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“Se vuoi la pace, educa alla pace”: il flashmob di body percussion partito da Trento per dire “NO” alla guerra ha coinvolto le scuole di tutta Italia 1

“Se vuoi la pace, educa alla pace”: il flashmob di body percussion partito da Trento per dire “NO” alla guerra ha coinvolto le scuole di tutta Italia

Elisabetta Nanni, docente di musica all’IC Trento3 e ideatrice dell’iniziativa, racconta com’è partito il progetto dei flashmob musicali e come si è diffuso nelle scuole italiane e oltre confine

«Prof, ma non ci ascolteranno mai, non ci ascolterà nessuno!». All’inizio, avevano reagito così, i ragazzi e le ragazze di terza della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo di Trento3 alla proposta della loro insegnante di musica di organizzare un flash mob di body percussion per dire “no” alla guerra. L’idea di Elisabetta Nanni era che tutti quanti, in gruppo, battessero mani e piedi a ritmo scandendo a voce lo slogan “Peace – no war!”.


Alcuni ritmi i ragazzi li avevano già provati a casa, durante i giorni di chiusura della scuola per il Carnevale. Nel frattempo iniziavano ad arrivare le prime immagini della guerra in Ucraina, con la loro forza dolorosa. Al rientro in classe, l’idea dell’insegnante di trasformare l’esercizio in qualcosa di più ampio, che coinvolgesse tutta la scuola e magari, perché no?, potesse essere allargato anche ad altre scuole.
Il confronto con la classe nelle parole dell’insegnante: «I ragazzi si sentivano impotenti, sopraffatti dall’idea della guerra, pensavano che non ci fosse nulla che potevano fare. Io li ho stimolati ad agire dicendo che questa era l’occasione per far sentire la loro voce, per dire “no” alla guerra. Poi hanno visto che caricavo su YouTube alcuni tutorial di basi ritmiche, in modo che potessero essere condivise anche da altri, e che ci mettevo la faccia. Hanno capito che ci credevo. A un certo punto si sono sbloccati»

Il flash mob è stato lanciato attraverso i social il 4 marzo e ha raccolto fin da subito l’adesione di tantissime scuole di tutta Italia, di ogni ordine e grado. A oggi hanno partecipato oltre 140 scuole: ci sono primarie, secondarie di primo grado, da Terni ha aderito un liceo classico, dalla Spagna l’Istituto Italiano di Madrid. Elisabetta Nanni sta tenendo unamappa di tutti i partecipanti all’iniziativa, che aggiorna man mano, e raccogliendo tutte le foto, gli audio e i video che arrivano.


Dove si svolgono i flash mob? 

Nel caso dell’Istituto Comprensivo Trento3, essendo la scuola grande, con 20 classi, il luogo prescelto è stato quello del cortile. «Per strada, con 400 ragazzi diventava difficile da gestire – spiega Elisabetta Nanni – Altrove ci sono state esperienze di flash mob all’interno degli spazi cittadini, come è successo a Moncalieri. Anche a Strigno e sull’altopiano del Tesino, qui in Trentino, le classi sono uscite dagli edifici scolastici, spostandosi nel centro dei paesi».
Con l’avvio dell’iniziativa e l’arrivo delle adesioni da parte di tante scuole, cambia anche l’atteggiamento dei ragazzi: «Hanno iniziato a sentirsi più coinvolti e a parlare di più della situazione, di guerra, di pace, di democrazia… – racconta ancora Elisabetta Nanni – Sono rimasti colpiti dal numero di adesioni arrivate».

Il flash mob è stato denominato “Se vuoi la pace, educa alla pace”, riprendendo il titolo di un libro che veniva utilizzato al DAMS di Bologna, in cui venivano proposti percorsi anche musicali su come vivere la pace a partire dalla classe.

In che modo un flash mob musicale favorisce l’educazione alla pace?

«L’obiettivo principale dell’iniziativa era quello di stare insieme e di fare le cose insieme – spiega Elisabetta Nanni – un’abitudine che purtroppo con il Covid abbiamo perso in gran parte. Il messaggio di pace passa anche attraverso attività come questa perché, nel caso delle body percussion, si allenano le capacità di ascoltare l’altro e di seguire il suo ritmo. Inoltre si affinano le capacità di dialogo e confronto, come succede quando sono i ragazzi stessi a creare dei moduli ritmici e devono mettersi d’accordo su come iniziare e finire le percussioni».

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