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I mini gialli dei dettati 2
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Applicare la metodologia del “Debate Base” alla scuola primaria

Un’esperienza di applicazione di questa metodologia didattica alla scuola primaria, condotta dall’Istituto Comprensivo “Giannuario Solari” di Loreto, capofila dell’idea Debate del movimento Avanguardie Educative.

Il format Debate Base - ossia quel metodo didattico che consiste in un confronto tra due squadre di studenti, l’una a favore, l’altra contro rispetto a una tesi o a un argomento assegnato dall’insegnante - è stato sviluppato nella nostra scuola, la primaria dell’Istituto Comprensivo Solari di Loreto, per sette anni, attraverso molte rivisitazioni e cambiamenti e soprattutto attraverso il continuo confronto tra colleghi del gruppo di sperimentazione.

Quando si avviò la sperimentazione all’interno dei tre plessi della nostra scuola primaria, non vi erano altre esperienze sul territorio nazionale, o per lo meno non erano conosciute.
L’applicazione, seppur rimodulata, dei modelli proposti e condivisi all’interno delle scuole secondarie di secondo grado risultò non sostenibile: si comprese che la proposta del Debate nella scuola primaria sarebbe stata perseguibile solo attraverso un modello radicalmente rivisitato.
Chiaramente, tale rivisitazione avrebbe dovuto mantenere le finalità che la metodologia si prefigge. A tale scopo risultarono irrinunciabili i seguenti obiettivi: prendere consapevolezza della complessità di un argomento e della necessità di osservarlo da più punti di vista, motivare le proprie opinioni, osservare prospettive diverse dalla propria, saper organizzare un breve discorso, esercitare il public speaking in un contesto formale e strutturato.

Priorità assoluta era proporre il Debate come metodologia formativa e non competitiva, avvicinare i bambini al gusto del confronto senza calcare la mano sull’aspetto della gara.

Per tentativi ed errori, si è giunti a definire meglio alcune caratteristiche fondamentali di questa particolare esperienza formativa, di cui le principali sono: la gestione del tempo e gli aspetti inclusivi. Prendiamo in esame queste due macro caratteristiche.

La gestione dei tempi

In primo luogo, è stato necessario proporre un modello di lavoro con tempi relativamente brevi: il Debate Base dura circa un’ora e quaranta minuti, due ore al massimo. Questo consente ai bambini di cogliere tutto lo sviluppo dell’attività, dall’inizio alla conclusione, comprendendone le diverse fasi e gli obiettivi.
All’interno del modello di lavoro si susseguono cinque fasi, ciascuna con una sua specificità. Ad ogni fase corrisponde una differente modalità di lavoro (grande gruppo, piccolo gruppo, lavoro individuale) e un suo specifico setting. Il variare di questi elementi rende dinamico il laboratorio e favorisce l’attenzione e la partecipazione di tutti gli alunni.
I tempi brevi hanno facilitato l’apertura alla sperimentazione da parte di molti docenti così che l’implementazione del modello ha potuto coinvolgere molte classi, in modo ripetuto, così da rendere la pratica consolidata.

Gli aspetti inclusivi

A seguito delle prime sperimentazioni, è stato evidente che l’applicazione del modello di Debate proposta nelle scuole secondarie non favorisse l’inclusione ma necessitasse di un lavoro su gruppi di livello. Si ritenne necessaria la creazione di un modello di lavoro sostenibile e ugualmente incoraggiante per tutti i bambini.
Si individuarono così le principali criticità: il tema di discussione (topic), la ricerca documentale, la giuria e le attività propedeutiche al public speaking. Prendiamo in considerazione uno alla volta ognuno di questi aspetti.

Il topic

Concependo il Debate Base come un primo approccio al Debate, come una sorta di imprinting, come un primo passo nel complesso mondo del Debate, si è pensato molto alla scelta delle tematiche.
Al fine di favorire l’inclusione, la scelta del tema di discussione è risultata fondamentale: iniziare a dibattere su temi disciplinari, strettamente ancorati al programma scolastico, avrebbe creato la consueta spaccatura tra alunni più o meno motivati.

Proporre tematiche relative al vissuto personale, alla realtà extrascolastica, estranee o per lo meno non direttamente riconducibili al contesto disciplinare, ha invece rafforzato enormemente l’aspetto inclusivo dell’attività

La ricerca documentale

La ricerca documentale è certamente, e a ragione, uno dei capisaldi del Debate: è fondamentale infatti che le argomentazioni vengano supportate da dati e fatti e non siano solo frutto dell’opinione personale e soggettiva. Mantenere la fase della ricerca documentale su materiali di studio e approfondimento significava, però, creare l’ennesima situazione di svantaggio per quegli alunni in difficoltà di fronte al testo e demotivati nei confronti dello studio.

Si è pensato, quindi, che la ricerca non dovesse basarsi su materiali di studio ma sull’esperienza, su dati, fatti ed esempi tratti da ciò che è osservabile in modo diretto.

Analizzando il comportamento degli studenti, tale scelta è risultata vincente: iniziando a lavorare su una base di partenza paritaria, senza vantaggi e svantaggi, anche gli alunni meno motivati e con più difficoltà hanno trovato la possibilità di esprimersi come gli altri e, a volte, in modo più personale e creativo.
Questa modalità di lavoro è valida solo per le prime sperimentazioni: dopo aver raggiunto l’obiettivo di motivare tutti gli alunni, quando il gruppo classe percepisce il Debate come un’attività in cui tutti possono esprimersi e partecipare, allora è possibile e doveroso inserire la ricerca documentale.

La giuria

La giuria è un elemento costitutivo del Debate. Nelle diverse varianti, i format di Debate mantengono questa fase conclusiva dell’attività in cui, in base all’attribuzione di un determinato punteggio, si dichiara la squadra vincitrice. Già dai primi anni della sperimentazione all’interno della scuola primaria del’IC Solari, era apparso chiaro che la giuria costituisse un punto vulnerabile e di difficile gestione. Pur avendo parlato a lungo di “educazione alla valutazione” e di “sostegno alla valutazione”, il ricorso alla giuria risultò poco proficuo. Nonostante gli sforzi dei docenti e la creazione di materiali ad hoc, concludere il Debate con la formulazione del “verdetto” significava generare molta frustrazione tra i bambini perdenti e aumentare lo stato d’ansia in un’attività che già di per sé è emotivamente molto coinvolgente.

Essendo l’inclusione un obiettivo prioritario, si è optato per l’eliminazione della Giuria a favore di formule di chiusura diverse, capaci di promuovere un clima meno competitivo.

In questo modo si è cercato ed ottenuto di ammorbidire, rendere meno impattante il ruolo del debater in modo tale che anche i bambini più insicuri potessero avvicinarsi al public speaking con maggiore serenità.
Attualmente la giuria è utilizzata in contesti formali, come ad esempio nelle giornate in cui la partita di Debate assume un valore specifico, tra cui quello di promuovere una sana competizione tra alunni che sono già avvezzi all’attività e possono viverla con maggiore maturità e spirito agonistico.

Le attività propedeutiche

Altra caratteristica fondamentale del Debate Base, dettata dalla necessità di rendere quanto più possibile inclusiva l’attività, è stata la messa a sistema di un pacchetto di esercizi propedeutici a carattere ludico, finalizzati in particolare allo sviluppo di competenze comunicative verbali, paraverbali e non verbali.

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