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La dimensione emotiva nell’apprendimento delle lingue 1

La dimensione emotiva nell’apprendimento delle lingue

Quali emozioni è più comune provare durante l’apprendimento di una nuova lingua e come è possibile contrastare quelle negative?

Imparare una lingua diversa dalla L1 può coinvolgere un gran numero di emozioni, sia positive che negative. Oggi, la maggior parte delle persone si troverebbe d’accordo con la seguente affermazione: non può esserci apprendimento senza emozioni. Tuttavia, solo negli ultimi decenni sono diventate un tema centrale nella ricerca educativa, così come nella Linguistica Educativa, che ha rivolto una maggiore attenzione al ruolo delle emozioni nell’apprendimento linguistico.

Il processo di apprendimento, e in questa sede ci riferiamo a quello linguistico in particolare, può suscitare negli apprendenti stati emotivi anche molto diversi tra loro, come gioia, orgoglio, soddisfazione, ma anche frustrazione, ansia, paura o indifferenza. Gli educatori, i compagni, la famiglia, il materiale didattico e l’ambiente di apprendimento sono tutti stimoli che influenzano la dimensione emotiva degli apprendenti. 

L’emozione è sempre presente, anche quando non è chiaramente visibile. 
Ad esempio, un alunno può mostrare apatia o indifferenza durante un’attività in classe, ma questo non significa che non si tratti di uno stato emotivo.

Le emozioni positive, come il piacere, il divertimento e l’entusiasmo possono favorire l’apprendimento e, a sua volta, l’apprendimento può generare emozioni positive. Invece, le emozioni negative, come ansia, rabbia o frustrazione, possono essere la causa o l’effetto delle difficoltà di apprendimento e possono interferire negativamente, anche se non sempre, con l’apprendimento, creando dei veri e propri ostacoli che talvolta portano a esiti negativi nei risultati scolastici o accademici.

Le emozioni e l’apprendimento sono poi strettamente correlati alla motivazione. 

È infatti comunemente risaputo che quando si impara una lingua la motivazione gioca un ruolo fondamentale.

Secondo la Teoria dell’autodeterminazione, la motivazione intrinseca, che nell’ambito dell’apprendimento è la tendenza intrinseca a cercare novità e sfide, a esplorare e imparare, può essere rafforzata in presenza di tre condizioni, che soddisfano i tre bisogni psicologici di base: il bisogno di competenza, il bisogno di relazioni e il bisogno di autonomia.

Gli apprendenti hanno bisogno di sentirsi competenti, di essere in relazione con gli altri (educatori e compagni) e di sentirsi autonomi, cioè di sapere che possono compiere delle scelte e determinare le proprie azioni.

Secondo la teoria dell’autoefficacia, le persone possono fare la differenza attraverso le loro azioni. Se gli apprendenti credono di poter ottenere gli effetti desiderati attraverso le proprie azioni, allora saranno più motivati a svolgere delle attività o a insistere di fronte alle difficoltà.

L’autoefficacia rientra anche nel concetto di autostima, che si riferisce alle convinzioni che le persone hanno di se stesse.

Nell’ambito dell’apprendimento linguistico, l’ansia è sicuramente l’emozione più diffusa e anche quella maggiormente studiata.

Generalmente, viene considerata un’emozione negativa che può interferire con l’apprendimento, specialmente quando gli apprendenti provano frustrazione al punto di sentirsi incompetenti o addirittura inutili. La sfera emotiva degli apprendenti e il modo in cui mettono in funzione le emozioni positive e gestiscono quelle negative hanno dunque un ruolo determinante nel percorso di apprendimento linguistico. La capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, la consapevolezza di sé e l’empatia possono facilitare l’autoregolazione (la capacità di gestire le proprie emozioni) e favorire la motivazione (la capacità di generare sentimenti di entusiasmo, fiducia e perseveranza, specialmente durante le difficoltà o dopo un fallimento).

Gli apprendenti che soffrono di ansia linguistica tendono ad essere privi di speranza e ottimismo.

Attraverso le cosiddette «strategie affettive» gli apprendenti, aiutati dagli educatori, possono affrontare con ottimismo le difficoltà, ad esempio attraverso l’accettazione realistica dei problemi e delle complessità, evitando di considerare le situazioni negative come permanenti o incontrollabili.

Un aumento dell’ottimismo e una riduzione dell’ansia possono verificarsi quando gli apprendenti imparano a controllare i pensieri intrusivi e condividono le loro emozioni attraverso una narrazione costruttiva di sé in un ambiente rassicurante.

Attraverso le fasi della gestione delle emozioni (1. riconoscere la presenza di un’emozione; 2. accettare che l’emozione esiste; 3. accettare l’emozione in modo consapevole, senza combatterla o sopprimerla; 4. acquisire la consapevolezza che ogni emozione è temporanea e che il cambiamento è possibile), gli apprendenti possono diventare più auto-compassionevoli e in grado di accettare se stessi.

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