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I mini gialli dei dettati 2
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Come si realizza una didattica aperta?

La didattica a stazioni dimostra come si possa applicare una metodologia didattica incentrata sul concetto di autonomia

La didattica a stazioni si posiziona all’interno di una cornice più ampia definita didattica aperta, dove per «didattica aperta» si intende una didattica incentrata sul concetto di «autonomia», in cui l’insegnante progetta delle situazioni e dei percorsi all’interno dei quali lo studente, attraverso delle scelte personali su tempi, luoghi, spazi e contenuti, diventa protagonista della propria azione didattica. Questa definizione potrebbe sembrare un po’ «fumosa», ma d’altra parte risulta davvero complesso incasellare un tipo di didattica che per sua accezione dovrebbe essere il più libera possibile.

Anche in Germania e nei Paesi di lingua tedesca, dove vengono proposte attività di didattica aperta da circa 40 anni, le sfumature metodologiche e le scuole di pensiero sono talmente tante che non si è arrivati a dare una definizione univoca a questo tipo di didattica.

Si tratta quindi di una pratica didattica ben radicata nel tempo, che ha visto l’evolversi di diverse correnti di pensiero e diversi approcci concreti. 

Punto in comune tra tutte è che la centralità dell’azione spetta sempre al discente, che oltre a costruire i suoi saperi andrà ad affinare e sviluppare aspetti come l’autonomia e l’autoregolazione.

In questo tipo di didattica l’insegnante coinvolge e mette a parte lo studente di quelli che sono gli obiettivi e le finalità dell’attività, al fine di trasmettere non solo i contenuti, ma anche i ragionamenti che stanno dietro alla progettazione stessa delle attività.

Un altro aspetto importante è che con questa metodologia si possono utilizzare molte modalità differenti per l’apprendimento dei contenuti, facendo ad esempio utilizzare in vario modo tutti i cinque sensi, alternando attività manipolative a fasi di gioco ad attività di ascolto e parlato, di lettura, di scrittura, di calcolo e di disegno; in questo modo si andranno a stimolare sia l’emisfero destro del cervello sia quello sinistro.

Come e perché utilizzare la didattica a stazioni

La didattica a stazioni può essere proposta, con i dovuti adattamenti, in tutte le classi della scuola primaria.

Non esiste un momento dell’anno più o meno idoneo all’utilizzo di questa metodologia, che può essere inserita nella programmazione didattica una o più volte all’anno senza una scadenza precisa oppure con sistematicità.

Può essere attivata in classi più o meno numerose, l’importante è predisporre un numero di tavoli, e quindi di stazioni, sufficiente, con gruppi di 4–5 bambini al massimo.

Questa metodologia può essere utilizzata sia per introdurre un argomento nuovo, sia per consolidare un argomento già studiato.

Con questa modalità di lavoro l’aula perde la sua connotazione frontale e l’insegnante cambia il suo ruolo di «detentore delle conoscenze» in quello di supporto e guida (scaffolding).

Proporre l’apprendimento a stazioni permette di spostare il focus dell’azione sullo studente, che diventa figura attiva in tutti i sensi. Questa metodologia permette inoltre di includere anche i bambini fragili nei gruppi di pari, che diventeranno loro sostegno e supporto (peer–to–peer).

Lo studio in piccoli gruppi contribuisce a sviluppare competenze di autonomia e anche a coltivare competenze di collaborazione e dialogo. La diversificazione dei contenuti e degli approcci nelle diverse stazioni risponde a stili cognitivi differenti e permette di rispondere ai bisogni personali di ogni alunno.

Non meno importanti sono le life skills che vengono allenate, come il problem solving, l’empatia, il pensiero critico e quello creativo, e le capacità di relazione e comunicazione.

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