Esiste una tendenza a livello scolastico, quella di percepire la sfera delle emozioni come qualcosa di disgiunto, di separato da quella cognitiva, del pensiero, della riflessione, dell’apprendimento. Gli studi internazionali sulla warm cognition (cognizione calda), come ci spiega Daniela Lucangeli, dimostrano, invece, che emozioni e attività cognitive sono intrinsecamente correlate. Un presupposto essenziale per l’apprendimento è quindi il benessere socio-emotivo.
Daniela Lucangeli sottolinea che ciò che impariamo si fissa nel cervello insieme alle emozioni: “se un bambino impara con curiosità e gioia, la lezione si inciderà nella memoria insieme alla curiosità e alla gioia. Se impara con noia, paura, ansia, si attiverà l’alert: la risposta della mente trasmetterà il messaggio «Scappa da qui, perché ti fa male».
Dunque, un sistema di apprendimento basato sull’avere paura degli errori dell'insegnante o della verifica produce negli alunni e nelle alunne un cortocircuito. Tutto quello che si impara con paura, ansia, angoscia, genera delle memorie che ci tengono in costante allerta. La benzina della mente, secondo Lucangeli, sono invece le emozioni positive. Esse, liberando le funzioni cognitive, attivano il circuito dell’apprendimento.
Quello che si nota, invece, è che oggi a scuola, molti alunni ed alunne soffrono di stress, ansia e depressione e ciò è dovuto a varie ragioni, alcune legate all’ambiente di vita ma altre connesse direttamente alla scuola. Bambine, bambine e adolescenti entrano a scuola con il loro bagaglio di vita, carichi quindi di esperienze personali, positive e negative. Ken Robinson, nel sui libro postumo “Immagina che….” sottolinea che non riconoscerle, e gravare alunni ed alunne di ulteriore stress (generando paura e timore di essere interrogati, dando loro troppi compiti o facendo troppe pressioni legate al raggiungimento dei risultati), è non soltanto inefficace dal punto di vista dell’apprendimento, ma anche estremamente dannoso e può portare a distacco, rabbia, sofferenza psico-fisica, abbandono scolastico.
Per misurare il benessere di studenti e studentesse, OCSE PISA usa diversi indicatori. Nella maggior parte dei Paesi, i quindicenni sono più propensi a segnalare sentimenti positivi quando dimostrano anche un più forte senso di appartenenza a scuola e una maggiore cooperazione. E ciò ha un impatto positivo sugli apprendimenti: studenti e studentesse ottengono punteggi più alti in lettura quando c’è cooperazione tra compagni. In Italia, solo il 48% dei quindicenni ha riferito che i loro compagni di scuola collaborano tra di loro, contro una media OCSE del 62%. Altri indicatori che segnalano un certo livello di disagio sono: sentirsi solo/a a scuola (nel 2018 circa il 12% dei quindicenni italiani ha dichiarato di sentirsi solo a scuola), ed essere vittima di bullismo (in Italia il 24% dei quindicenni ha dichiarato di essere vittima di bullismo almeno qualche volta al mese).
Prestare attenzione al benessere di alunni ed alunne e sviluppare le loro competenze socio-emotive è fondamentale. Diverse proposte presenti nel convegno La Qualità dell’inclusione scolastica e sociale si focalizzano sull’importanza dell’educazione socio-emotiva nel contesto scolastico e su approcci e strumenti per favorire la regolazione emotiva e la gestione dello stress all’interno della classe.
Facilitare l’apprendimento richiede di curare gli aspetti emotivi e relazionali di alunne ed alunni, ma anche promuovere il benessere socio-emotivo del corpo docente. Il benessere influenza la soddisfazione lavorativa, la motivazione e l'entusiasmo per il lavoro.
Curare il benessere socio-emotivo del corpo docente è un valore in sé, ma è anche importante perché è direttamente connesso alla creazione di un buon clima scolastico e, di conseguenza, facilita i processi di apprendimento. Riguarda diversi aspetti della professione di insegnante: il carico di lavoro, le condizioni di lavoro, il senso di sicurezza, il supporto di colleghi, colleghe e dell’istituzione, gli aspetti relazionali con studenti e studentesse, con i genitori e altri soggetti coinvolti nella scuola e, naturalmente, l'apprezzamento della comunità più ampia. Se questi aspetti sono fonte di esperienze negative, l’insegnante può trovarsi in uno stato di esaurimento fisico ed emotivo, di stress e di burnout, e la sua salute mentale e fisica può risentirne.
Per approfondire questo tema, il Centro Studi Erickson (Ricerca & Sviluppo) e l'Università di Padova (Team Isola della Calma del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione) hanno lanciato nella seconda metà di agosto 2023 un questionario sul benessere socio-emotivo del corpo docente che in poche settimane ha ottenuto quasi 3500 risposte. La numerosità di risposte ricevute e il fatto che sono stati riempiti degli spazi facoltativi, in cui si poteva aggiungere una propria riflessione, segnalano quanto il tema sia prioritario per il corpo docente. Emerge chiaramente un bisogno di sentirsi ascoltati/e e di agire per migliorare il proprio livello di benessere a scuola.
L’analisi preliminare dei dati evidenzia alti livelli di stress nel lavoro, indice di un basso benessere lavorativo, ma anche alti livelli di gratificazione professionale. Il personale docente si trova, quindi, a gestire un delicato e difficile equilibrio tra il rischio di esaurimento psico-fisico e burnout connesso allo stress, ed alti livelli di motivazione ed entusiasmo per il lavoro, connessi con la gratificazione.
Tra le fonti di stress maggiori, oltre alla "classica burocrazia", si individuano i disturbi del comportamento (comportamenti provocatori, sfidanti, non rispettosi ecc.) e le difficoltà di attenzione. Sempre meno stressanti, invece, le forme di disabilità o di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), su cui gli e le insegnanti si sentono più "attrezzati".
Fonti:
OECD, Pisa 2018 Results Combined Executive Summaries Volume I, II & III
OECD PISA 2018 Nota Paese Italia