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Cosa succede quando un ragazzo incontra la Filosofia 1

Cosa succede quando un ragazzo incontra la Filosofia

Un romanzo di formazione di Loris Taufer, rivolto agli adolescenti, letto e interpretato in chiave pedagogica da Sara Franch, Ricerca e Sviluppo Erickson

Nel volume “Le radici nascoste – Viaggio filosofico di un adolescente”, definito “un libro ibrido, a metà tra un romanzo di formazione e un saggio di filosofia” (Daniele Benfanti, “Viaggio filosofico di un adolescente. Loris Taufer ritorna sul tema dei giovani”, L’Adige, 25 settembre 2022)l'espediente narrativo è l'incontro tra un adolescente, Leonardo, e un saggio, esperto di filosofia. Molte sono le chiavi di lettura per quest’opera che alterna capitoli filosofici, a capitoli di carattere storico-narrativo. Qui vorrei fornire una lettura pedagogica, e lo farò attraverso alcune parole chiave, alcuni concetti trattati nel libro e che mi sembrano particolarmente rilevanti per la scuola e per i processi di insegnamento ed apprendimento che essa innesca. 

Riconoscere di non sapere 

Citando Aristotele, il saggio sottolinea come la meraviglia, lo stupore, la curiosità nei confronti delle cose e di ciò che succede siano alla base di ogni atteggiamento di ricerca, e direi anche di apprendimento. Per provare stupore e meraviglia è necessario assumere una distanza dalla realtà, un atteggiamento critico che rende la realtà ‘problema’, questione, davanti alla quale si riconosce di non sapere. La meraviglia è quindi intesa come un atteggiamento di apertura, di ricerca, di disponibilità alla messa in gioco radicale – di sé stessi e del senso comune. 
Citando Socrate, il saggio dice il sapiente è “chi sa di non sapere, cioè colui che non pretende di essere in possesso, in maniera più o meno dogmatica, di salde certezze sulla vita”. E poi sottolinea, in un passaggio molto bello, la centralità del porsi domande, del non dare tutto per scontato, dell’essere curiosi:

sono convinto che l’importante, nella vita, sia saper porsi delle domande; riuscire a formularle nella loro giusta rilevanza, in modo che non venga dato tutto per scontato, in maniera banale e uniforme. Far sì che ciò che accade non scivoli via in modo acritico, come l’acqua piovana che scorre sulle foglie, opporre resistenza, nel senso di sollevare degli interrogativi: questo mi sembra un modo significativo di vivere, esercitando fino in fondo la nostra capacità umana di voler conoscere, di essere curiosi intorno al mondo e alla nostra esistenza (pp. 243-244)

Questo atteggiamento, in ambito scolastico, ritengo sia importante sia per studenti e studentesse, ma anche per l’insegnante, che quindi riconosce di non sapere, si interroga, e assume il ruolo di levatrice, che Socrate attribuisce a sé stesso.

Come la levatrice aiuta le donne a partorire, così l’insegnante non riempie la testa di studenti e studentesse di nozioni, ma attraverso il dialogo, cerca di stimolarli a indagare, porsi domande, ragionare e riflettere criticamente.

Connettere conoscenza e coscienza

Una dimensione importante dell’apprendimento è la conoscenza, che secondo il saggio presuppone una dimensione attiva: non è qualcosa che ci cade addosso, ma richiede una dimensione del fare, una prassi. Il saggio illustra come conoscenza e prassi siamo collegate. È importante acquisire e coltivare la conoscenza, la dimensione teoretica, ma è necessario collegarla ad una dimensione pragmatica, relativa all’azione. E poi il saggio fa un ulteriore passo e collega la conoscenza ad una dimensione etica. Conoscenza, prassi e coscienza, nella proposta del saggio, sono quindi strettamente connesse. Facendo riferimento al pensiero di Hanna Arendt, il saggio sottolinea l’importanza del dialogo con sé stessi per sviluppare coscienza e pensiero critico:

questo dialogo proprio a partir da sé stessi è ciò che costituisce la nostra coscienza ed è anche essenziale per potersi formare un’opinione personale, non subordinata a verità uniche e metafisiche. Senza quel dialogo e quella coscienza il nostro fare sarebbe qualcosa di irriflesso, obbedirebbe a logiche esterne, a verità rivelate che dovremmo soltanto subire (p. 171)

Ritengo che l’insegnante possa creare per i suoi studenti e le sue studentesse spazi di auto-riflessione, di dialogo con sé stessi per aiutarli a sviluppare non solo la propria coscienza ma anche un’opinione personale.

Ciò permette di coltivare in loro una resistenza ad accogliere verità uniche, storie uniche, ideologie. 

Decentrarsi nella complessità

La complessità della realtà richiede la capacità di decentrarsi, tenere assieme le contraddizioni e la pluralità dei punti di vista. Il saggio incoraggia Leonardo a cercare, nelle sue riflessioni, di non mettere al centro solo sé stesso, ma anche i punti di vista degli altri, dell’altro con cui ci si confronta. Lo stimola ad avere un atteggiamento di apertura verso idee che all’apparenza sono in contraddizione tra loro. Attraverso la trattazione del pensiero di Hannah Arendt, illustra poi l’importanza di assumere un atteggiamento attento alle differenze e alla pluralità, che tiene insieme le contraddizioni e rende “più debole la certezza ideologica del proprio punto di vista”:

bisogna mettere fra parentesi l’assolutezza delle proprie posizioni ideologiche e riconoscere realmente, e fino in fondo, la diversità delle differenti opinioni politiche. E non solo. Si tratta inoltre di capire che la pluralità è “insita in ogni essere umano” (p. 133)

La scuola può giocare un ruolo nello sviluppare in studenti e studentesse un atteggiamento che tiene assieme punti di vista diversi, che non prende subito delle prese di posizione precise, unilaterali, ma mira a cogliere la complessità del reale, la ricchezza che sta nella pluralità dei punti di vista.

Questo è fondamentale data la complessità del mondo contemporaneo.

Interesse per le questioni del mondo

Connessa alla capacità di decentrarsi è il sentirsi responsabili di ciò che accade nel mondo, nella comunità in cui si vive innanzitutto ma anche a livello più ampio, più globale.
Il saggio stimola Leonardo a riflettere sulla nostra dimensione politica, sul nostro io sociale che ci caratterizza e completa come esseri umani. Ho trovato molto interessante il passaggio in cui il saggio spiega a Leonardo che per capire che cosa sia la politica è necessario fare i conti innanzitutto con una dimensione prepolitica fatta di sentimenti, emozioni, valori, ideali, sogni, utopie. Lo chiama un substratum, che è alla base del nostro essere e agire come cittadini e cittadine all’interno di una collettività, di una comunità. 
Il saggio evidenzia sia la dimensione individuale sia quella comunitaria della politica. E ciò rimanda all’etica e alla morale. Secondo il saggio, infatti, “la politica non può fare a meno di intrecciarsi con la dimensione etica”. Mi è piaciuto molto un passaggio in cui il saggio spiega a Leonardo perché è importante per i giovani come lui interessarsi di politica e occuparsi dei problemi degli altri, della collettività di cui fanno parte, sia essa la comunità locale in cui si vive o il mondo intero. Lo fa raccontando l’esperienza dei movimenti del ’68 e degli anni successivi:

l’esperienza da me fatta in quegli anni … mi ha lasciato qualcosa di fondamentale: la capacità di indignarsi contro le ingiustizie, senza alcuna stanchezza o rassegnazione, e il senso di responsabilità verso la comunità a cui appartengo e verso il mondo….Per me la politica è fare i conti, in maniera empatica e progettuale, con il destino degli uomini e delle comunità; si caratterizza anche per il suo aspetto utopico da una parte e realistico dall’altra (pp. 133-134)

La scuola, attraverso l’educazione alla cittadinanza, impostata come disciplina trasversale, può svolgere un ruolo importante nel coltivare in studenti e studentesse, indignazione di fronte alle ingiustizie, senso di responsabilità, e capacità di agire nelle comunità di appartenenza. 

In conclusione, leggendo il libro ho pensato che l’approccio filosofico proposto potrebbe proprio caratterizzare l’insegnamento di tutte le discipline, non soltanto la filosofia. E ho provato a sintetizzare l’approccio in quattro dimensioni:

  • comunità di apprendimento
  • didattica maieutica
  • abilità di pensiero
  • cittadinanza globale

Comunità di apprendimento

Il saggio crea una relazione con Leonardo, coinvolgendo anche altre persone. Di fatto crea una comunità di apprendimento. La creazione di un clima di classe favorevole e di sostegno, di una comunità, è un prerequisito cruciale dell’apprendimento. Ciò significa creare un ambiente in cui bambine, bambini e adolescenti possano soddisfare i bisogni di appartenenza, accudimento e riconoscimento del proprio valore. Dove si sentano sicuri, accettati, inclusi. Significa anche creare un ambiente sicuro ed equo dove si può discutere liberamente, si può esprimere il proprio pensiero, la propria opinione. Ma dove si riconosce anche che la libertà di parola deve essere temperata dal rispetto per i diritti dell’altro. 

Didattica maieutica

Il saggio dialoga con Leonardo, lo stimola a mettere in relazione la conoscenza con la sua esperienza. Di fatto mette in atto una didattica maieutica. A scuola è importante adottare pratiche di insegnamento partecipative ed incentrate su chi apprende. Rendere i temi che vengono trattati in classe rilevanti per alunni e alunne e pertinenti alle loro vite. Adottare metodologie che valorizzino l’esperienza e le conoscenze pregresse.Offrire occasioni e strumenti per la riflessione individuale e collettiva in modo che studenti e studentesse esaminino le proprie opinioni, i meccanismi con cui si creano, ma anche i propri valori, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Suscitare interesse reciproco e sviluppare la capacità di cogliere i punti di vista degli altri. Facilitare lo sviluppo di capacità discorsive e argomentative. Elementi chiave di una didattica maieutica sono:

  • Indagine: adottare un modello di insegnamento basato sull'indagine, che stimola studenti e studentesse a formulare domande, ad investigare, piuttosto che fornire risposte alle domande dell’insegnante;
  • Dialogo: dare spazio alla discussione, strutturata come dialogo, piuttosto che dibattito. Nel dialogo, l'obiettivo è ascoltare, imparare dal punto di vista degli altri e capire più a fondo. Il dibattito invece tende a polarizzare in quanto si concentra sul dimostrare che si ha ragione e che l'altra persona/gruppo ha torto. 
  • Auto-riflessione: strutturare spazi ed occasioni per assumere ed allenare un atteggiamento riflessivo e autocritico, capace di mettere in discussione le proprie prospettive e posizioni

Abilità di pensiero

Il saggio stimola Leonardo a fermarsi, a riflettere, ad approfondire, e di fatto tenta di affinare le abilità di pensiero di Leonardo. Dare l’opportunità ad alunni ed alunne di sviluppare abilità di pensiero risulta fondamentale per una scuola che assolve alla funzione di educare. La scuola che insegna a pensare offre ad alunni e alunne l’opportunità di sviluppare ed allenare quattro tipi di pensiero: 1. Il pensiero attento, cioè la capacità di ascoltare in modo concentrato e attento, di valorizzare e apprezzare il contributo di altre persone (dimostrare interesse e sensibilità verso le opinioni, le esperienze ed i valori degli altri); 2. Il pensiero critico, cioè la capacità di porsi domande e interrogarsi, ragionare, collegare, valutare (ricercare significati, ragioni, evidenze, elementi distintivi, giudizi validi); 3. Il pensiero creativo, cioè la capacità di collegare e mettere in relazione concetti e idee, suggerire e immaginare (fare comparazioni, esempi, proporre spiegazioni o idee alternative); 4. Il pensiero collaborativo, cioè la capacità di comunicare, rispondere, supportare e conciliare (costruire sulle idee degli altri, mediare, dare forma a posizioni condivise). 

Cittadinanza globale

Il saggio stimola Leonardo ad occuparsi di politica, ad interessarsi alle questioni del mondo. Di fatto ad esercitare la cittadinanza. Al centro dell’attenzione della scuola e delle altre realtà educative ci sono persone che stanno crescendo e «imparando a vivere» in un mondo globale, interconnesso e interdipendente. La pandemia da Covid 19 e la guerra in Ucraina ci hanno reso oggi più consapevoli che mai che uno shock o una crisi in una parte del mondo ha ripercussioni dirette ed indirette a livello planetario, sulla vita di persone a migliaia di chilometri di distanza. Il locale e il globale sono intrecciati e i processi globali influenzano tutte le comunità. Tutto ciò suona molto moderno ed attuale. Eppure, più di 50 anni fa, Martin Luther King l'aveva già capito. La Vigilia di Natale del 1967, pochi mesi prima del suo assassinio, disse: “tutta la vita è interconnessa. Siamo tutti presi in una rete ineluttabile di mutualità.... prima che tu finisca di fare colazione al mattino, avrai fatto affidamento su più di metà del mondo”. Ecco, quindi, che capiamo come la nostra vita quotidiana, a partire da un semplice atto come il fare colazione al mattino, sia intrecciata alla vita di persone che vivono a migliaia di km da noi. Di fronte a ciò la scuola ha un ruolo nell’educare alla cittadinanza globale, formando cittadine e cittadini che comprendono le questioni globali, regionali, nazionali e locali e sono consapevoli dell’interazione e interdipendenza dei diversi Paesi e dei diversi popoli. Cittadini e cittadine con una mentalità globale, che sentono di appartenere ad una comune umanità, dimostrano rispetto per le differenze e l’alterità e sono consapevoli dei modi in cui loro e le loro nazioni sono implicati in problemi locali e globali. Cittadini e cittadine che credono nella giustizia sociale, nell’equità e nella sostenibilità e sono disposti ad impegnarsi per costruire relazioni etiche all’interno di comunità a livello locale e globale, salvare e proteggere il pianeta e portare il proprio contributo alla realizzazione di un mondo più equo, giusto e sostenibile. 

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