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Di Edgar Morin
Collana: Il Margine / Pinova
Un saggio consapevole e sensibile sulla morte: Morin suggerisce di conoscere «la morte attraverso l’uomo e l’uomo attraverso la morte», l’unico modo di trasformare l’incompiutezza che è il nostro destino, di immaginare un avvenire in cui la morte stessa, e con lei l’uomo, dovrà cambiare.
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A settant’anni dalla prima edizione, L’uomo e la morte occupa ancora un posto d’eccezione nella storia del pensiero: non è solo una summa di quanto è stato detto e scritto sulla mortalità , ma anche un appello a ritrovare una consapevolezza e una sensibilità che, oggi più che allora, vanno scomparendo.
Come tutto ciò che non risulti immediatamente gratificante e che ci costringa a confrontarci con la finitezza, l’idea della morte ha subito un processo di rimozione coatta. Ma non basta rifiutarsi di pensare la fine per riuscire a bandirla: la morte esiliata dalle coscienze rientra attraverso le crepe della vita interiore, e crea in noi una vertigine e uno smarrimento che acquietiamo costruendoci un benessere illusorio.
Parlando della morte, Morin parla in realtà dell’essere umano, che non può impedirsi di pensarla nella sua realtà inaggirabile e nell’orrore che suscita, e delle strategie che adotta per tamponare questo buco nero escogitando qualche modalità di sopravvivenza per la propria individualità .
Traduzione di Riccardo Mazzeo