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Il metodo ABA e l’intervento nei disturbi dello spettro autistico: 5 spiegazioni per il suo successo

I punti di forza del metodo ABA, che ha dimostrato la sua efficacia in moltissimi ambiti, oltre all’intervento nei disturbi dello spettro autistico

Negli ultimi dieci anni le principali Linee Guida al mondo raccomandano l’ABA come metodo di intervento elettivo per i disturbi dello spettro autistico.
Proviamo a chiederci il perché di tale successo e se questo è confinato all’applicazione dell’intervento ai disturbi dello spettro autistico o se è possibile generalizzarlo al campo delle disabilità nel loro insieme.

Una prima argomentazione è nel presupposto dell’ABA, che sposta il focus dell’intervento dalla persona al suo ambiente di vita quotidiana. Non abbiamo bisogno di chiedere al bambino di comportarsi diversamente né di cambiare quelle che sono le sue caratteristiche naturali, ma possiamo modificare le condizioni ambientali affinché lui possa ottenere le migliori opportunità di apprendimento, quindi di sviluppo, altrimenti a lui negate. Cambiando i contesti, «protesizzando» gli ambienti, costruendo sistemi sociali inclusivi, otteniamo cambiamenti significativi e duraturi nel repertorio comportamentale e cognitivo della persona a prescindere dalle sue condizioni di salute. Questo è un formidabile punto di forza dell’ABA: chiedere agli altri, le persone significative che sono in relazione con il bambino, di modificare i propri comportamenti per produrre dei segnali ed erogare delle conseguenze che hanno un effetto significativo nella vita della persona con disabilità.
Così facendo si incide notevolmente sulla sua qualità di vita.

Una seconda argomentazione richiede una breve riflessione. Proviamo a chiederci: come fa un bambino a sviluppare la competenza linguistica e a parlare con i suoi interlocutori in modo eloquente, rispettando regole grammaticali e sintattiche delle quali ignora l’esistenza? Al di là della predisposizione a parlare, diverse variabili possono indirizzare oppure ostacolare il naturale sviluppo della competenza linguistica: danni al tessuto cerebrale, sindromi genetiche, ambienti particolarmente impoveriti, totale disinteresse, ecc. L’ABA in tutto questo cosa c’entra? Attraverso l’applicazione delle leggi dell’apprendimento noi possiamo costruire passo per passo gran parte del repertorio sostituendoci agli apprendimenti spontanei, naturali, che potremmo chiamare «non formali». I programmi ABA non fanno altro che trasformare in apprendimenti formali comportamenti, cognizioni e processi che comunemente le persone acquisiscono senza che vi sia necessariamente qualcuno o qualcosa che li insegni in modo intenzionale.

La terza argomentazione è la più complessa da trattare e apparentemente sembrerebbe essere specifica dello spettro autistico. Si tratta della «ricerca di senso»: con l’insorgere delle varie forme con cui si manifesta l’autismo, il bambino sembra perdere progressivamente ma in modo inarrestabile interesse verso l’esplorazione, gli altri, le attività e la partecipazione in generale, assumendo atteggiamenti e interessi molto selettivi. Questa caduta di senso è disarmante e difficilmente comprensibile per chi ama il bambino, tanto che ad essa è difficile reagire. L’ABA, attraverso un’organizzazione scientifica nell’uso dei rinforzatori, riesce a contrastare questa tendenza e, nel migliore dei casi, a ridare senso all’esplorazione, al piacere di conoscere, di sperimentarsi, di entrare in relazione con l’altro. C’è una cosa ancora più sorprendente che riesce a fare l’ABA: insegnare abilità complesse scomponendole in piccoli passi, rendere possibili apprendimenti che in altro modo sarebbero inaccessibili e rendere questi apprendimenti gradevoli grazie all’uso massiccio ma sapiente dei giusti rinforzatori.

La quarta argomentazione è che l’ABA insegna a chi la utilizza a usare un linguaggio descrittivo al posto di quello interpretativo, a osservare piuttosto che dare giudizi, a porsi obiettivi perseguibili, a prestare attenzione ai comportamenti positivi, ignorando quelli negativi, a imparare ad apprezzare i progressi e, soprattutto, a trasformare le situazioni problematiche, potenzialmente percepibili come minacce, in sfide.

La quinta argomentazione è che l’ABA non è un programma specifico per bambini con lo spettro autistico né una specifica metodica di analisi e intervento: l’ABA è un insieme di metodi e tecniche rigorosamente ancorati ai principi della scienza del comportamento e dimostra la sua efficacia in moltissimi ambiti di applicazione nella clinica, nella riabilitazione e abilitazione, nella promozione della salute.

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