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I mini gialli dei dettati 2
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Il potere della scelta

Come genitori di un bambino con autismo si ha sempre paura di prendere le decisioni sbagliate, ma con i giusti strumenti ogni dubbio può diventare un’opportunità

Sopraffatto, paralizzato, oppresso, spaventato. Quando un genitore sente formulare per la prima volta una diagnosi di autismo riferita a uno dei suoi figli, sono queste alcune delle prime emozioni da cui viene travolto. E non c’è da sorprendersi: all’improvviso ci troviamo a dover affrontare un’enorme quantità di decisioni di grande importanza, e in ogni decisione si annida un’enorme quantità di opzioni, su argomenti che confondono e fanno paura.

Chi ha un figlio autistico avrà provato almeno una volta la sensazione di essere legato a un pendolo che oscilla fra l’avere fin troppe scelte e non averne affatto.

Da questa sgradevole dicotomia nasce un’unica esigenza: ci serve un processo decisionale che ci dia sicurezza.

È questo il potere della scelta: quel punto di fusione in cui alla capacità di scegliere si unisce l’individuazione di un’intera gamma di opportunità. 

Questi sono gli strumenti più potenti che abbiamo. Sono semplici e sempre validi, gratuiti e illimitati.

Conoscere il materiale

Significa conoscere vostro figlio e i suoi specifici bisogni e preferenze, in modo da escludere le opzioni del tipo «fanno tutti così».

Considerare ogni scelta all’interno del quadro generale

Se volete ridurre il carico delle decisioni da prendere, fate un semplice test. Chiedetevi: «Ha importanza?». Resterete sorpresi notando quante volte l’onesta risposta a questa domanda sia no.

Identificare il problema

Non affrettatevi ad applicare soluzioni per un problema che potrebbe anche non esserci.

Identificare il maggior numero possibile di scelte

Anche quando vi sembra di avere esaurito le opzioni, considerate che probabilmente ce ne sono delle altre. 

Usare il buon senso

Non dimentichiamo che, come tante altre capacità di pensiero critico, il buon senso non è qualcosa di innato, ma una capacità che si impara con l’esperienza: la vostra e quella degli altri. È la capacità di interpretare una situazioni pratica, grande o piccola che sia, e prendere decisioni ragionevoli basandosi su un’alchimia di osservazione, percezione, riflessione, valutazione e cognizione.

Riformulare le scelte come domande «vero o falso»

Per rivelare la risposta che cercate, provate a cambiare la struttura della domanda. 

Attenzione ai termini assoluti

«Sempre» e «mai» sono due estremi che si applicano raramente nella realtà. Basta una sola eccezione per smentire un sempre o un mai. Usate il pensiero critico.

Impiegare il processo di eliminazione

Guardate sempre le scelte nel loro contesto. Valutate il più oggettivamente possibile se il vantaggio che vi aspettate da una scelta sia realistico e se ne valga davvero la pena.

Formulate ipotesi plausibili

Mettete insieme le informazioni e le risorse che avete e usate ciò che avete appreso fino a questo punto (può essere utile fare una lista dei pro e dei contro), tenendo conto anche dei vostri punti di forza, capacità e limiti. Considerate quali opzioni raggiungono la soglia del buon senso.

Ignorate ciò che può distrarvi

Per ridurre al minimo le distrazioni, stabilite dei parametri e concentratevi su ciò che state facendo. Ordinate gli obiettivi per priorità e tenete pronto tutto ciò che vi serve per raggiungerli. Prendete le distanze dalle persone e situazioni tossiche.

Cercare l’elemento strano

«Strano» è una parola che non vogliamo associare ai nostri figli. Ma considerando il significato più generale, possiamo trarre la prospettiva preziosa che proprio la soluzione che siamo tentati di scartare perché insolita o impraticabile per molte famiglie potrebbe essere proprio quella più adatta alla nostra.

Darsi degli obiettivi e delle tempistiche

Ponetevi degli obiettivi progressivi e raggiungibili, ordinandoli in base alla priorità in modo da evitare sovraccarichi e sovrapposizioni.

Fidarsi dell’istinto

È il primo consiglio in assoluto che ho ricevuto sul mestiere di genitore ed è quello che mi ha accompagnato più a lungo.

Fare del proprio meglio

Fare del proprio meglio, e insegnare ai figli a fare lo stesso, significa conoscersi e sviluppare la fiducia in se stessi necessaria per spingersi, in modi accettabili, sempre un po’ oltre i propri limiti. Significa sapere che «il proprio meglio» non è una condizione assoluta, ma può e deve cambiare da un’ora all’altra, da un anno all’altro, da una situazione all’altra.

Ecco, quindi, i vostri strumenti del potere. Qual è uno dei loro pregi migliori? Sono trasferibili. Una volta che li avete acquisiti, potrete instillarli nei vostri figli. Quale miglior eredità trasmettere loro, se non la capacità di valutare ogni opportunità per raggiungere il più alto livello di autosufficienza a cui possono mirare, così da godere della vita adulta più produttiva e significativa a cui ogni persona ha diritto?

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