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I mini gialli dei dettati 2
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Il ruolo dell’autoironia nel trattamento dei pazienti con balbuzie

Una risorsa fondamentale che riflette un’immagine sicura di sé e consente di creare un legame con l’interlocutore

Per fare dell’autoironia, anche e soprattutto di fronte ad altri, è necessario disporre di un’immagine di sé in cui criticità e potenzialità coesistono e si amalgamano in un ritratto epurato da pensieri disfunzionali e percezioni negative. L’autoironia, infatti, è alla base di un processo di conoscenza e di accettazione di se stessi che conduce alla definizione di un’immagine globale di sé capace di racchiudere fragilità e punti di forza.

La pratica dell’autoironia è fondamentale anche nel trattamento dei pazienti con balbuzie.

Questi ultimi, infatti, tendono a percepire la balbuzie nella propria vita come un ostacolo di enormi dimensioni, che finisce per oscurarli completamente. Essi si percepiscono come «balbuzienti» piuttosto che come «persone che balbettano». Questa differenza linguistica non è poi così sottile: è tanto profonda quanto la percezione, spesso piuttosto negativa, che un ragazzo che balbetta ha di sé. «I balbuzienti» tendono a identificarsi con il loro disturbo, come se la balbuzie fosse la cifra della loro essenza. «Le persone che balbettano», invece, percepiscono la balbuzie come una caratteristica che appartiene loro, come una tra le molte tessere del variopinto mosaico che li rappresenta.

La pratica dell’ironia nel trattamento della balbuzie non è stata ampiamente indagata. Tuttavia, Manning ha sottolineato la funzione dello humour all’interno della terapia per la balbuzie come catalizzatore di un processo di cambiamento nella persona che balbetta, dal momento che esso «fornisce un certo grado di oggettività che ci consente di vedere noi stessi a partire da una nuova angolazione». Condividendo questo presupposto, Agius ha ideato un programma terapeutico per la persona che balbetta, lo Smart Intervention Strategy, in cui la giocosità della risata e lo scherzo costituiscono uno strumento di terapia volto a modificare la percezione di sé e l’attitudine ad affrontare le situazioni temute nella vita reale.

L’esercizio dell’ironia, promuovendo un processo di accettazione di sé e di desensibilizzazione di quanto si teme, sostiene il mantenimento di un’attitudine positiva nei confronti delle proprie abilità comunicative e di se stessi come comunicatori. I concetti di humour, di ironia e di autoironia si distinguono come raffinate espressioni dell’uso sociale del linguaggio e come elementi strategici per una comunicazione efficace. La validità di questi strumenti è universale; usarli e dosarli con abilità consente di raggiungere in ogni contesto il proprio obiettivo comunicativo. In particolar modo, l’autoironia, con il suo duplice effetto di creare un legame con l’interlocutore e di riflettere un’immagine forte e sicura di sé, rappresenta sempre l’asso nella manica di un buon comunicatore.

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