italiana, tra l’altro, le risorse fornite dalla piattaforma Rai Easy Web, il sito di Rai Accessibilità dedicato alle disabilità sensoriali, forniscono, in maniera libera e gratuita, un grande ausilio in tal senso, offrendo una disponibilità pressoché infinita di risorse per le disabilità sensoriali, effettuate da professionisti del settore.

I sottotitoli per i sordi

Possiamo considerare i sottotitoli per i sordi un mezzo per verbalizzare e rendere visibile la traccia sonora, indirizzato, generalmente, al pubblico sordo o ipoacusico.
Il processo di sottotitolaggio (o sottotitolazione) include il passaggio in diamesia del prodotto audiovisivo, ossia la trasposizione dal canale orale al canale scritto.

Se ci riferiamo ai sottotitoli per i sordi, nello specifico, essi sono sempre intralinguistici (la lingua di partenza e la lingua d’arrivo corrispondono, ad esempio ITA>ITA). Tendono a presentare una serie di caratteristiche specifiche destinate a rendere più semplice la comprensione del prodotto audiovisivo alle persone con problemi di udito.
In termini didattici, l’apprendente può trarne beneficio da una serie di elementi paratestuali (la spiegazione dei suoni, dei rumori, la musica) inclusi nel testo, che possono risultare altamente rilevanti ai fini dell’implementazione dei vari aspetti linguistici.

Il sottotitolaggio, realizzato in termini di didattica attiva, è uno strumento potente per aiutare le persone ad apprendere le lingue con facilità ed in maniera amena. I sottotitoli ampliano la dimensione semantica, aiutano ad aumentare il vocabolario dell’alunno e potenziano lo sviluppo delle abilità necessarie a comprendere meglio la L1, la L2 o la LS.

Il doppiaggio

Normalmente, il doppiaggio viene effettuato per rendere accessibile una lingua non conosciuta o poco conosciuta agli utenti. Viene emesso tramite un canale audio differente dall’originale, con la voce di attori doppiatori professionisti e viene trasmesso nella lingua d’arrivo, che viene previamente tradotta e adattata per essere resa fruibile al pubblico.

Il doppiaggio, di norma, avviene in modalità interlinguistica (la lingua di partenza è differente dalla lingua d’arrivo, ad esempio ENG>ITA). Immaginiamo un film in lingua originale inglese che viene doppiato in italiano, per indirizzarlo e renderlo fruibile al nostro pubblico. Si tratta della forma di accessibilità più diffusa, in termini di utenza, considerando che circa il 70% dei prodotti audiovisivi, nel nostro Paese, provengono da produzioni straniere. Senza il doppiaggio, la grande maggioranza del pubblico italiano resterebbe tagliata fuori dalla programmazione cine-televisiva trasmessa in Italia.

Nella didattica delle lingue, i vantaggi del doppiaggio (nel nostro caso, intralinguistico) sono noti da tempo, in quanto tale pratica permette un esercizio efficace della pronuncia, accento, durata, ritmo, intonazione, ecc.

L’audiodescrizione

A cura di Laura Giordani

Le audiodescrizioni (per gli amici, AD) sono lo strumento più efficace per garantire a ciechi e ipovedenti l’accessibilità al materiale audiovisivo.  In una società civile e moderna ogni individuo deve godere senza discriminazioni di alcune opportunità e alcuni mezzi fondamentali; audiodescrizioni mancanti o realizzate in maniera errata rappresentano un grave smacco a questo principio.

Si tratta di un ,un processo che trasforma le informazioni visive in parole, il visivo in lingua parlata e che dà completezza alla traccia sonora e ai dialoghi del film. Il visivo reso verbale. Nella scrittura cinematografica il dialogo, la musica e gli altri effetti sonori fanno parte del canale uditivo e sono accessibili anche al pubblico cieco, mentre le immagini e qualsiasi altro tipo di testo verbale che è possibile trovare sullo schermo devono essere necessariamente audiodescritti.

Tuttavia, l’audiodescrizione può anche avere un’utilità per le persone senza alcun problema di vista, come per esempio coloro che guardano un film mentre svolgono altre attività, ma anche per un pubblico che si appresta all’apprendimento della L2.

Ad oggi, le audiodescrizioni (o AD, dall’inglese Audio Description) rappresentano il miglior supporto di cui uno spettatore cieco o ipovedente può avvalersi per fruire degli audiovisivi, ovvero i prodotti e i servizi offerti dall’industria multimiliardaria impegnata a elaborare mezzi di comunicazione di massa usando componenti uditive e visuali.

Trattandosi della più grande rivoluzione del sapere umano dopo l’invenzione della stampa, non potervi accedere comporta un certo livello di emarginazione culturale che, in una società civile e tecnologicamente progredita, non dovrebbe verificarsi. Le regole per produrre testi così utili sono raccolte nelle linee guida italiane e della ITC (Independent Television Commission), che vengono seguite scrupolosamente dai professionisti.

Un audiodescrittore è tenuto a fornire una descrizione oggettiva di quanto accade in scena, traducendo in prosa le azioni, il linguaggio del corpo e le espressioni facciali degli attori, nonché l’ambientazione e i costumi, nel pieno rispetto dell’opera originale. Il testo inedito e creativo compilato in ottemperanza a queste norme sarà una descrizione (e non una spiegazione) caratterizzata da un linguaggio semplice ma evocativo che accompagni lo spettatore senza distrarlo.

Produrre delle AD vuol dire cimentarsi in un lavoro delicato e complesso, che coinvolge numerosi campi e richiede conoscenze multisettoriali che vanno aggiornate di continuo, nonché un alto livello di preparazione. Inoltre, ogni professionista deve conoscere le necessità del pubblico sensorialmente leso e, nel migliore dei mondi possibili, essere affiancato da un consulente cieco o ipovedente.
Purtroppo, la scarsa attenzione nei confronti di questo importante ausilio ne sta rallentando l’evoluzione. Siamo nel 2022 e solo oggi, dopo circa trent’anni di battaglie, la figura professionale dell’audiodescrittore sta per essere riconosciuta nel Contratto Nazionale del Doppiaggio, principalmente grazie agli sforzi di un pugno di professionisti e all’AIDAC, Associazione Italiana Dialoghisti e Adattatori Cinetelevisivi. Perorare la causa per cui l’AIDAC si sta battendo porterà a compensi equi, scadenze meno stringenti, a una migliore qualità e a un maggior numero di AD.

Audiodescrittori ignari o improvvisati, fruitori passivi che non si esprimono, società refrattarie a ogni sorta di apertura e produzioni cinetelevisive insensibili all’accessibilità hanno rappresentato finora i più ostinati ostacoli alla crescita di una realtà inclusiva, colma di gioia e opportunità.

In qualità di docente preferisco sempre rivolgermi a chi desidera imparare, perché è mia incrollabile convinzione che tutte queste avversità svaniscano di fronte alla conoscenza.
Il numero di prodotti e servizi resi accessibili a un pubblico cieco o ipovedente sta aumentando, certo, ma la qualità di queste opere/ausili deve crescere di pari passo o, per lo meno, non scendere sotto uno standard minimo, al di sotto del quale rientrano quelle che potremmo definire vere e proprie beffe ai danni di chi, invece, dovrebbe esserne incluso.

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