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Concorso Docenti PNRR2
Formazione: i più richiesti
I saggi Ci mancava solo lo schwa e Frattempi moderni esplorano due facce del cambiamento: il primo riflette su come il linguaggio si adatta alle trasformazioni sociali, mentre il secondo narra l'evoluzione generazionale, dal mondo "di prima" a un presente in continua accelerazione. Entrambi invitano a interrogarsi sul nostro ruolo: siamo testimoni di un passato che sfuma o protagonisti di un futuro da riscrivere, parola dopo parola?
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In questo racconto distopico (ma nemmeno troppo) esiste in universo dei linguaggi possibili:
- il Regno della Lingua Così Com’è, dove le parole sono entità scientifiche e oggettive che non hanno il potere magico di trasformare il mondo; gli articoli non si possono cambiare, neppure quando e se qualcuno li considera ghettizzati;
- il Regno dei Musoni, dove la sensibilità risponde a una rigida gerarchia di oppressi e oppressori; qui l’ironia è reato, e nessuno può ridere di nessuno;
- il Regno Binario, dove il “Grande Algoritmo” della cancel culture riscrive il canone sessista, colonista e omofobo emendandolo dalle parole bandite;
- il Regno dello schwa, dove il maschile universale lascia il posto ai pronomi inclusivi, la lingua è politica e ogni giorno nasce un neologismo.
Alternando fantasia e attualità, il volume riporta due punti di vista opposti, quello dei “puristi” – per cui la lingua è quella che è – e quello dei “progressisti” – disposti a stravolgere la lingua, cercando di rispondere alle più frequenti domande del nostro tempo: quanto si può modificare una lingua? Sono le evoluzioni sociali che trasformano il linguaggio o è il linguaggio che deve essere usato come motore del cambiamento?
Chi oggi ha più di trent’anni rappresenta l’anello di congiunzione, il ponte tra due mondi lontanissimi, il testimone di un passaggio epocale. Raccontarlo sembra agli autori di questa antologia un dovere generazionale, una sorta di libretto di istruzioni per gli umani che verranno. Il volume presenta punti di vista, racconti, scorci nel tempo per narrare “il mondo di prima” così diverso rispetto a un presente impalpabile, velocissimo, sfuggente, capace di allontanarsi dallo sguardo costringendo le persone a un continuo fare, pensare, capire.