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I mini gialli dei dettati 2
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Dobbiamo cambiare il nostro modo di studiare la geografia

Una docente di Lettere, due scrittori di geografie interiori e un viaggiatore impenitente ci spiegano l’importanza di cambiare l’approccio didattico alla geografia, rimettendo al centro la relazione tra uomo e ambiente

I libri di geografia di prima secondaria di primo grado presentano gli elementi fisici nettamente separati da quelli antropici e spesso non dedicano nessun capitolo al soggetto che ci vive e li vive.
I nostri studenti sono i futuri cittadini dell’Antropocene. Questa parola, il cui contenuto scientifico è ancora in fase di definizione, indica una nuova epoca in cui l’uomo agisce come forza predominante determinando processi che mutano gli equilibri terrestri in modo irreversibile.

Oggi l’impronta umana si può mitigare, ma non cancellare dal volto del Pianeta. Le azioni antropiche hanno trasformato l’essenza originaria della Natura. Non disboschiamo, non coltiviamo, non costruiamo, non estraiamo. Ma mutiamo il clima, desertifichiamo, impermeabilizziamo il suolo, inquiniamo, distruggiamo le risorse.

Siamo passati da un rapporto bilaterale a una prevaricazione. L’uomo è diventato la forza che non solo plasma, ma snatura nella sua identità la Natura che lo contiene e lo sostiene.
Un rapporto bilaterale presenta i due schieramenti in gioco: gli elementi fisici e gli elementi antropici. Una prevaricazione determina invece la prevalenza di una componente che cambia le caratteristiche dell’altra perché, appunto, prevale. Nasce il nuovo concetto di ibrido. I libri scolastici non lo hanno ancora recepito. Noi docenti forse in parte.

Il concetto di ibrido nasce da un’interazione (prevaricante). Non esiste più l’elenco degli elementi fisici; non esiste più l’elenco degli elementi antropici. Esiste, per semplificare, una triade «natura-soggetto-città». Un ibrido appunto. Bisogna ripartire dalla percezione soggettiva. Bisogna chiedersi: «Io qui come ci sto?». Poi si arriverà a individuare le problematiche, a riempirle degli elementi fisici e antropici che le definiscono nelle loro caratteristiche, a studiare quindi entrambi gli elementi insieme in funzione del tema sollevato e a cercare risposte. Perché se io qui non ci sto bene qualcosa devo fare. Questa è la missione oggi della geografia.

Non dobbiamo più scoprire e puntellare il mondo di toponimi. La nostra missione è salvarlo. E con lui dobbiamo salvare noi stessi.

Colleghi umanisti, lo avvertite ora il fascino della materia? Possiamo diventare i custodi della chiave della percezione soggettiva che cambierà la visione di questa disciplina.
Iniziamo da qui, dall’introdurre il soggetto che non c’è. Per staccarci dagli elenchi mnemonici, per emozionarci, per diventare cittadini attivi.

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