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I mini gialli dei dettati 2
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Gli ingredienti di una conversazione efficace

Che cos’è la pragmatica della conversazione e come svilupparla affinché sia di aiuto nella relazione con gli altri

Prima di spiegare cosa si intende per “pragmatica della conversazione” è necessario fare un distinguo tra comunicazione e linguaggio.

La comunicazione è processo di codifica e decodifica di segnali finalizzato allo scambio di informazioni e idee fra i partecipanti; mentre il linguaggio è riferito specificatamente all’uso articolato delle parole, cioè a un codice convenzionale e socialmente condiviso che consente di rappresentare concetti mediante l’uso di simboli governati da regole.

La comunicazione, potremmo quindi dire, funge da base solida per l’utilizzo di un linguaggio fruibile in modo efficace a scopi sociali e conversazionali. 

Mettendo ora insieme i pezzi, ne risulta che la pragmatica del linguaggio consiste nell’uso del linguaggio a scopo comunicativo, si costituisce come un aspetto sostanziale dell’interazione reciproca in cui si uniscono fattori sociali, emozionali, cognitivi e linguistici.

La pragmatica si occupa quindi di un linguaggio declinato nel contesto e nell’ambito di appartenenza culturale degli interlocutori sulla base di strategie gestite tra i soggetti.

In sintesi, come giustamente afferma Claudia Caffi: «saper usare una lingua significa saper stare al mondo».

La pragmatica comprende tre aree cruciali strettamente connesse ai concetti di scambio e reciprocità:

  1. La capacità di utilizzare enunciati per esprimere intenzionalità al fine di ottenere un certo scopo.

  2. La capacità di formulare giudizi e fare supposizioni in merito ai bisogni e alle abilità dell’ascoltatore, al fine di regolare lo stile o il contenuto del discorso a seconda delle esigenze dell’ascoltatore e/o della situazione.

  3. La capacità di applicare le regole del discorso al fine di partecipare a scambi conversazionali cooperativi.

Tutte queste abilità e capacità si esercitano nella pratica della conversazione. Ma cosa fa di uno scambio di enunciati una conversazione efficace?

Grice (1995) individua quattro ingredienti fondamentali per la strutturazione di una conversazione:

  1. Quantità: essere informativi senza essere prolissi.

  2. Qualità: essere veritieri senza ricorrere alla menzogna per colmare vuoti di conoscenza.

  3. Pertinenza: riferire informazioni pertinenti con l’argomento e la situazione senza perdersi in divagazioni.

  4. Chiarezza: le informazioni comunicate devono essere chiare e comprensibili per l’ascoltatore.

Pragmatica, però, come abbiamo detto, non è soltanto uso delle parole e della sua grammatica, è anche intersoggettività e aspetti paralinguistici, ovvero informazioni non linguistiche che accompagnano il discorso; intendiamo quindi, ad esempio, il linguaggio del corpo che permea il messaggio di informazioni riguardo all’atteggiamento e allo stato emotivo del parlante.

Essere attivi o inattivi, parlare o restare silenziosi sono tutti comportamenti con il medesimo valore di messaggio.

Tutto ciò, e le capacità sottostanti per realizzare tale complessità mentre si dialoga, sembra correlato alla possibilità dell’individuo di inferire gli stati mentali dell’altro, per trarre conclusioni utili allo svolgersi delle comunicazioni verbali e non.

La conversazione, quindi, incarna il valore della complessità e per essere efficace richiede di allenare specifiche abilità e di porre attenzione ai processi implicati nell’uso del linguaggio.

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