Una favola dolce e delicata, scritta dal più grande alpinista degli ultimi decenni. La storia di una bambina che, seguendo il proprio papà in capo al mondo, riflette su quali sono i valori importanti per lei. Un albo affascinante, che saprà catturare i bambini con la sua atmosfera unica.
Quand’ero una piccola bambina, papà mi ha chiamata Layla, un nome che vuol dire: la cima della montagna. Una magica storia di natura, silenzio e amore.
Nato nel 1944 a Bressanone (Bolzano), conquista il primo 3mila a 5 anni in compagnia del padre. Dopo una breve attività come insegnante, dal 1969 si dedica all’alpinismo compiendo oltre cento viaggi in giro per il mondo, dal Deserto del Gobi all’Antartide alla Groenlandia. È il primo a conquistare i quattordici 8mila senza ausilio tecnico, e numerose altre cime. Dopo l’elezione all’Europarlamento (1999-2004) crea 6 unità del Messner Mountain Museum (Juval, Firmian, Ortles, Ripa, Corones e Rite) e la fondazione MMF per aiutare i popoli della montagna. Ha scritto più di 80 libri e (per ora) girato 3 film.
Nasce a Trento in un fortunato venerdì 17 del 1992. Sin da piccolo comincia a
disegnare qualsiasi cosa, decide così di frequentare il corso di Grafica d’Arte all’Accademia di
Belle Arti di Urbino e il MiMaster Illustrazione a Milano, dove sperimenta e si appassiona alla
letteratura per l’infanzia.
Ora vive e lavora a Trento dividendo le sue giornate come grafico pubblicitario per il teatro e
come illustratore freelance.
Con il suo albo d’esordio riesce finalmente a conciliare la sua passione per l’illustrazione e i
film western, scrivendo e disegnando «La ballata di Benty Breight» (Lavieri edizioni, 2018) e
volerà fino in Brasile con «Um circo diferente» previsto nel 2020 (Callis editora, São Paulo).