L’ansia per la matematica è un processo complesso che porta a sperimentare nei bambini sia emozioni e sentimenti di tensione, che pensieri di preoccupazione. Durante l’esecuzione di un compito matematico, gli studenti potrebbero attivare pensieri di preoccupazione inerenti alla loro (in)capacità nello svolgere il compito, o legati al timore di essere giudicati negativamente dai loro insegnanti o dai propri compagni di classe. Oppure più semplicemente potrebbero essere preoccupati di ricevere un rimprovero da parte dei loro genitori di fronte a un possibile esito negativo. Numerose ricerche hanno dimostrato infatti come esista una relazione tra elevati livelli di ansia per la matematica e un più basso rendimento in questa materia. Cerchiamo ora di capire quali spiegazioni sono state date a questa associazione.
L’esecuzione di un compito matematico richiede l’investimento di elevate risorse cognitive, le quali consentono di manipolare e contemporaneamente rielaborare molteplici informazioni nella propria mente per riuscire a raggiungere il risultato finale. Diversi studi hanno ipotizzato che nei bambini che riportano alti livelli di ansia per la matematica, tali risorse cognitive vengano sovraccaricate dalla presenza dei pensieri interferenti sulle loro capacità (come ad esempio: «questo compito è troppo difficile per me, non riuscirò a svolgerlo correttamente») o di preoccupazioni legate alle aspettative dei pari o degli adulti di riferimento, andando a distogliere l’«attenzione» dallo svolgimento del compito matematico stesso. Pertanto, l’ansia per la matematica porterebbe i bambini ad attivare pensieri non pertinenti al compito che stanno svolgendo, che di conseguenza interferirebbero in maniera negativa con le risorse cognitive necessarie a quest’ultimo.
Altre ricerche hanno ipotizzato come siano invece le scarse abilità in matematica a determinare in qualche modo la possibile insorgenza di sentimenti ansiosi verso questa materia. I bambini con difficoltà nell’apprendimento della matematica tendono infatti ad avere esperienza di ripetuti fallimenti e/o feedback negativi circa la propria prestazione scolastica, portandoli quindi a sviluppare sentimenti di inferiorità o inefficacia rispetto ai compagni e conseguentemente manifestare ansia per la matematica.
A livello scolastico è importante aiutare gli alunni a diventare consapevoli che eventuali pensieri negativi e preoccupazioni (ingiustificate) possono influenzare i loro risultati andando a instaurare un possibile circolo vizioso disfunzionale.
Un’attività molto semplice da proporre è quella di dare l’opportunità ai ragazzi di parlare delle loro emozioni, delle loro paure e anche delle loro aspettative relative all’apprendimento di una materia già di per sé complessa. Un lavoro strutturato anche in piccoli gruppi in cui vengano condivisi e discussi pensieri «utili» e pensieri meno «utili» può aiutare i bambini e i ragazzi a raggiungere una maggiore consapevolezza dei propri vissuti di preoccupazione, delle proprie credenze relative all’apprendimento della matematica, consentendo loro di comprendere che una bassa prestazione non è dovuta necessariamente a una mancanza di abilità. Inoltre, i feedback scolastici dovrebbero essere incentrati sul riconoscere l’impegno e le capacità degli studenti, oltre che a promuovere strategie e metodi alternativi, in modo tale da potenziare il senso di autoefficacia e la motivazione di quest’ultimi. Infine i giudizi dovrebbero sempre enfatizzare il processo attuato per arrivare alla soluzione e non solo limitarsi alla correttezza o scorrettezza della risposta data, per consentire agli studenti di migliorare la propria percezione personale di competenza.