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Sono gli anni Novanta quando dal Giappone arriva la notizia di una nuova sindrome definita Hikikimori e interessa giovani adolescenti che si rinchiudono nelle proprie abitazioni, ritirandosi dalla vita sociale e allontanando ogni tipo di contatto diretto con il mondo esterno. In questo testo l’autore, medico e psichiatra, ripercorre la sindrome dalla sintomatologia fino alle ipotesi terapeutiche, e si rivolge non solo a studiosi e professionisti della salute, ma anche a insegnanti e familiari.
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Introduzione
Un ricordo
La sindrome hikikomori: un corrispettivo della solitudine moderna?
La sindrome hikikomori e il suo inquadramento clinico
Epidemiologia
Sintomatologia
Ipotesi patogenetiche
Il bullismo
Diagnosi differenziale
Una protesta «silenziosa» degli adolescenti moderni
Hikikomori e realtà virtuale
Gli haters e la realtà virtuale
Adolescenza o età adulta?
La famiglia
Struttura di personalità
La propria camera
Il disagio nella modernità
Le ipotesi terapeutiche
Aiutare chi non vuole essere aiutato: un problema filosofico
I NEET
Una scala di valutazione del rischio clinico
Un possibile punto di contatto con la sindrome di Asperger
Malattia e disagio esistenziale
Una diagnosi differenziale con la patologia narcisistica
La sindrome hikikomori come forma di autolesionismo
Il dolore nel mondo moderno
Alcune considerazioni sociologiche
Per una «filosofia» dell’incontro umano: Martin Buber ed Emmanuel Lévinas
Alcune considerazioni sull’ontologia del corpo
Una riflessione sulla moderna società
L’analisi esistenziale
Natura, spazio, funzioni: le dimensioni della materialità moderna e la sindrome hikikomori
Bibliografia
In un mondo che si nutre in prevalenza di realtà virtuale, era inevitabile che comparisse una malattia del genere. Anzi, mi chiedo spesso come mai non sia giunta prima. Quando facciamo credere ai nostri giovani che la vita è un social, un gioco virtuale in cui tutto è facile, ecco che quando la vera realtà fa capolino con il suo carico di dolorosità molti tendono a evitarla. Fino al rifiuto estremo di qualsiasi confronto con gli altri essere viventi. E con il rifugio nella propria camera, il luogo dell’estremo isolamento.
Intorno agli anni Novanta inizia a diffondersi in Giappone una nuova sindrome psichiatrica chiamata Hikikimori che in lingua giapponese significa “isolarsi, stare in disparte”, e si riferisce a giovani adolescenti che decidono di ritirarsi dalla vita sociale, senza avere nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. Si tratta di un fenomeno che interessa per lo più ragazzi maschi dai 14 ai 20 anni, ma con gli anni che avanzano non mancano segnalazioni di giovani adulte in isolamento e di persone che, superati i vent’anni, permangono in volontario esilio nella propria casa fino a tarda età.
Qual è la situazione attuale? Oggi la sindrome Hikikimori non esiste soltanto in Giappone, ma è arrivata in molti altri Paesi tra cui anche l’Italia, dove attualmente si calcolano 70.000 ragazzi con questa patologia mentale.
Basandosi su recenti studi internazionali, il testo ripercorre la sindrome dalla sintomatologia alle ipotesi terapeutiche, passando per il ruolo della famiglia, la realtà virtuale e proponendo una serie di considerazioni sociologiche. L’autore, medico e psichiatra, si rivolge non solo a studiosi e professionisti della salute mentale, ma anche a insegnanti, operatori, famigliari.