La sempre crescente presenza di prodotti audiovisivi è una caratteristica distintiva della società contemporanea, come dimostrato dal fatto che prodotti audiovisivi quali film, serie televisive, programmi sportivi, documentari, notiziari sono diventati parte integrante della vita degli individui. Molti di questi prodotti audiovisivi sono accompagnati da uno strumento fondamentale per l’accessibilità e l’inclusione, le cui origini non sono recenti e risalgono agli anni ’70 del ventesimo secolo (Zárate 2021). Tale strumento è la sottotitolazione per persone sorde e con difficoltà uditive.
Verso l’accessibilità: sottotitoli per persone sorde e con difficoltà uditive
I sottotitoli per persone sorde e con difficoltà uditive, chiamati Subtitling for D/deaf and hard-of-hearing (SDH) in inglese britannico ecaptioning in inglese americano, sono servizi assistivi usati per rendere i prodotti audiovisivi accessibili alle persone con disabilità uditiva. Tali sottotitoli forniscono un testo per ogni informazione udibile presente all’interno dei prodotti audiovisivi. Più precisamente, i sottotitoli consistono in un testo scritto contenente la trascrizione dei dialoghi, le informazioni paralinguistiche (ad esempio, enfasi, prosodia, accento) che accompagnano le frasi pronunciate dagli attori e le informazioni sulla musica e sui suoni presenti nella traccia audio. In questo modo, i sottotitoli permettono agli spettatori con disabilità uditiva di avere accesso ai prodotti audiovisivi (Díaz-Cintas e Remael 2021). I sottotitoli, inoltre, creano uguaglianza tra gli spettatori sordi e gli spettatori udenti: infatti entrambi gli spettatori hanno accesso al medesimo tipo di informazioni, usando due canali sensoriali differenti, ossia il canale visivo ed il canale uditivo, rispettivamente.
Accessibilità e sottotitoli per tutti
Come accennato nel paragrafo precedente e come indicato dalla loro denominazione completa, i sottotitoli sono una tecnica usata per rendere i prodotti audiovisivi accessibili alle persone con disabilità uditiva. Tuttavia, è opportuno precisare che, come indicato dagli standard internazionali di riferimento (International Organization for Standardization 2018), la loro funzione di accessibilità e inclusione si estende ben oltre l’utenza delle persone sorde e con difficoltà uditiva. I sottotitoli, infatti, sono indirizzati anche alle persone che, pur non avendo una disabilità uditiva, non possono avere pieno accesso ai prodotti audiovisivi. All’interno di questa categoria rientrano, ad esempio, le persone con difficoltà di apprendimento o con disabilità cognitive; le persone che guardano un film in lingua straniera; le persone che, a causa della situazione ambientale (ad esempio, un ambiente rumoroso), non hanno accesso ai suoni e alle parole (Romero-Fresco 2018). L’eterogeneità delle persone che possono fruire dei sottotitoli dimostra che non è (più) possibile considerare l’accessibilità dei prodotti audiovisivi come un aspetto che riguarda esclusivamente le persone con disabilità sensoriale, bensì qualcosa che interessa tutti gli spettatori, indipendentemente dalla presenza o meno di una disabilità.
Il multilinguismo tra realtà e audiovisivo
Oltre alla sempre crescente presenza di prodotti audiovisivi, un’altra caratteristica distintiva della società contemporanea è la sempre maggiore presenza di prodotti audiovisivi multilingui, ossia caratterizzati dalla coesistenza di varie lingue. Il multilinguismo, on è dunque una caratteristica propria esclusivamente del mondo reale, bensì anche del mondo audiovisivo. Tuttavia, è opportuno precisare che vi è una discrepanza tra la comparsa del multilinguismo nel mondo reale e quella nel mondo dell’audiovisivo. Infatti, mentre il multilinguismo è sempre stato presente nel mondo reale, il multilinguismo è comparso nel mondo audiovisivo solamente a partire dagli anni ’80 del secolo scorso (Beseghi 2017). La comparsa di più lingue e, soprattutto, di lingue diverse rispetto alla lingua dominante nel mondo dell’audiovisivo, ossia l’inglese, è stata favorita dalla necessità di fornire agli spettatori una rappresentazione realistica delle situazioni linguistiche rappresentate sullo schermo (De Bonis 2015). Non era più possibile, infatti, mantenere negli spettatori l’illusione che tutti i personaggi, che magari provenivano da paesi diversi e che quindi parlavano lingue diverse, parlassero solamente la lingua inglese.
Una nuova lingua: lingua terza, o L3
È importante specificare che vi è un’ulteriore rilevante differenza tra le due forme di multilinguismo. Infatti, se in riferimento alla realtà il termine ‘multilinguismo’ indica la coesistenza di varie lingue nazionali in una stessa area geografica, in riferimento all’audiovisivo denota la coesistenza di una più ampia varietà di lingue all’interno di uno stesso prodotto audiovisivo. Ciò è dovuto al fatto che il multilinguismo nella finzione audiovisiva appartiene al fenomeno della cosiddetta “variazione linguistica”. Tale fenomeno è caratterizzato dalla copresenza, dal mescolamento o dallo scambio di diverse lingue, dialetti, socioletti, lingue creole, lingue inventate, diglossie, lingue tecniche, slang, e persino casi speciali di disturbi linguistici o disturbi del linguaggio temporanei (Zabalbeascoa 2019). Tutte queste varietà, che compaiono all’interno del testo audiovisivo e che si differenziano dalla lingua principale di tale testo sono denominate ‘lingue terze’ o ‘L3’ (Corrius e Zabalbeascoa 2019).
Accesso al multilinguismo per persone udenti e per persone sorde
Il pubblico udente ha la possibilità di percepire, udendole, le lingue terze presenti all’interno dei prodotti audiovisivi e può comprendere i significati trasmessi mediante queste lingue attraverso due strategie traduttive: diegetic interpreting e part-subtitling, o part-subtitles (O’ Sullivan 2007). La strategia traduttiva di diegetic interpreting è una modalità di traduzione diegetica attraverso la quale i personaggi svolgono il ruolo di interpreti e forniscono simultaneamente sia agli altri personaggi sia al pubblico, una traduzione delle parole pronunciate in L3. La strategia traduttiva di part-subtitling è invece una modalità di traduzione extra-diegetica che consiste nel fornire i sottotitoli solo per le battute che i personaggi pronunciano in L3.
Il pubblico udente, dunque, percepisce la presenza delle lingue terze mediante il canale sensoriale uditivo e comprende il contenuto delle battute pronunciate dai personaggi in L3 mediante le due strategie traduttive sopramenzionate. Lo stesso non vale per il pubblico sordo, che percepisce la presenza delle lingue terze tramite il canale sensoriale visivo. Più precisamente, mediante i sottotitoli per persone sorde e con difficoltà uditive ed una serie di strategie ideate appositamente per riportare nei sottotitoli la presenza delle lingue terze parlate nei prodotti audiovisivi multilingui (Szarkowska et al. 2014).
Riferimenti bibliografici
- Díaz Cintas, Jorge and Aline Remael (2021). Subtitling: Concepts and Practices, Oxon: Routledge.
- Enciclopedia Treccani:https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/MULTILINGUISMO/
- Gabrielli, Viola Maria (2025). Multilingualism and SDH: current trends and a proposal for the future.
- ISO – International Organization for Standardization (2018).
- Romero-Fresco, Pablo (2018). ‘In support of a wide notion of media accessibility: Access to content and access to creation’, Journal of Audiovisual Translation 1, 187-204.
- Zárate, Soledad (2021). Captioning and Subtitling for d/Deaf and Hard of Hearing Audiences, London: UCL Press.





