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I mini gialli dei dettati 2
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Come rendere efficace la relazione tra scuola e famiglia di bambini con autismo?

Dal coinvolgimento iniziale della famiglia agli accorgimenti per rendere efficace il percorso di inclusione a scuola, ecco alcune domande da porsi.

L’enorme impatto che l’autismo ha sui genitori e sull’intera famiglia ha inizio con la diagnosi ufficiale, che pone un fondamentale interrogativo: «Come possiamo aiutare nostro figlio?». La risposta spesso fornita dai clinici è una lista di terapie e di invii ad altri professionisti, ma in realtà sono proprio i genitori quelli che possono fare più di chiunque altro per aiutare il proprio figlio: grazie alla natura della loro relazione con lui, sono nella posizione perfetta per essere i suoi migliori insegnanti. Il coinvolgimento della famiglia in un programma di intervento è quindi di fondamentale importanza. Ma affinché un  intervento ABA sia efficace è sostanziale il coinvolgimento di tutte le figure che ruotano intorno al bambino, compresi insegnanti, assistenti, compagni

Diverse sono le variabili che contribuiscono all’ottenimento dei risultati migliori, perciò risulta necessario che quest’ultimo riceva stimoli coerenti nei suoi principali contesti di vita.

Questo significa che bisogna lavorare per costruire la massima coerenza tra scuola e famiglia. Alcuni obiettivi saranno comuni e alcuni specifici a seconda del contesto, ma tutte le figure coinvolte dovranno essere in grado di applicare le strategie e le tecniche che risultano più funzionali per il processo di apprendimento del bambino.
 

In che modo il coinvolgimento della famiglia può influenzare la vita di un bambino con autismo?

La presenza di una persona con disabilità può condizionare molti aspetti della vita familiare, determinando tra l’altro la nascita di nuovi bisogni e l’insorgenza di difficoltà che si sommano interagiscono tra loro. La famiglia è ritenuta capace, in virtù delle sue risorse di adattamento attivo e organizzato, di reagire agli stress, prevedibili e imprevedibili, che può incontrare nel suo percorso. Riconosce la centralità dei genitori nel trattamento è il primo passo per promuovere il benessere dell’intera famiglia preparando i bambini a una vita quanto più possibile indipendente, soddisfacente e produttiva.

 

Come si riesce a far collaborare la famiglia del bambino con autismo e quali difficoltà si incontrano?

È proprio l’orientamento al futuro e il coinvolgimento del maggior numero di persone, enti e istituzioni nei problemi della disabilità a caratterizzare la famiglia nella fase di attivismo.

Da queste famiglie si può ottenere il massimo in termini di collaborazione e può essere considerata come una risorsa e un sostegno per le altre famiglie che si trovano nella medesima condizione. Solo un numero ristretto di genitori con un figlio con disabilità approda a questo stadio del ciclo di adattamento della famiglia alla disabilità. È fondamentale a questo scopo che la famiglia sia coinvolta nell’intervento tramite adeguata formazione, anche per limitare i possibili ostacoli. Questi possono essere sia di natura pratica come il rispetto della privacy, l’impegno fisico e mentale, la gestione del materiale o riguardanti la sfera economica; sia di natura emotiva come iperprotettività o accanimento terapeutico.

 

Quali sono gli aspetti positivi dell’ambiente-scuola?

La scuola deve essere considerata una risorsa fondamentale nel percorso di crescita e apprendimento del bambino. Gli educatori e insegnanti sono spesso i primi a notare eventuali sintomi e possono sensibilizzare la famiglia affinché inizi il percorso che porterà all’eventuale diagnosi più precocemente possibile. La scuola è il luogo ideale per l’apprendimento, dove numerose sono le occasioni per essere esposti a nuove esperienze e per poter generalizzare e rendere funzionali abilità acquisite in altri contesti. Inoltre, è il luogo per eccellenza dove il bambino ha occasione di interagire con i coetanei e lavorare quindi sull’area della socializzazione.

 

A quali aspetti è bene prestare attenzione?

Diversi sono gli elementi di complessità che devono essere presi in considerazione e gestiti per un’ottimale riuscita dell’intervento a scuola. L’ambiente fisico delle aule e la numerosità delle classi spesso non sono il setting ideale per promuovere l’attenzione e la collaborazione necessaria all’apprendimento. Sarebbe auspicabile prendere in considerazione la possibilità di svolgere alcune attività in piccoli gruppi, eventualmente in spazi poco caotici, anche se non sempre è fattibile. 

Le figure adulte di riferimento spesso non sono stabili, questo può risultare elemento di estrema complessità per una persona con diagnosi dello spettro autistico, che deve investire molte energie per la costruzione della relazione. Anche il confronto con gli altri caregiver, che richiede spesso molto impegno dal punto di vista organizzativo e cognitivo viene spesso vanificato dal turn over.

 

Cosa sarebbe auspicabile per migliorare l’esperienza nell’ambiente-scuola?

Per agevolare e affrontare con successo molti degli ostacoli visti sopra sarebbe auspicabile l’inserimento della figura di un tecnico a scuola. La presenza del consulente richiede una specifica organizzazione affinché venga integrato nell’équipe educativa, senza alterare in alcun modo l’equilibrio della classe. È necessario saper accogliere e dare risposte adatte all’età agli interrogativi che i coetanei pongono rispetto al loro compagno e ai suoi comportamenti. Tutti coloro che sono in classe devono avere un ruolo chiaro, compreso il tecnico consulente. I bambini devono avere piacere nello stare con il compagno e sentirsi sicuri di poter essere guidati rispetto alle strategie migliori per approcciarsi a lui.

L’adulto dovrà guidarli stando in guardia rispetto a eventuali rischi che i piccoli tutor possono correre, ad esempio la tendenza a comportarsi da «adulti» piuttosto che da coetanei.

 

Quali sono gli accorgimenti possibili per un’inclusione di successo?

I principi e gli obiettivi che dovrebbero guidare il lavoro a scuola sono: la semplificazione e l’adattamento delle attività didattiche; l’individuazione di rinforzi adeguati da utilizzare in classe; fornire aiuto immediato in situazioni in cui il bambino mostra difficoltà; rendere il bambino più indipendente possibile; guidare prima i coetanei a interagire con il bambino e poi il bambino stesso; utilizzare un linguaggio comune, ma semplice e chiaro; organizzare lavori in piccoli gruppi; ripetere più volte lo stesso insegnamento per essere sicuri dell’acquisizione; agire con coerenza rispetto alla presenza di comportamenti inadeguati; rinforzare la qualità del compito; collaborazione tra le figure che si occupano del progetto educativo del bambino; continuità degli obiettivi tra casa e scuola; saper lavorare in équipe; avere sempre obiettivi chiari, realistici e strategie per raggiungerli; ritenere importante e fonte di arricchimento la condivisione di esperienze e di sapere.

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