Un nostro precedente articolo ha descritto una caratteristica distintiva dei prodotti audiovisivi contemporanei, cioè la sempre maggiore presenza di prodotti multilingui. L’articolo ha inoltre illustrato come alcuni prodotti audiovisivi siano resi più accessibili agli spettatori mediante i sottotitoli per persone sorde e con difficoltà uditive. Rifacendosi a questo contributo, il presente articolo intende espandere tale argomento mostrando come le molteplici lingue presenti all’interno dei prodotti multilingui siano rese accessibili al pubblico sordo mediante specifiche strategie di sottotitolaggio.
Strategie di sottotitolaggio
Le strategiedi sottotitolaggio sono state ideate appositamente per veicolare la presenza del multilinguismo e delle lingue “terze” (L3) nei sottotitoli per persone sorde e con difficoltà uditive. Tali strategie devono le proprie origini a un modello, proposto dal critico letterario Meir Sternberg (1981), creato per rappresentare il multilinguismo all’interno dei testi narrativi e in seguito utilizzate anche in riferimento ai prodotti audiovisivi. Infatti un gruppo di studiosi (Szarkowska et al. 2014) si è esplicitamente ispirato al modello ideato da Sternberg per identificare la gamma di strategie utilizzate nei sottotitoli per veicolare il multilinguismo. Tali strategie sono: vehicular matching, translation plus explicit attribution, translation plus colour-coding, explicit attribution, linguistic homogenisation. Al fine di garantirne un’accurata comprensione, un’illustrazione schematica dell’uso di ciascuna strategia è d’obbligo:
VEHICULAR MATCHING
riporta nei sottotitoli la trascrizione del parlato dei personaggi in lingua terza (L3);
mostra pienamente la presenza della L3 e del multilinguismo;
es: Guten Tag.
TRANSLATION PLUS EXPLICIT ATTRIBUTION
riporta nei sottotitoli la traduzione del parlato in L3 dei personaggi, preceduta da un’indicazione della L3;
mostra la presenza della L3 e del multilinguismo, ma in parte li nasconde mediante la traduzione;
es: [in German] Good morning.
TRANSLATION PLUS COLOUR-CODING
riporta nei sottotitoli la traduzione del parlato in L3 dei personaggi, e segnala tali parole con un colore diverso rispetto agli altri sottotitoli;
segnala la presenza del multilinguismo e di una L3 (ma senza nominarla);
es: Good morning (in diverso colore).
EXPLICIT ATTRIBUTION
riporta nei sottotitoli la presenza della L3, indicandone il nome;
segnala la presenza del multilinguismo e della L3, senza però né trascrivere né tradurre le parole pronunciate dai personaggi;
es: [speaks German]
LINGUISTIC HOMOGENISATION
riporta nei sottotitoli la traduzione del parlato dei personaggi in L3;
nasconde completamente la presenza del multilinguismo e della L3, mediante la traduzione;
es: Good morning.
Strategie di sottotitolaggio: modalità d’uso
Come illustrato, le strategie usate per veicolare il multilinguismo nei sottotitoli per persone sorde mostrano la presenza delle L3 in misura differente. Per questo motivo è prima di tutto opportuno analizzare il ruolo che il multilinguismo svolge all’interno dei prodotti audiovisivi (Szarkowksa et al. 2014), al fine di permettere al pubblico sordo di percepire al meglio la presenza di una o più L3 all’interno dei prodotti stessi e le funzioni che tali lingue vi svolgono. La scelta di quali strategie usare per sottotitolare il parlato in L3 dei personaggi è inoltre determinata dalla presenza o meno nella versione originale dei part-subtitles, cioè i sottotitoli rivolti alle persone udenti. Infatti, come indicato da Szarkowska et al. (2014), se la L3è tradotta per il pubblico udente, le strategie che possono essere usate nei sottotitoli per persone sorde sono le seguenti tre: translation plus explicit attribution, translation plus colour-coding e linguistic homogenisation. In questo modo, i part-subtitles forniscono sia al pubblico udente che a quello sordo la traduzione del parlato in L3 dei personaggi.
Al contrario, se la L3non è tradotta per il pubblico udente mediante i part-subtitles, le strategie che possono essere usate nei sottotitoli per persone sorde sono due: vehicular matching ed explicit attribution. Queste infatti segnalano al pubblico sordo la presenza di una L3 senza fornire però la traduzione del parlato dei personaggi.
I limiti delle strategie di sottotitolaggio e come superarli
Le strategie usate per veicolare nei sottotitoli la presenza del multilinguismo sono fondamentali per rendere il multilinguismo accessibile al pubblico sordo. Ciononostante, è opportuno segnalare che talvolta alcune di queste strategie non solo non riescono a svolgere pienamente questa funzione, ma creano anche una discrepanza tra gli spettatori udenti e quelli sordi. Ciò avviene più frequentemente nelle strategie di explicit attribution e linguistichomogenisation. Come già illustrato, la prima consiste nell’indicare nei sottotitoli solamente il nome della L3, senza trascrivere o tradurre i contenuti che vengono trasmessi mediante questa lingua. Tale strategia, dunque, crea una differenza tra gli spettatori udenti e gli spettatori sordi. Il pubblico udente sente le parole pronunciate nella L3 e, se conosce tale lingua, può comprendere il significato di queste parole. Il pubblico sordo, invece, non ha la possibilità di capire il significato del parlato in L3, e viene semplicemente informato che i personaggi stanno usando tale lingua. Analogamente, e persino in misura maggiore, la strategia di linguistic homogenisation crea una differenza tra gli spettatori udenti e gli spettatori sordi. Tale strategia, infatti, consiste nel riportare nei sottotitoli la traduzione del parlato in L3, nascondendone la presenza. Questa strategia, dunque, impedisce al pubblico sordo di percepire la presenza del multilinguismo, che il pubblico udente può invece percepire, e fornisce una versione monolingue e ‘falsata’ del prodotto audiovisivo multilingue.
Sulla base di queste considerazioni, è dunque possibile affermare che le strategie ideate per rendere la presenza del multilinguismo nei sottotitoli dovrebbero essere usate in maniera più efficace, al fine di utilizzare pienamente il potenziale degli stessi. Solo in questo modo sarà possibile rendere i prodotti audiovisivi realmente accessibili alle persone sorde e con difficoltà uditive.
Nota bene: nel contributo si è scelto di utilizzare il termine “sordo” (al posto dell’espressione “non udente”) in quanto ritenuto il termine più appropriato dai membri della comunità sorda.
Riferimenti bibliografici
- Beseghi, Micòl (2017). Multilingual Films in Translation. A Sociolinguistic and Intercultural Study of Diasporic Films, Oxford: Peter Lang.
- Gabrielli, Viola Maria (2025). Multilingualism and SDH: current trends and a proposal for the future.
- Sternberg, Meir (1981). ‘Polylingualism as Reality and Translation as Mimesis’, Poetics Today 2/4 (1981), 221-239.
- Szarkowska, Agnieszka, Jagoda Żbikowska and Izabela Krejtz (2014). ‘Strategies for rendering multilingualism in subtitling for the deaf and hard of hearing, Linguistica Antverpiensia, New Series. Themes in Translation Studies 13, 273-291.





