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La didattica della memoria alla scuola primaria

Avere cura di un argomento delicato come la Shoah richiede di ragionare su alcune indicazioni di metodo

Per fare in modo che la didattica della memoria sia qualcosa di incisivo e pragmaticamente importante è giusto fare un ragionamento su cosa sia la Shoah nell’immaginario comune, ossia come viene immaginata la Shoah, anche per comprendere quali scelte compiere alla luce di uno stato di fatto.

Eccoci dunque all’immaginario comune: la Shoah è rappresentata principalmente dai campi di sterminio.

Il problema con un immaginario di quel genere (la Shoah rappresentata esclusivamente come estrema violenza) è che venga affrontato, applicato, raccontato senza alcun filtro con ragazzini e ragazzine della scuola primaria.

Se riduciamo la Shoah a un immaginario ristretto e chiuso come quello appena descritto, come insegnanti ci ritroviamo di fronte a un bivio, ea decisioni molto complicate.

Puoi scegliere di affrontare esplicitamente l’argomento. Ossia raccontare a ragazzini e ragazzine della scuola primaria le violenze perpetrate dai nazisti, l’uccisione delle persone in camera a gas. Con dettagli raccapriccianti. Risultato? Incomprensione e trauma.

Puoi scegliere, al contrario, di evitare del tutto l’argomento. Considerare la didattica della memoria l’esclusivo racconto delle violenze significa procrastinare il tema, collocarlo nel percorso formativo in altri livelli scolastici.

Dall’idea che ci siamo fatti della parola Shoah discendono le scelte didattiche. 

Se vogliamo fare didattica della memoria, e dunque stabilire un rapporto col passato che non sia soltanto di conoscenza ma anche di relazione, occorre allargare lo sguardo e collocare quell’istante all’interno di un percorso, comprendere quel momento preciso, così spesso descritto nei libri e nei film, come il punto terminale di un tragitto di odio, di propaganda, di violenza incanalata, di politica razzista. Un percorso che nello spazio e nel tempo è stato ben più ampio e ancor più devastante.

Avere cura di un argomento delicato come la memoria di uno sterminio, passa attraverso alcune indicazioni di metodo.

  1. Approfondire il contesto

È bene non perdere mai di vista l’oggetto della memoria, nonché il contesto storico e geografico. La Shoah non è un mito, o una favola

  1. Empatizzare con le storie particolari

Se si guarda alla storia con l’occhio dell’accumulo (somma di dati, questioni, letture) il peso diventa presto insopportabile; ma se si compie il cammino inverso, e si conosce un dettaglio per conoscere il tutto, la strada segnata restituisce umanità al dramma, un senso alle statistiche e ai numeri.

  1. Lavorare sulle domande

Chi partecipa a un’iniziativa sulla Shoah o intorno a uno dei suoi testimoni si aspetta anzitutto una parola di risposta, ma con i ragazzi si corre spesso il rischio di replicare a domande che essi non si stanno ponendo.

Suscitare una domanda nell’ascoltatore è più complesso ma significa accendere una curiosità, dapprincipio, e in seguito una passione che potrà essere coltivata.

  1. Preoccuparsi del linguaggio

In qualsiasi attività didattica occorre usare un linguaggio adeguato all’età e alla formazione degli studenti, e cercare di essere il più possibile chiari.

  1. Occuparsi dell’iconografia

Scegliere immagini adatte. Non è difficile recuperare immagini della Shoah. Più difficile fare scelte meno scontate del solito.

  1. Sperimentare con la tecnologia e variare le discipline

Saper utilizzare le tecnologie per fare educazione può essere funzionale, anche nella scuola primaria, a generare interesse, chiarire aspetti della storia, permettere agli studenti di sincronizzarsi con il passato.

Quale materia di scuola fa memoria? Facile: tutte.

  1. Ragionare sulle motivazioni

Ragionare sul male non è facile, e ragionare sul male che si concretizza in un gruppo di essere umani lo è ancora meno. È però possibile, a tutte le età e con il linguaggio giusto, provare a fare i conti con l’inclinazione al male che alberga dentro ognuno.

  1. Prendersi cura delle emozioni

È bene lasciare il tempo della riflessione, e anche il tempo della tristezza. Ma garantendo ogni volta una presenza, un accompagnamento.

Studenti e studentesse devono avere sempre la certezza di essere accompagnati, di non essere lasciati soli davanti a un argomento così difficile e duro.

  1. Dare prospettive di salvezza

Le storie degli ebrei sopravvissuti, se inserite nel giusto quadro storico, forniscono consapevolezza di quanto avvenne, l’odio contro di loro, ma conservano fiducia nell’umanità.

  1. Formarsi come insegnanti

Prima di affrontare un percorso sulla memoria con gli studenti, è bene avere le idee chiare come insegnanti, curare la propria formazione umana e intellettuale.

L’argomento è enorme e può certamente spaventare: con il desiderio di volersi formare, che è lo stesso desiderio che speriamo sorga nei ragazzi e nelle ragazze, e con la consapevolezza serena di non essere mai arrivati.

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