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Disuguaglianza e povertà educativa - Erickson 1

Disuguaglianza e povertà educativa

Una sfida educativa per la scuola italiana ai tempi della pandemia

Disuguaglianza nel mondo

La disuguaglianza nel mondo continua ad aumentare e si allarga la forbice tra ricchi e poveri. Secondo il World Social Report 2020 di UNDESA, la disuguaglianza nel mondo è cresciuta negli ultimi 30 anni, in particolare nei paesi ad alto e medio sviluppo. Più del 70% della popolazione mondiale vive in paesi dove la disuguaglianza è in crescita, e nel 60% dei paesi la quota di ricchezza concentrata nelle mani dell’1% più ricco della popolazione è aumentata.
Sono diminuite le diseguaglianze tra paesi, ma continuano ad aumentare le disuguaglianze all’interno dei paesi, segnale del fatto che sono pochi i governi nazionali che danno priorità alla definizione di politiche che affrontino le cause strutturali della disuguaglianza.

Saskia Sassen, sociologa ed economista statunitense, nota per le sue analisi sulla globalizzazione ed i processi transnazionali, sostiene che la disuguaglianza non è un effetto collaterale del modello economico attuale fondato sulla finanziarizzazione e sulla concentrazione di ricchezze, ma piuttosto uno strumento di cui il sistema economico si serve. Sassen parla di un sistema economico che persegue una logica di espulsione ed esclusione, piuttosto che di inclusione. Secondo la studiosa, “l’economia politica globale dei nostri giorni ci pone di fronte a un nuovo, allarmante problema: l’emergere della logica dell’espulsione”. Ciò significa che “siamo di fronte a una serie - imponente e diversificata - di espulsioni … Potrei citare il crescente numero degli indigenti; degli sfollati nei paesi poveri ammassati nei campi profughi formali o informali; dei discriminati e perseguitati nei paesi ricchi depositati nelle prigioni; dei lavoratori i cui corpi sono distrutti dal lavoro e resi superflui a un’età troppo giovane; della popolazione attiva considerata in eccesso che vive nei ghetti e negli slum. Ma anche gli imprenditori ‘fuori mercato’ o le famiglie senza casa per un pignoramento. E potrei aggiungere le parti della biosfera espulse dal loro spazio vitale a causa delle tecniche estrattive o dell’accaparramento di terre”.

La pandemia in atto ha imposto uno stop temporaneo all’economia globale. Alla crisi sanitaria ha fatto seguito una crisi economica e sociale senza precedenti, provocata dalla interruzione temporanea delle attività produttive, dei commerci internazionali e degli scambi sociali e culturali. Innestandosi su un sistema economico globale che generava sviluppo e ricchezza, ma anche disuguaglianze e povertà, la pandemia non è stata occasione per aprire una seria riflessione sul sistema economico globale ed il modello di sviluppo ad esso sotteso. Non sembra aver rappresentato uno stimolo al cambiamento nella direzione indicata dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ma sta contribuendo a fare registrare un ulteriore arretramento, con la crescita della povertà e delle diseguaglianze e la possibile messa in stand by degli obiettivi volti alla sostenibilità sociale e ambientale.
In questo contesto, molti bambini e bambine, ragazzi e ragazze rischiano di essere vittime del sistema di espulsione di cui parla Sassen. Nel rapporto “Proteggiamo i bambini. Whatever it takes”, Save the Children sottolinea come i minori siano “particolarmente esposti alle conseguenze negative innescate dalla pandemia a livello globale. Il loro diritto a crescere in salute, ad imparare, ad essere protetti da abusi e violenze e ad essere parte attiva della vita sociale è seriamente compromesso. La crisi non è ancora alle nostre spalle, ma a partire dai diversi dati disponibili appare già evidente che, a causa degli effetti che la pandemia sta avendo e continuerà ad avere a livello globale sulla loro vita, sul loro accesso alle cure mediche e a una corretta nutrizione, sul loro diritto all’educazione, sulla loro partecipazione alla vita sociale e quindi sul loro futuro, molti bambini rischiano di essere lasciati indietro”.

Disuguaglianza e povertà in Italia

Le disuguaglianze in Italia, anche prima dell’abbattersi della pandemia da Covid-19, erano particolarmente radicate. A livello globale, l’Italia ha livelli di diseguaglianza minori rispetto a paesi come Stati Uniti e Australia, ma a livello europeo la situazione è molto differente e l’Italia rientra tra i paesi con maggiore disuguaglianza nei redditi. In Europa, il dato medio del coefficiente Gini (indice compreso tra 0 e 100 che misura le disuguaglianze nei redditi: più è basso il valore, minori sono le disuguaglianze nei redditi; più alto il valore, maggiore il divario) per il 2019 è 30,7. L’Italia è settima su 28 paesi europei per livello di diseguaglianze. Insieme a Regno Unito (valore dell’indice 33,5 nel 2018, dato 2019 non disponibile) e Spagna (indice Gini 33), l’Italia (indice Gini 32,8), è il paese dell’Europa occidentale con i livelli più alti di disuguaglianza.
Il report “Disuguitalia 2021” di Oxfam Italia registra che a metà 2019, il top 10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possedeva oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Allo scoppio dell’emergenza sanitaria il grado di resilienza economica delle famiglie italiane era estremamente diversificato, con poco più del 40% degli italiani in condizioni di povertà finanziaria, ovvero senza risparmi accumulati sufficienti per vivere, in assenza di reddito o altre entrate, sopra la soglia di povertà relativa per oltre tre mesi.

I dati Istat relativi al 2020 rilevano che, dopo il miglioramento registrato nel 2019, la povertà assoluta è tornata ad aumentare in Italia, raggiungendo il livello più elevato dal 2005, cioè da quando l’Istat ha cominciato a effettuare le attuali rilevazioni attraverso le serie storiche. Poco più di 2 milioni di famiglie (7,7% del totale, in aumento rispetto al 6,4% del 2019) pari a oltre 5,6 milioni di individui (9,4%, dal 7,7% dell’anno precedente) risultano in una condizione di povertà assoluta – ovvero incapaci di accedere a beni e servizi ritenuti essenziali per mantenere uno standard di vita "minimamente accettabile".

I dati Istat evidenziano inoltre che sono soprattutto le famiglie con figli minori ad essere in difficoltà, considerando che l'incidenza della povertà assoluta passa dal 9,2% all'11,6%, dopo il miglioramento registrato nel 2019, così come le famiglie più numerose, visto che i dati Istat segnalano un aumento di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7%, per quelle con almeno cinque persone.

La dimensione reddituale, tuttavia, non è sufficiente da sola a spiegare lo stato di benessere degli individui. Determinanti imprescindibili per una vita dignitosa sono la salute, l’accesso a un’istruzione di qualità, la disponibilità di una abitazione adeguata, l’accesso a un impiego con condizioni di lavoro dignitose, il grado di riconoscimento da parte della collettività del proprio ruolo e delle proprie aspirazioni.

Oxfam Italia evidenzia come la pandemia abbia potentemente esacerbato gli ampi divari preesistenti lungo tali dimensioni: vecchie vulnerabilità multidimensionali si sono acuite e assommate a nuove fragilità, con conseguenze allarmanti per il benessere dei cittadini, l’inclusione e la coesione sociale.

Povertà minorile e povertà educativa in Italia

L’aumento della povertà assoluta tra i minori è uno dei risultati più drammatici della crisi in atto. Save The Children lancia un allarme sottolineando che in Italia, dove già prima dell’emergenza legata al COVID-19 si registravano percentuali di deprivazione economica e materiale e di povertà educativa dei minori tra le più alte d’Europa, gli effetti della crisi economica e della limitazione delle opportunità educative sui bambini sono molto preoccupanti. I dati dell’Istat relativi al 2020 evidenziano che oggi, in Italia, 1 milione e 346 mila minori vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209 mila in più rispetto all’anno precedente. Questo vuol dire che in Italia si trova in questa condizione il 13,4% dei bambini e dei ragazzi, per un aumento di ben 2 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione.

All’incremento della povertà economica tende a corrispondere un incremento altrettanto consistente di quella che Save the Children definisce povertà educativa, ovvero della “condizione che priva i bambini delle possibilità di apprendere, sperimentare, far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni” . Save the Children evidenzia come la povertà educativa fosse già molto diffusa in Italia, prima dell’emergenza: lo confermano i dati sulla dispersione scolastica (la percentuale di Early School Leavers si attestava, in Italia, intorno al 14% da circa 5 anni). Inoltre, circa un quarto degli studenti di 15 anni non raggiungeva le competenze minime in matematica, lettura e scienze, misurate attraverso i test OCSE PISA, con differenze sostanziali, dovute alla condizione economica delle famiglie e al territorio di residenza. Quasi la metà degli adolescenti di 15 anni, infatti, che provengono da nuclei familiari appartenenti al quintile socioeconomico più basso, non raggiungeva le competenze minime in matematica (40,6%), in lettura (42%) e in scienze (38,3%); tra i coetanei appartenenti al primo quintile, con condizioni socioeconomiche nettamente migliori, tale percentuale scendeva a circa un decimo.

Save the Children sottolinea inoltre che la povertà educativa non riguarda solo la scuola, ma tutte le sfere di crescita dei bambini e degli adolescenti. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze con l’emergenza non hanno subìto esclusivamente una pur grave perdita nell’apprendimento e nelle competenze scolastiche, ma sono stati anche privati del gioco, del movimento e delle possibilità di interazione in presenza con i coetanei.
Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, sottolinea: “La povertà minorile colpisce tutte le dimensioni di vita di un bambino, dalla salute all'educazione, non condiziona solo il suo presente ma pregiudica il suo sviluppo. Non possiamo permettere che il prezzo della crisi sia pagato dai più piccoli, sbarrando le porte al loro futuro”. Oggi occorre quindi un deciso intervento strategico per proteggere i bambini e gli adolescenti da un doppio rischio: da una parte l’aumento della povertà minorile, legato all’impoverimento delle famiglie, e, dall’altra, l’aumento della dispersione scolastica, esplicita ed implicita, e della povertà educativa.

Questi temi verranno affrontati nel Convegno Internazionale di Erickson “La Qualità dell’inclusione scolastica e sociale”, che vedrà ospite Saskia Sassen (23 novembre), ed una Q Talk il 13 novembre con Carlotta Bellomi (Save The Children Italia), Roberta Caldin (Università di Bologna), Luca Decembrotto (Università di Bologna) e Gianluca Argentin (Università Milano Bicocca)

Bibliografia
UNDESA, “World Social Report 2020”
Sassen, “Espulsioni. Brutalità e complessità nell’economia globale”, Il Mulino 2018
Save The Children Italia, “Proteggiamo i bambini. Whatever it takes”, 2020
Openpolis, “Le diseguaglianze nei redditi delle famiglie in Italia”, 16 febbraio 2021
Oxfam Italia, “Disuguitalia”, 2021
Istat, “Torna crescere la povertà assoluta. Le statistiche dell’Istat sulla povertà. Anno 2020”, 16 giugno 2021
Save The Children Italia, “Dati Istat: oltre un milione e trecentomila minori in povertà assoluta uno degli effetti più drammatici della crisi”, Comunicato stampa 4 marzo 2021
Save The Children, “La scuola che verrà. Attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, settembre 2020

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