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Il calcio è lo sport giusto per mio figlio? 1

Il calcio è lo sport giusto per mio figlio?

Due esperti di psicologia spiegano quali sono gli indicatori da prendere in considerazione per valutare la qualità dell’esperienza sportiva dei propri figli

Quando un genitore sceglie di far praticare al figlio il gioco del calcio, solitamente è mosso da qualche ragione specifica: a volte personale, a volte legata al bambino. Nel corso della stagione, un genitore può chiedersi se sia stata la scelta migliore e se l’esperienza possa essere positiva per il figlio e per la sua crescita; diviene dunque necessario osservare tutti gli indicatori utili a valutare la qualità dell’esperienza.
Il genitore dovrebbe considerare prima di tutto gli obiettivi fissati dalla società per il gruppo di atleti dove giocherà il bambino. A nostro avviso gli obiettivi di tipo educativo-morale dovrebbero essere in cima alla lista, in quanto prima che di calciatori in erba si parla di persone, di bambini in fase di crescita, ai quali è opportuno trasmettere alcune regole di base.

Dopo aver appreso gli obiettivi, sarebbe opportuno che il genitore verificasse se effettivamente questi vengono raggiunti e in che modo. Perciò bisogna in primo luogo osservare lo stile relazionale del mister e il tipo di attività e di esercizi che propone in campo. Occorre prestare attenzione al modo in cui l’allenatore comunica. È inoltre importante il tipo di attività proposta: gli esercizi o giochi devono essere divertenti e al tempo stesso stimolare specifici processi mentali e motori. È necessario che siano divertenti affinché i bambini siano coinvolti attivamente e spinti a migliorare. Devono anche essere adeguati allo sviluppo psicofisico degli allievi.

Anche l’atmosfera che si respira tra i bambini e gli adulti presenti è un valido indicatore della qualità dell’esperienza che il bambino vive. Osservare il clima che si crea in campo durante allenamenti e partite permette di capire come vengono gestite alcune dinamiche. L’allenatore ha il compito di creare le condizioni affinché la delusione non diventi frustrazione o, peggio, rabbia nei confronti dei compagni. Esprimere le emozioni negative tramite il dialogo, invece, consente al bambino di creare uno spazio di pensiero e di autocontrollo utile a prevenire la creazione di relazioni disfunzionali.

I momenti «fuori dal campo» sono altrettanto indicativi dell’atmosfera che i bambini sperimentano: le dinamiche che si formano con i compagni nello spogliatoio, il ritrovo prepartita o altri ritrovi destrutturati, se opportunamente osservati, ci possono dare un’idea di come i bambini e il mister gestiscano le relazioni interpersonali.
Per capire se il bambino vive positivamente il calcio potrebbe essere utile anche monitorare il suo atteggiamento nei confronti dell’attività: osservare se non vede l’ora di andare agli allenamenti e alle partite, se parla del calcio, dei compagni e del mister con entusiasmo e passione, e soprattutto se mostra dei progressi nella crescita psicologica e atletica. Nell’arco della stagione sportiva un genitore potrebbe accorgersi di alcuni miglioramenti a livello di tecnica e tattica in campo, di relazioni con i compagni e con altri adulti, della cura e gestione di sé e del materiale e nella regolazione delle emozioni.

Per il genitore di un giovane atleta, porre attenzione alla motivazione e al desiderio del bambino di partecipare agli allenamenti e alle partite è particolarmente utile: dietro una carenza di desiderio di allenarsi e giocare potrebbero nascondersi pensieri ed emozioni negative nei confronti dei compagni o dell’allenatore.
Il campo da gioco è un ambiente importantissimo per i bambini, che perseguono il loro obiettivo di giocare e di divertirsi sotto la supervisione attenta di un mister pronto a sostenerli nelle difficoltà. I genitori dovrebbero adottare lo stesso stile di supporto: tanto le vittorie quanto le sconfitte possono essere occasioni di crescita. A volte capita che il supporto genitoriale si trasformi in un coinvolgimento eccessivo, soprattutto nei casi in cui il genitore proietta aspettative di successo sul bambino. Se è vero che il figlio necessita del supporto e dell’incoraggiamento del genitore, non ha però certo bisogno di un ultras irrispettoso che usa l’attività calcistica come valvola di sfogo per la propria emotività e rabbia latente. Il primo modello educativo di un bambino sono i genitori, per cui è fondamentale che questi non perdano mai di vista l’obiettivo autentico dell’esperienza calcistica, che è una crescita psicologica e fisica il più completa possibile.

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