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Una scuola che accoglie: prime azioni per bambini e bambine provenienti dal conflitto in Ucraina

Raffaele Iosa, Sara Scrimin e Fabio Rocco, tre esperti di didattica e educazione, suggeriscono come organizzare un percorso di accoglienza a scuola

In queste settimane in tantissime scuole italiane sono arrivati bambini e bambine in fuga dall’Ucraina.
Alcuni di loro hanno già vissuto le devastazioni della guerra; i loro vissuti emotivi segnalano smarrimento, insicurezza, paura, nostalgia e perdita. A tutto questo carico emotivo, si aggiunge la barriera della lingua.

Che cosa fare e come comportarsi dal punto di vista educativo? Il Ministero dell’Istruzione ha diffuso una prima nota con le prime indicazioni e risorse previste per garantire il diritto allo studio e il supporto psicologico a bambine e bambini, ragazze e ragazzi in fuga dai territori coinvolti nella guerra in atto.

Le scuole sono, però, di fronte a un fenomeno inedito, dove non è sufficiente la lunga esperienza di accoglienza di bambini e bambine stranieri. Questi bambini e ragazzi sono infatti in fuga, non sono emigranti e non intendono esserlo se non per il tempo necessario per il ritorno della pace.
Quali sono gli aspetti più problematici da affrontare? Come sviluppare un percorso di accoglienza? Come organizzare l’attività didattica per favorire il loro inserimento nella classe?

Abbiamo parlato di questi temi insieme a Raffaele Iosa (ex ispettore scolastico, pedagogista esperto di processi di inclusione), Sara Scrimin (professoressa di psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Padova), Fabio Rocco (maestro presso l’Istituto Comprensivo San Camillo di Padova e coordinatore del progetto La mia Scuola è Differente) nel corso di un webinar  moderato da Francesco Zambotti (Edizioni Erickson).

Ecco una sintesi di quanto è emerso.

Le basi per una buona accoglienza

  1. Atteggiarsi con sobrietà, ascolto, pazienza, calma, sorriso, scaffolding (atteggiamento di aiuto e di ponte), rispetto della loro volontà di raccontarsi o meno, di parlare o di stare da soli. 

  2. Considerare che la parola ritorno è nell’anima e nell’organizzazione mentale delle mamme, delle bambine e dei bambini che sono arrivati con loro. È sul ritorno che è centrato il loro destino interiore e la loro permanenza in Italia.

  3. Favorire un incontro tra culture: riconoscere e informarsi sulla loro cultura, ma presentare anche la nostra.

Cose da sapere sulla scuola in Ucraina

  1. La scuola ucraina è divisa in due cicli: il primo di quattro anni (simili alla nostra primaria) e poi il secondo di cinque (simili alla secondaria).

  2. È organizzata secondo una didattica laboratoriale (la didattica del fare di John Dewey).

  3. Ogni 45 minuti di lezione ci sono 15 minuti di pausa in cui alunne e alunni cambiano aula, perché l’insegnante è titolare del laboratorio.

  4. Sono previste ore curricolari di educazione lavoro (un’idea partecipata di esperienza lavorativa con l’obiettivo di una scuola comunità).

  5. Sono studentesse e studenti abituati al fare, per esempio al pulire le aule, lavorare l’orto, servire i compagni durante la mensa, fare falegnameria, sartoria, teatro…

  6. Il Ministero ucraino ha attivato la DAD per circa tre ore al giorno per tutti gli alunni e le alunne che ne hanno la possibilità. L’obiettivo è evitare che perdano l’anno scolastico.

Cosa fare a scuola?

  1. Osservare, accogliere, riconoscere e convalidare i comportamenti e i segnali classici che si scatenano di fronte a un cambiamento così drammatico (per esempio, pianti improvvisi, isolamento e spegnimento, rifiuto). Bambine, bambini, adolescenti sono molto resilienti, sanno adattarsi velocemente a cambiamenti, a nuovi contesti e nuove lingue. Gli eventi potenzialmente traumatici che stanno vivendo, però, mettono fortemente sotto-stress l’organismo e generano dei cambiamenti a livello neuro-bio-psicologico e, di conseguenza, comportamentale.

  2. Accettare che qualsiasi richiesta nei loro confronti, qualsiasi modificazione nella routine, risulta difficile da gestire. Infatti, queste continue minacce all’organismo richiedono a bambine, bambini e adolescenti di utilizzare buona parte delle loro risorse per rimanere il più possibile in equilibrio.

  3. Comunicare tramite il linguaggio del corpo, ovvero la comunicazione non verbale (il tono calmo, la postura rilassata, lo sguardo sicuro e sereno): è un canale immediato ed efficace che supera la barriera linguistica.

  4. Trasmettere a bambine, bambini e adolescenti che siete lì per loro e che potete accogliere le loro richieste.

  5. Promuovere dei momenti di svago, di gioco, di compagnia, di una canzone cantata insieme, per permettergli di distrarsi – almeno per pochi minuti – dalle drammatiche esperienze che hanno vissuto e che stanno vivendo.

  6. Diventare il “binario parallelo” della loro esperienza scolastica in Ucraina. Da un lato, quindi, permettergli di seguire le ore di DAD e, dall’altro, puntare sui loro talenti, le loro potenzialità, le cose che gli piacciono, per continuare a sviluppare competenze ed evitare di perdere tempo prezioso della loro vita.

  7. Tenendo presente che l’intenzione al momento è quella del ritorno, ricordarsi che l’obiettivo primario in questa fase è il loro benessere e non la trasmissione e la verifica degli apprendimenti curricolari.

  8. Nei confronti della rete familiare di alunne e alunni ucraini evitare la compassione e favorire l’amicizia e la creazione di una comunità. Dare alle mamme tutte le informazioni necessarie rispetto alla scuola italiana. Infatti, avere una maggiore prevedibilità e organizzazione della giornata, permette di abbassare i loro livelli di stress.

  9. Utilizzare la lingua inglese come veicolo di comunicazione. Ciò permette, da un lato, di aumentare l’utilizzo della lingua nelle nostre classi, e dall’altro lato di comunicare con loro anche da un punto di vista linguistico.

  10. Attivare la rete del territorio in cui la scuola è inserita, coinvolgere enti esterni (come l’Università, le cooperative, le associazioni…) e promuovere un intervento di comunità.

  11. Cominciare a pensare all’organizzazione e alla programmazione dell’estate, per inserire bambine, bambini e adolescenti in attività estive di svago.

infografica accogliere bambine bambini ucraini
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