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Tornare in classe dopo la chiusura delle scuole: un bilancio dell’esperienza di didattica a distanza con alcune proposte per recuperare la perdita di apprendimenti

I giornalisti del settimanale “The Economist” discutono su come la pandemia da Covid-19 sta trasformando e trasformerà la scuola

Durante un webinar andato in onda giovedì 13 Maggio i giornalisti Sacha Nauta (Public Policy Editor, The Economist), Tamara Gilkes Borr (US Policy Correspondent, The Economist) e Mark Johnson (Education Correspondant, The Economist) hanno discusso dell’impatto della pandemia sul mondo della scuola.

Con le aule chiuse, le scuole sono ricorse all'insegnamento online e ciò è stato causa di un forte incremento del livello di disparità e disuguaglianza tra alunni, soprattutto per gli studenti a basso reddito. La scuola a distanza si è rivelata un povero sostituto dell'apprendimento in persona.

Vari studi hanno dimostrato che gli alunni più poveri hanno prestazioni peggiori nei percorsi di scuola online rispetto a quelli in presenza. In particolare uno studio condotto da un gruppo di ricercatori delle università di Harvard e Brown ha scoperto che l'utilizzo di piattaforme di studio online è direttamente correlato ai redditi medi delle famiglie e così pure il raggiungimento di buoni voti nei test online.

La chiusura delle scuole ha interrotto il percorso di apprendimento e crescita di quasi 1,5 miliardi di studenti dall'inizio dell'anno. I governi sono stati costretti a prendere decisioni difficili su come condurre esami importanti quali la maturità. Molti Paesi tra i quali Corea del Sud, Cina, Germania hanno continuato con il normale format di esami. Altri Paesi, come ad esempio l’Italia, l’Austria, l’Ungheria e gli Stati Uniti, hanno optato per apportare modifiche provvisorie all’impianto dell’esame; mentre il Regno Unito, la Francia e l’Irlanda hanno cancellato provvisoriamente gli esami di maturità.

La pandemia ha riacceso il dibattito riguardo l’essenzialità ed importanza di questi esami e questa è un’opportunità di confronto e cambiamento importante che governi e mondo scuola non devono farsi sfuggire.
La questione più spinosa è come aiutare gli studenti a recuperare l’apprendimento perso. La risposta più logica sembrerebbe aumentare il numero delle ore di lezione oppure rimodulare il curriculum scolastico diminuendo il volume e la quantità di contenuti.

Tuttavia la proposta più efficace al recupero del learning loss che sta emergendo a livello internazionale è un sostanziale miglioramento qualitativo dell’offerta formativa: puntare a diminuire il numero di studenti per classe ed offrire tutoring individuale o per piccoli gruppi di livelli diversi.

Così facendo si potrebbe dare un’opportunità a tutti gli studenti di ripartire e riprendere il passo nel corso del prossimo anno scolastico.

Per il futuro della scuola e degli studenti più bisognosi è essenziale ripartire sì in sicurezza ma soprattutto in presenza. Questa pandemia ha messo in risalto il fondamentale ruolo sociale che la scuola detiene e come sia essenziale che gli studenti siano presenti in classe per poter apprendere ed imparare a vivere nella società. È anche vero che la chiusura delle scuole ha costretto i docenti a rivoluzionare il loro modo di lavorare ed a misurarsi con metodologie più flessibili quali la flipped classroom o la hybrid classroom. Si spera quindi che queste ed altre metodologie innovative vengano applicate anche una volta rientrati a scuola così che da mantenere un’offerta formativa più flessibile e rispondente ai bisogni degli alunni.

Bibliografia
https://www.economist.com/films/2021/05/14/getting-back-to-the-classroom
https://www.economist.com/graphic-detail/2020/07/27/the-pandemic-is-widening-educational-inequality
https://www.economist.com/international/2020/07/18/as-schools-reopen-how-can-pupils-make-up-for-lost-time
https://opportunityinsights.org/wp-content/uploads/2020/05/tracker_paper.pdf
https://www.economist.com/international/2020/11/25/the-pandemic-has-prompted-questions-about-high-stakes-exams

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