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Com’è la scuola della pandemia per gli alunni con disabilità?  1

Com’è la scuola della pandemia per gli alunni con disabilità?

Un esperto di inclusione scolastica ripercorre alcune tappe dell’esperienza scolastica vissuta dagli alunni con disabilità dall’inizio della pandemia

L’epidemia da Covid-19 ha messo in evidenza tanti problemi irrisolti della società e della scuola italiana. Per quanto riguarda la scuola, è emersa l’arretratezza del nostro sistema scolastico, ancora basato su una didattica molto tradizionale e non adeguata ai livelli di altri Paesi, specialmente sotto il profilo del digitale. A proposito del digitale, è stata evidenziata l’assoluta inefficacia della didattica a distanza per gli alunni con disabilità, in particolar modo con disabilità intellettive e disturbi del comportamento

Ma la pandemia ha anche avuto, paradossalmente, degli esiti positivi, tra i quali la consapevolezza dell’urgenza di una riforma organizzativa e programmatica della scuola, specie di secondo grado, e la scoperta dell’utilità di internet come mezzo suppletivo della didattica in presenza e come strumento efficace e a basso costo per lo svolgimento di riunioni — siano esse di GLO, di consigli di classe e di istituto o dei collegi docenti — e di webinar di formazione in servizio per i docenti e altro personale scolastico. Un ulteriore aspetto positivo è l’inversione di tendenza della spesa pubblica per la scuola statale, spesa che, dopo continui tagli, è finalmente cresciuta.

Abbiamo assistito, tra luci e ombre — i ritardi nella fornitura di banchi e nelle nomine di docenti, talora introvabili —, alla prova della riapertura delle scuole a settembre, in sicurezza e nel rispetto del diritto alla didattica di tutti.
Dopo l’inizio dell’anno scolastico, purtroppo, la situazione si è aggravata a causa della seconda ondata della pandemia verificatasi a partire da ottobre, che ha costretto alcune regioni a chiudere le scuole per ridurre le occasioni di contagio legate all’affollamento dei mezzi pubblici. A tal proposito è stata emanata l’ordinanza del Ministero dell’Istruzione del 9 ottobre 2020, n. 134, con la quale si precisa che gli alunni certificati «fragili» dal pediatra di libera scelta o dal medico di famiglia, d’accordo con il Dipartimento di Prevenzione dell’ASL, hanno diritto all’istruzione domiciliare. Tra queste persone vi sono certamente quegli alunni con disabilità che presentano anche immunodeficienze o altre gravi patologie.
L’applicazione di tale norma è tuttavia contrastata come illegittima dai sindacati, i quali sostengono che questa è materia riservata ai contratti collettivi e perciò non può essere regolata unilateralmente dal Ministero dell’Istruzione. Occorre osservare che la Cassazione penale, con sentenza n. 9736 del 2018, ha stabilito che i dipendenti pubblici — e quindi anche i docenti — sono tenuti a eseguire ordini ritenuti illegittimi, fermo restando il loro diritto alle impugnative giurisdizionali. Questo conflitto fa sì che sino ad ora molti docenti, specie per il sostegno, si siano rifiutati di recarsi al domicilio degli alunni ritenuti fragili.

A seguito dell’aggravamento della pandemia è stato emanato il DPCM del 24 ottobre 2020, seguito dalla nota ministeriale n. 1927, in cui si stabilisce che le attività didattiche vadano svolte a distanza per il 75% e in presenza per il 25%.

Il nuovo anno scolastico vede, oltre alla persistenza delle disfunzioni già presenti, un grave danno ai diritti degli alunni con disabilità. Ci si augura che l’epidemia riesca ad essere contenuta fino all’arrivo dei vaccini, con i quali, tornando per quanto possibile alla normalità la vita nazionale, potrà tornare alla piena normalità anche l’inclusione scolastica, che si spera supplirà anche alle antiche carenze con le necessarie modifiche normative e l’attuazione dei decreti delegati del 2017, ancora privi di regolamenti applicativi.

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