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Di Ambra Malentacchi Elena Rosin
Collana: Guide / Psicologia
Il manuale presenta una serie di strategie pratiche – basate sul modello della Schema Therapy – per concettualizzare e affrontare in modo efficace le sfide cliniche legate a pazienti con disturbi evitante, dipendente e ossessivo compulsivo di personalità (cluster C).
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Prefazione (Scott Kellogg)
Schema Therapy per i disturbi di personalità del cluster C
Trattamento del disturbo evitante di personalità
Trattamento del disturbo dipendente di personalità
Trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
Riflessioni conclusive
Bibliografia
Attraverso la Schema Therapy i professionisti aiutano i pazienti con disturbi di personalità del cluster C (disturbi evitante, dipendente e ossessivo compulsivo) a sentire ed esprimere le proprie emozioni e bisogni in un contesto di sicurezza, affinché possano imparare ad aprirsi e ad avvicinarsi agli altri riducendo il senso di vergogna e ansia.
Spesso i disturbi di personalità del cluster C sono difficili da individuare perché la loro manifestazione è meno evidente rispetto ad altri disturbi. Questo manuale è quindi uno strumento indispensabile per saper concettualizzare e affrontare in modo efficace le sfide cliniche legate a tali disturbi. Grazie a strategie cognitive, esperienziali e relazionali, i pazienti riceveranno chiare informazioni su cosa provano, sulla differenza tra provare un’emozione ed esprimerla concretamente e su come la terapia può aiutarli a imparare a tollerare il disagio che provano nello sperimentarle.
Il volume ha un approccio pratico e presenta casi clinici e strategie terapeutiche avanzate e integrate utili ai professionisti nel lavoro quotidiano con i loro pazienti.
La Schema Therapy
La Schema Therapy, ideata dallo psicoterapeuta newyorkese Jeffrey Young, è un innovativo modello strutturato che integra insieme, in una cornice cognitivista, contributi psicodinamici, della Gestalt, della teoria dell’attaccamento e del comportamentismo, e ha dimostrato, mediante studi di efficacia condotti in tutto il mondo, di essere capace di ridurre l’intensità delle esperienze emotive dolorose, di contrastare i mode di coping autoinvalidanti, per sostituirli con altri più sani e adattivi, nonché di diminuire la frequenza delle reazioni impulsive, spesso derivanti da condizioni che rievocano indelebili esperienze della prima infanzia.