ADHD: cos'è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività?

Cosa significa ADHD, quali sono i sintomi nei bambini e come si può intervenire a scuola.

ADHD: cos'è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività?

Cos’è l’ADHD?

Il significato della sigla ADHD è Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività e la sua definizione è la seguente: si tratta di un disturbo evolutivo dell’autocontrollo che include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente.

dati adhd

Quali sono i sintomi dell’ADHD?

L’ADHD è caratterizzato da sintomi precisi che evidenziano livelli importanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. La presenza di ADHD è stimata in circa il 5% dei bambini ed il 2,5% degli adulti. La disattenzione comporta prevalentemente divagazione dal compito e mancanza di perseveranza; l’iperattività implica un’eccessiva attività motoria, un dimenarsi, la sensazione che il bambino sia spesso “sotto pressione”; l’impulsività si manifesta con azioni estremamente affrettate e con comportamenti invadenti.

Questo disturbo dell'attenzione si manifesta solitamente prima dei 7 anni d’età per almeno 6 mesi e di seguito indichiamo i principali sintomi:

  • disattenzione;
  • iperattività:
  • impulsività.

Oltre a questi, possono manifestarsi anche:

  • difficoltà a concentrarsi;
  • difficoltà nell'ascolto;
  • eccesiva vivacità e attività;
  • estrema distrazione;
  • irascibilità;
  • impazienza;
  • difficoltà di apprendimento.

 

bambino con adhd

Quali sono le cause dell’ADHD? E i possibili trattamenti?

Non sembra esserci un’unica causa per la comparsa di questo deficit d’attenzione o dell’iperattività nei bambini. Secondo gli esperti, infatti, alla base vi è una combinazione di fattori. La ricerca ha comunque evidenziato un ruolo significativo ricoperto dai fattori genetici sullo sviluppo dell’ADHD.

Sintetizzando, le cause quindi possono essere di tre tipi:

  • predisposizione genetica;
  • fattori ambientali che potrebbero aumentare il rischio di sviluppare il disturbo;
  • fattori neurobiologici legati allo sviluppo del sistema nervoso centrale.

Dal punto di vista del trattamento, i trattamenti per l’ADHD si dividono in farmacologici e non-farmacologici.

I trattamenti farmacologici sono utilizzati per curare i casi più difficili e noi ci concentriamo soprattutto sui trattamenti non farmacologici.

I trattamenti non farmacologici prediligono un approccio multimodale, che coinvolge i genitori (parent training), i bambini (child training) e gli insegnanti (teacher training). Ci sono giochi e strumenti che possono essere utili alleati in questi casi.

ADHD a scuola: come intervenire e cosa fare in classe?

Le difficoltà connesse all’ADHD possono diventare causa di insuccesso in ambito scolastico e questo disturbo porta a un tasso più alto di abbandono scolastico. Come si può quindi intervenire a scuola con i bambini iperattivi? Innanzitutto la normativa prevede che i casi di ADHD rientrano nella normativa sui Bisogni Educativi Speciali e in caso di diagnosi certificata è possibile redigere un Piano Didattico Personalizzato. Concretamente, si possono mettere in atto strategie in classe per il mantenimento dell’attenzione dell’alunno (tono di voce, evitare rimproveri, usare gessi colorati…); consigli su come studiare a casa (ad esempio avere un ambiente adeguato senza distrazioni); dare delle piccole ricompense per gestire i comportamenti problematici.