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I mini gialli dei dettati 2
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Adulti con ADHD

Pur essendo un tema ancora poco affrontato nella pratica psichiatrica, esistono evidenze della validità della psicoeducazione per il trattamento di questo disturbo

L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in lingua italiana disturbo da deficit di attenzione/iperattività), descrive una condizione clinica a esordio precoce caratterizzata da un pattern persistente di inattenzione o iperattività/impulsività o entrambe (forma combinata), che causa significative compromissioni del funzionamento (sociale, relazionale o scolastico). 
Gli studi epidemiologici più recenti hanno riscontrato per l’ADHD nell’adulto una prevalenza attorno al 3% nella popolazione generale, seppure con diverse manifestazioni cliniche e intensità. Di fatto comunque questo dato lo rende uno dei disturbi psichiatrici più diffusi e frequenti.

Manifestandosi precocemente, l’ADHD agisce come una specifica modalità di disfunzionamento, che influisce su numerosi ambiti e impatta su diverse competenze che il soggetto dovrà raggiungere nel corso dello sviluppo (risultati scolastici e lavorativi, modalità relazionali e di adattamento a diversi contesti di vita).

Concretamente, gli adulti con ADHD possono andare incontro a fatiche, frustrazioni, fallimenti e a una serie di problematiche in diversi ambiti della loro vita che possono influire negativamente sulla percezione di sé e sull’autostima, con importanti conseguenze sul piano psicoemotivo. 
Possono insorgere problemi in vari ambiti: sul lavoro (nei rapporti con colleghi e superiori, occupazioni di status socio-economico più basso, più frequenti cambi lavorativi e licenziamenti)e nelle relazioni familiari e interpersonali (maggiore conflittualità nei rapporti, più probabili separazioni e divorzi).

La vita del soggetto adulto con ADHD è pertanto caratterizzata da svariati ostacoli, per cui necessita di supporto e di interventi mirati che la aiutino ad affrontarli.

In età adulta si riscontrano le tipiche modalità di funzionamento associate al disturbo, spesso «mascherate» da condizioni cliniche a esordio successivo, che possono essere descritte come «psicopatologie secondarie», dando vita a quadri di complessità che necessitano di trattamenti specifici.

Diverse linee guida raccomandano, come elettivo per l’ADHD nell’adulto, il trattamento multimodale, che combina interventi di tipo farmacologico e psicosociale.

Purtroppo il tema dell’ADHD negli adulti è a oggi poco conosciuto nella comune pratica psichiatrica del nostro Paese e le opportunità di trattamento dell’ADHD sono purtroppo ancora carenti. La necessità di implementare tra gli operatori della salute mentale le nozioni di base relativamente al disturbo in età adulta si associa alla necessità di una maggior diffusione della reale disponibilità di interventi terapeutici mirati. 

In quest’ottica diffondere una adeguata formazione relativa alla psicoeducazione è un aspetto centrale da sviluppare.

La psicoeducazione si propone di aiutare chi ne è affetto a comprendere meglio il disturbo e a intraprendere le decisioni terapeutiche più adeguate, promuovendo così la motivazione al cambiamento, una maggiore aderenza alle terapie, la partecipazione ai trattamenti e — di conseguenza — una riduzione dei sintomi. 
La psicoeducazione ha una storica efficacia nell’ambito dei disturbi psicotici e bipolari, sia con i pazienti sia con i familiari. Numerosi studi evidenziano i suoi effetti terapeutici in tali patologie, poiché aumenta la compliance, diminuisce il rischio di nuove ospedalizzazioni, migliora il funzionamento familiare e sociale e in generale la qualità della vita. 
Anche nel soggetto adulto con ADHD la psicoeducazione ha ottenuto buoni risultati. Comprendendo il proprio disturbo, sfatando miti e pregiudizi errati, acquisendo nuove strategie più funzionali nell’ affrontare le problematiche, il paziente conosce meglio se stesso e diviene anche pro-attivo e partecipe del processo cura, al fine di raggiungere un maggiore benessere psicologico.

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