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Imparare la matematica naturalmente

Seguendo i principi individuati da Maria Montessori i bambini fanno esperienza di un assorbimento naturale della matematica tramite la psicoaritmetica

Sarebbe riduttivo concepire la matematica solo come una questione di numeri e di teoremi. Essa fa invece parte dell’intera nostra vita quotidiana: quando valutiamo il tempo che ci rimane per sbrigare una faccenda o quando stimiamo il peso di un pacco... facciamo sempre matematica. Ecco perché i bambini che hanno difficoltà a immaginare quantità e a capire le relazioni tra i numeri sono a disagio anche nelle cose semplici della vita, come controllare il resto quando vanno all’edicola o anche solo giocare a Monopoli.

Molti insegnanti provano a rendere la materia interessante anche a costo di introdurre motivazioni artificiali o trucchetti per aiutare la memorizzazione delle formule. Ma non sempre questo aiuto è efficace a lungo termine.

Maria Montessori aveva una vera passione per la matematica: capì che si doveva trasformare il modo solito in cui si insegnava l’aritmetica, partendo «da una preparazione sensitiva della mente, basata su una conoscenza concreta». Tutto è più facile se le conoscenze si radicano nella mente assorbente del bambino, seguendo il suo interesse e rispondendo al suo bisogno di agire. 

Ma non si deve dimenticare che queste prodezze non sarebbero possibili senza la preparazione dovuta alle attività di vita pratica e all’educazione sensoriale.

I benefici di queste attività, svolte in un ambiente preparato e liberamente scelte, si fanno sentire a diversi livelli: il bambino è invitato a organizzarsi scegliendo l’occorrente per la sua attività, a pianificare l’ordine delle sequenze, a effettuare ragionamenti di comparazione, deduzione, ricerca di soluzioni alternative... Sono tutte strutture cognitive di primaria importanza, che rafforzano tra l’altro le funzioni esecutive. La buona notizia è che le funzioni esecutive del cervello, e quindi il controllo inibitorio, si possono allenare con diversi giochi (del tipo «Uno, due, tre... stella» o «Sacco pieno, sacco vuoto», ecc.), ma anche con le numerose attività della vita pratica.

A differenza di altri psicologi o teorici della pedagogia, Maria Montessori non ha stilato le sue teorie a tavolino per poi applicarle a scuola, ma è stata capace di superare i suoi pregiudizi per assecondare le reazioni dei bambini e questa loro risposta entusiasta non si è mai esaurita.

Da più di un secolo nelle sue scuole, in tutti i continenti, molti bambini dai tre ai sei anni scelgono spesso, e del tutto liberamente, di lavorare con il materiale di psicoaritmetica.

Le proposte di Maria Montessori nacquero da intuizioni radicate nella sua preparazione scientifica. Poi le intuizioni furono confermate e in parte modificate dall’osservazione delle reazioni dei bambini. Ma oggi le sue proposte sono anche confermate da numerosi studi nel campo delle neuroscienze. Ad esempio, Dehaene raccomanda, per contrastare l’alto tasso di fallimenti in matematica, di basare «la costruzione delle conoscenze matematiche, nel cervello dei bambini, sul concreto e non sull’astratto» (Dehaene, 2010). Bisogna quindi dare oggetti da manipolare, per consentire la costruzione di modelli mentali concreti dei numeri

Se la mente del bambino piccolo, quando è affascinata dai numeri, viene nutrita in modo adeguato, allora imparare non stanca, anzi fortifica. Si sviluppano così un entusiasmo per la conoscenza e l’esperienza di cose nuove che spinge ad addentrarsi nel mondo affascinante dei numeri e della scienza per capire il mondo che ci circonda.

Si potrebbe pensare che i bambini dell’epoca di Maria Montessori non avessero la fortuna di avere a portata di mano, e di schermo, tanti tipi di giocattoli che sono altrettante opportunità di conoscenza. Ma nonostante questa profusione, ancora oggi tanti bambini sono «annoiati per mancanza d’alimento psichico». Questa situazione sottolinea la nostra responsabilità nel dare ai bambini, anche ai più piccoli, attività significative, cioè che consentono loro di essere protagonisti.

Si tratta di agire per capire che spesso gli oggetti più semplici sono i più adatti. 

Come il principio d’Archimede si capisce con una bacinella d’acqua, noci e sassolini, così anche la matematica diventa l’occasione di fare esperienze con attività pratiche. In esse troviamo una guida sicura per sostenere il bambino nelle sue scoperte, evitando che le conoscenze siano staccate dalla loro base e diventino mere formule senza senso. Solo così potremo vedere la mente del bambino volare verso astrazioni che, a volte, ci disorienteranno, ma per lui è entusiasmante scoprire i poteri che possiede.

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