Tutto per la scuola
Scuola: tra i più visitati
Formazione: i più richiesti
La violenza sulle donne è un problema sociale e culturale ancora profondo, che va affrontato con serietà, determinazione, senso di responsabilità e grande competenza.
Le forme di violenza che le donne possono vivere sono molteplici: non si tratta solo di violenza fisica, psicologica, economica e sessuale, ma anche della difficoltà nell’accedere a cure e servizi, nel chiedere e ottenere aiuto e protezione, per sé ma anche per i propri figli e figlie, e nella costruzione di un percorso di uscita dalla violenza.
La quinta edizione del convegno si rivolge alle professioniste e ai professionisti che ogni giorno si occupano dell’accoglienza e della presa in carico della donna, dei/lle minori che hanno assistito a situazioni di violenza e dell’intervento con uomini maltrattanti.
Verrà proposto uno sguardo ampio, grazie ai diversi punti di vista – psicologico, sociale, giuridico, sanitario, educativo – di esperte ed esperti che da anni lavorano sul campo.
Un’occasione importante per mettere assieme visioni e saperi diversi, favorire uno sguardo di rete, condividere esperienze positive e approfondire approcci e modalità utili all’impostazione di interventi efficaci.
VENERDÌ 18 OTTOBRE 2024
Sessione plenaria dalle 10.00 alle 12.30
Introduzione e coordinamento
Elena Stanchina (Edizioni Centro Studi Erickson)
Convenzione di Istanbul: un faro acceso da un decennio
Elena Biaggioni (D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza, Coordinamento Donne Centro Antiviolenza Onlus)
Lo stato delle leggi e la risposta Giustizia
Fabio Roia (Presidente del Tribunale Ordinario di Milano)
La formazione del maschile: gabbie di genere e violenze
Giuseppe Burgio (Università di Enna "Kore", CIRQUE – Centro Interuniversitario di Ricerca Queer)
Evidence-based intervention with intimate partner violence perpetrators: The Contexto Programme
Marisol Lila (University of Valencia)
Dalle 14.00 alle 16.00
QT1. Mamme vittime di violenza: tra valutazioni dei servizi, bigenitorialità e garanzia di sicurezza e protezione
Introduce e coordina: Daniela Malvestiti (Edizioni Centro Studi Erickson)
Intervengono: Marco Grassini (Università Cattolica di Milano), Vanessa Carolingi (Assistente sociale), Micaela Crisma (Psicologa, psicoterapeuta, CTU), Manuela Ulivi (D.I.RE – Donne in rete contro la violenza, Presidente del CADMI - Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano), Gloriana Rangone (Psicologa, psicoterapeuta, CTA Centro di Terapia dell’Adolescenza, Milano)
L’intervento nelle situazioni di violenza domestica e intrafamiliare è estremamente complesso, soprattutto quando queste situazioni riguardano anche bambini e bambine: il rischio di colpevolizzare le madri, percepite inadeguate per non aver sufficientemente protetto i figli, è dietro l’angolo; gli effetti psicologici e sociali della violenza subìta dalla donna e dai minori entrano preponderanti in ogni fase del percorso di aiuto; le specificità dei meccanismi della violenza rischiano di passare in secondo piano e lasciare spazio ad azioni controproducenti e discriminatorie. Quali sono quindi le attenzioni che operatori e operatrici devono avere nella valutazione delle situazioni di violenza? Come evitare la vittimizzazione secondaria? Come garantire sicurezza e protezione ai figli? Quali sono i principi e gli strumenti per l’ascolto del minore? Come inquadrare il diritto alla bigenitorialità in presenza di un genitore violento? Quali le normative a cui fare riferimento e le relative ricadute pratiche? A partire da questi interrogativi verrà aperta una riflessione con i relatori e le relatrici. Il pubblico sarà invitato a partecipare al dibattito condividendo pensieri e domande.
WS1. La presa in carico dell’uomo autore di violenza: aspetti sociali e clinici
Mario De Maglie (Psicologo, psicoterapeuta, Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti C.A.M. di Firenze)
Durante il workshop verrà presentato il servizio del Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti di Firenze, primo CUAV italiano. In particolare saranno illustrate le caratteristiche degli uomini autori di violenza, i canali di invio per il loro accesso al servizio e come questo è poi strutturato. Verrà inoltre proposta una panoramica degli aspetti motivazionali degli uomini insieme alle loro criticità e come è possibile intervenire; quali strumenti nel corso del tempo e dell'esperienza acquisita sono risultati maggiormente efficaci e i limiti attuali. I partecipanti, dopo un’introduzione generale in merito alla storia dei CUAV e alla loro attuale organizzazione, acquisiranno gli assunti di base in merito al concetto di violenza ed esamineranno gli stereotipi di genere legati alla mascolinità che danno poi origine alla violenza di genere.
WS2. Il consenso nella relazione: promuovere e educare al consenso dall’infanzia all’adolescenza
Caterina Di Chio (Psicologa, psicoterapeuta, Torino)
La parola consenso richiama il “sentire con” l’altro, la capacità di sintonizzarsi per poter scegliere in libertà e nel rispetto del volere dell’altro. Presuppone la possibilità di riconoscere valore alle persone coinvolte nell’incontro e di rispettarne empaticamente i bisogni. È il criterio fondamentale per distinguere tra sesso consenziente e non. Ascoltarsi e riconoscere nel corpo ciò che piace e ciò che non piace, provare empatia per ciò che l’altra persona prova e desidera, o non desidera, dar voce al proprio volere e manifestare il proprio dissenso, accettare la frustrazione del no e del rifiuto: queste sono competenze essenziali per scegliere attivamente, in modo libero, e per intrattenere relazioni basate sulla reciprocità. Il workshop si propone di approfondire il tema dell’educazione al consenso in età evolutiva, dall’infanzia all’adolescenza, e di esplorare le componenti essenziali dell’esercizio del consenso nelle relazioni in modo interattivo, attraverso giochi e attività.
WS3. Ascoltare donne in situazione di violenza. Il colloquio come spazio per la costruzione di percorsi di libertà
Maria Luisa Bonura (Dirigente Psicologa Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento), Sigrid Pisanu (Centro Antiviolenza - Casa delle donne di Merano; D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza)
Il riconoscimento e l’ascolto costituiscono i primi passi per un adeguato sostegno a donne in situazione di violenza. Diversi ostacoli di natura emotiva possono tuttavia inficiare la relazione di aiuto. La specificità del tema pone in contatto con una sofferenza emotiva profonda e con una complessità operativa che può evocare vissuti di inadeguatezza. La negazione o la minimizzazione del problema, la rabbia nei confronti delle vittime ed il senso di impotenza o, al contrario, la convinzione di poter “salvare” le vittime, sostituendosi ad esse nelle scelte e nelle azioni, costituiscono solo alcune delle possibili reazioni difensive in grado di compromettere un adeguato sostegno psico-sociale. Il workshop propone un confronto su alcuni elementi fondamentali per un adeguato ascolto, promuovendo l’acquisizione delle conoscenze e delle competenze relazionali necessarie per un ascolto che consenta di co-costruire insieme alla donna un percorso di empowerment, a partire dalla valutazione della situazione specifica e delle opportunità di protezione.
Dalle 16.30 alle 18.30
TR1. Il peso delle parole: violenza sulle donne e linguaggio
Introduce e coordina: Jacopo Tomasi (Edizioni Centro Studi Erickson)
Forme e funzioni del linguaggio abusante nelle situazioni di violenza
Raffaella Scarpa(Università di Torino)
Tra i tanti punti di vista dai quali si analizza il fenomeno della violenza domestica nessuno è stato più sottovalutato del linguaggio. Eppure, l’uso delle parole, la loro combinazione, lo “stile del discorso” costituiscono invece il mezzo fondamentale di cui l’abusante si avvale per ridurre e mantenere la donna in uno stato di continua soggezione e soccombenza. È dunque importante ridiscutere criticamente i concetti di potere e violenza a partire dal loro rapporto con la lingua, per provare a elaborare nuove categorie interpretative.
Parlare non è mai neutro
Monica Lanfranco(Giornalista e formatrice, Genova)
Prima delle azioni e dell’agire ci sono le parole che le raccontano e comunicano, che mettono al mondo il mondo. Ecco perché soprattutto chi fa informazione, formazione e comunicazione ha l'enorme responsabilità di scegliere le parole e il linguaggio, dando spazio alla differenza sessuale e alla presenza delle donne nella contemporaneità, che rischia continuamente di cancellarle.
Ma l'amore no. Come raccontare la violenza di genere nei media
Serena Bersani (Presidente associazione GiULiA Giornaliste)
I giornalisti e le giornaliste hanno la grande responsabilità di raccontare il mondo e per questo devono usare le parole corrette, in particolare quando si parla di violenza di genere. Le parole sbagliate possono influenzare negativamente il pubblico riproponendo stereotipi e pregiudizi che cerchiamo con fatica di eliminare dalle nostre narrazioni. Viceversa, le parole giuste possono essere uno strumento di prevenzione dei femminicidi e possono contribuire alla costruzione di un immaginario diverso, più equo.
WS4. Orfani di femminicidio: mai più vittime invisibili
Sabrina Bonino (Psicologa, psicoterapeuta, supervisore EMDR), Fedele Salvatore (Sociologo, Cooperativa sociale Irene '95, Napoli)
I minori orfani di femminicidio hanno quasi sempre assistito, e subito, violenze fisiche, psicologiche ed economiche su loro stessi oltre che sul genitore; sono persone già “provate”. La prof. Baldry li definì “orfani speciali”, perché sono speciali i loro bisogni, i loro problemi, la condizione psico-sociale in cui si trovano, orfani della mamma e di un papà omicida-suicida o in carcere. L'orfano non è un “effetto collaterale” del femminicidio (o crimine domestico), ma una persona titolare di diritti e bisognosa di tutela e accompagnamento, in momenti e contesti nei quali tutti sono "ripiegati" sul dolore per la perdita della vittima. Un femminicidio inoltre ferisce anche la comunità, è opportuno infatti elaborare il trauma anche da parte dei compagni di scuola, sport e da parte degli adulti, con il coinvolgimento degli stakeholder istituzionali. I territori feriti necessitano di azioni riparative/preventive come, ad esempio, il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole superiori in campagne informative sulle dinamiche di coppia patologiche, sull’esistenza di Centri Antiviolenza ecc. Durante il workshop verrà presentata un’Azione Umanitaria svolta insieme all’Associazione EMDR Italia in un piccolo paese dell’entroterra ligure che ha coinvolto nell’elaborazione del trauma due fratelli, i loro compagni di scuola, gli insegnanti, il Sindaco e il Parroco. Saranno inoltre presentate esperienze concrete e buone pratiche del progetto Re.S.P.I.R.O. (Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani speciali) nell’ottica di approfondire e aprire il confronto sulla complessità della presa in carico degli orfani "speciali".
WS5. Riforma Cartabia e legge 168/2023: impatto sui percorsi giudiziari di uscita dalla violenza. Criticità e strategie
Elena Biaggioni (D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza, Coordinamento Donne Centro Antiviolenza Onlus)
Negli ultimi anni sono intervenute numerose riforme legislative che hanno modificato i codici penale e di procedura penale. Tra queste riforme due meritano un approfondimento per l’impatto che hanno avuto nei percorsi di uscita dalla violenza domestica e di genere: il cosiddetto Codice Rosso (l. 69/2019 e successive modifiche) e la cosiddetta Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Il Codice Rosso è stato pensato in modo specifico per i casi di violenza domestica e di genere, la Riforma Cartabia ha l’obiettivo più ampio di rendere l’intero sistema più efficiente, ma ha avuto conseguenze dirette e importanti sui percorsi giudiziari delle donne in uscita da situazioni di violenza. Il workshop propone l’analisi di alcuni degli aspetti più significativi di tali legislazioni, con l’obiettivo specifico di identificare aspetti positivi e criticità al fine di elaborare strategie per il miglior accompagnamento per le donne in uscita dalla violenza.
WS6. La violenza di genere: una prospettiva tras-formativa
Giuseppe Burgio (Università di Enna "Kore", CIRQUE – Centro Interuniversitario di Ricerca Queer)
Il contrasto alla violenza di genere (persino gli incontri pubblici sul tema) vede una scarsa partecipazione maschile. Spesso, al contrario, ci sono uomini che, sul tema, esprimono posizioni che appaiono finalizzate a discolpare il maschile (“non tutti gli uomini...”) o a sminuire la dimensione del problema. A tali strategie di fuga è possibile contrapporre però la possibilità di un coinvolgimento maschile in prima linea nel contrasto e nella prevenzione del fenomeno. Tale engagement degli uomini e dei ragazzi prevede una precisa progettazione pedagogica e un orizzonte teorico vasto in relazione allo statuto della maschilità, valorizzando le differenti espressioni di genere tra gli uomini e ragionando, dal punto di vista educativo, su quali strategie siano più adatte nella formazione degli uomini di domani. Il workshop proporrà quindi un confronto dialogico sulle strategie retoriche di evitamento maschile dell'engagement e l'individuazione, con modalità partecipative, di nuove piste di politica culturale ed educativa tesa alla formazione dei giovani maschi, non sulla base di un atteggiamento implicitamente colpevolizzante ed esortativo, ma attraverso la presa di parola degli uomini adulti (genitori, insegnanti, educatori...) a partire dalle proprie esperienze incarnate, tanto nei contesti educativi formali quanto in quelli non formali e informali.
SABATO 19 OTTOBRE 2024
Dalle 09.00 alle 11.00
QT2. Luci e ombre della giustizia riparativa nell’ambito della violenza di genere
Introduce e coordina: Elena Stanchina (Edizioni Centro Studi Erickson)
Intervengono: Elena Mattevi(Università di Trento), Roberta Ribon(Avvocata e mediatrice penale, Università di Bergamo), Elena Biaggioni (D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza, Coordinamento Donne Centro Antiviolenza Onlus)
L’utilizzo della giustizia riparativa nell’ambito della violenza di genere è estremamente controverso. Da una parte, le pratiche di giustizia riparativa possono restituire rilevanza alla vittima, attivare spazi protetti in cui riequilibrare la relazione di potere, definire in modo condiviso l’esperienza come crimine e ferita, dare rilevanza alla responsabilità sociale del reato. Dall’altra, c’è il rischio di ignorare le peculiarità della violenza di genere e assimilarla a un conflitto, come se le parti avessero la stessa possibilità di contrattazione, e rinvigorire le dinamiche di oppressione tipiche della violenza contribuendo alla vittimizzazione secondaria. Quali sono quindi i presupposti della giustizia riparativa che potrebbero essere utili nel contrasto alla violenza di genere? Quali sono i rischi di queste pratiche? In quali casi la giustizia riparativa può (o non deve assolutamente) essere utilizzata? Come si concilia il tema della giustizia riparativa con le indicazioni normative di non ricorrere alla mediazione in casi di violenza? Quali sono le esperienze a livello nazionale e internazionale? A partire da questi interrogativi apriremo una riflessione con le relatrici. Il pubblico sarà invitato a partecipare al dibattito condividendo pensieri e domande.
WS7. L’aggiornamento delle metodologie e degli strumenti di valutazione e autovalutazione del rischio di recidiva
Elisa Ercoli (Presidente Associazione Differenza Donna APS), Maria Spiotta (Psicologa, psicoterapeuta), Maria Teresa Manente (Avvocata penalista), Giulia Fioravanti (Psicologa e gender expert)
La valutazione accurata del rischio di recidiva è cruciale per contrastare efficacemente la violenza maschile contro le donne, soprattutto nelle relazioni intime. Gli ultimi sviluppi degli strumenti SARA (Spousal Assault Risk Assessment) e ISA (Increasing Self Awareness), realizzati da Differenza Donna nel contesto del Progetto Future (CERV – 2021 DAPHNE, Marzo 2022 - Aprile 2024), mirano a potenziare la capacità di identificare e gestire prontamente i rischi di reiterazione della violenza. Questi aggiornamenti migliorano la precisione e l’efficacia della valutazione del rischio, introducendo nuove metodologie e strumenti per la prevenzione della violenza. Durante il workshop saranno illustrate dettagliatamente le tecniche avanzate di SARA-S e ISA, fornendo strumenti aggiornati per migliorare la prevenzione della violenza e proteggere le vittime. I/le partecipanti avranno l’opportunità di comprendere come queste metodologie consentano di identificare specifici fattori di rischio, sviluppare piani di intervento mirati e promuovere una risposta integrata e tempestiva alla violenza.
WS8. Le Consulenze Tecniche d’Ufficio nei casi di violenza di genere: protocolli operativi, rischi di ri-vittimizzazione e buone prassi
Laura Pomicino(Psicologa, psicoterapeuta, Università degli studi di Trieste), Micaela Crisma(Psicologa, psicoterapeuta, CTU)
Nei casi di separazione conflittuale viene spesso disposta una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) con l’obiettivo di valutare le competenze genitoriali degli ex partner e le migliori condizioni per l’affidamento dei e delle minori. Purtroppo alcuni assiomi generali e alcuni criteri di valutazione condivisibili in linea di principio diventano estremamente rischiosi se dietro alla separazione conflittuale si nasconde in realtà un caso di violenza di genere. Esistono oggi linee guida e normative molto chiare su quali siano le buone prassi e gli interventi da evitare nei casi di violenza, ma non è raro che la situazione sia sottovalutata o che nella pratica tali principi non vengano applicati, come riscontrato per l’Italia dalla commissione europea GREVIO. Ciò implica rischi enormi per la sicurezza delle vittime di violenza e dei loro figli compreso quello di esporli ad un ulteriore danno, particolarmente significativo in quanto sancito dal ruolo di chi conduce quell’iter procedurale. Per questo è essenziale distinguere la violenza dal conflitto, mantenendo il focus anche su questo aspetto durante l’intera attività di consulenza. Conoscere le normative e le linee guida oramai consolidate e applicarle deve essere imprescindibile per ogni consulente tecnico così come avere una formazione specifica sulla violenza di genere, oggi ancora molto lacunosa e spesso non esaustiva.
WS9. L’approccio narrativo alla violenza assistita: attività psicoeducative con il supporto di una storia
Silvia Mammini (Centro Specialistico Multidisciplinare Polaris di Lucca), Iacopo Bertacchi(Scuola di Psicoterapia Humanitas di Roma, Accademia di Neuropsicologia dello Sviluppo di Reggio Emilia)
L’essere testimoni di gravi atti di violenza interpersonale, o anche il percepirne gli effetti su chi ne è colpito, può portare ad alterazioni nei processi di sviluppo, esponendo i bambini ad un accresciuto rischio di sviluppare quadri di psicopatologia, a breve, medio e lungo termine. Gli organismi internazionali, comunitari e nazionali, che con sempre più attenzione si occupano di questo fenomeno, sottolineano la necessità per i minori vittime di violenza assistita intrafamiliare di percorsi di riparazione del trauma mirati e specifici, che ancora troppo spesso non vengono loro garantiti. All’interno della cornice teorica cognitivo-costruttivista, si può cogliere come il lavoro basato sull’approccio narrativo sia una preziosa opportunità di elaborazione del trauma nei percorsi terapeutici/educativi in età evolutiva e come in questo senso i testi narrativi possono in effetti rappresentare importanti strumenti di ausilio e di intervento. Il workshop proposto ha la finalità di presentare un programma di intervento sui minori vittime di violenza assistita attraverso un approccio narrativo, con particolare attenzione alla figura materna e alla necessità di un percorso congiunto madre-bambino in cui siano in grado di costruire una narrativa comune meno dolorosa e più integrata. Si tratta di attività psicoeducative, costruite su un breve testo narrativo illustrato, che hanno lo scopo di aiutare i bambini a prendere contatto con i propri vissuti emotivi, a rielaborare le proprie esperienze in un contesto protetto e a costruire un senso di sé più integrato e positivo. Le attività vengono proposte all’interno di un percorso che può essere svolto in setting individuale o di piccolo gruppo con bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni che hanno vissuto in contesti di violenza domestica. Il percorso proposto si rivolge ai clinici e ad altre figure professionali (assistenti sociali ed educatori) che svolgono un ruolo nel trattamento della violenza assistita. Nel corso del workshop verranno mostrate alcune delle attività attraverso gli strumenti operativi proposti nel programma.
Dalle 11.30 alle 13.30
TR2. Era una brava persona... facciamo in modo che migliori. Riconoscere gli autori di violenza e operare con essi con competenza e professionalità
Il lavoro su di sé come base metodologica per il terapeuta
Ivan Pezzotta(Psicologo, psicoterapeuta, Trento)
L’operatore che interviene con uomini che hanno agito violenza contro le donne deve affrontare varie sfide. In particolare deve essere in grado di sospendere il giudizio sulla persona, che non spetta a lui, condannandone però le azioni e deve riconoscere e gestire i suoi stessi stereotipi che emergono durante il suo lavoro. Solo così potrà riconoscere atteggiamenti manipolatori e violenti da parte del paziente o utente del servizio ed impostare l’intervento in modo adeguato. Formazione adeguata e attenta supervisione vanno necessariamente unite alla presa di coscienza della necessità di essere “operatori di cambiamento”, non solo buoni terapeuti.
Violenza nelle relazioni affettive tra responsabilità individuale e collettiva
Leandro Malgesini (Sociologo)
La consapevolezza della necessità di comprendere nel suo complesso la violenza maschile contro le donne è fortunatamente in aumento. Alzare lo sguardo al piano collettivo del problema maschile è fondamentale per osservarlo nella sua interezza e studiare le migliori strategie contenitive. Stigmatizzare il ruolo di istituzioni come la famiglia, la scuola, la giustizia, ecc. non può servire per deresponsabilizzarne altre a cominciare dalla politica, ma non solo.
Il lavoro d’equipe con l’avvocato difensore. Così difficile, così importante
Emanuele Corn (Università di Antofagasta, Cile)
L’avvocata/o che segue la vittima lavora sovente – tradizionalmente – in equipe con i Centri Anti Violenza e costruisce un’esperienza di collaborazione con i servizi sociali territoriali. Il discorso è completamente diverso per chi difende l’imputato di un reato violento ai danni di una donna. Parte dei “danni collaterali” del processo, a prescindere dall’esito, dipendono da questo isolazionismo, che non è utile a nessuno, ma non è semplice da interrompere.
WS10. "Ma non è normale?" No, non lo è. La difficoltà di riconoscere la Teen Dating Violence
Laura Pomicino(Psicologa, psicoterapeuta, Università degli studi di Trieste)
I dati a disposizione mostrano con crescente chiarezza la diffusione di agiti violenti all’interno delle giovani coppie, siano essi di natura psicologica, sessuale e/o fisica. La dinamica in atto appare del tutto comparabile a ciò che è ormai noto verificarsi nelle coppie adulte con il discrimine dell’impatto che simili esperienze possono avere ed hanno su identità ancora in formazione e su percorsi evolutivi di più o meno recente avvio. La legittimazione sociale di modelli stereotipati di maschile e femminile e di una comunicazione violenta che alberga il quotidiano sembra acuire la difficoltà insita nel dare un nome a ciò che si sta vivendo e, quindi, a poterlo contrastare chiedendo aiuto. Da qui una narrazione diffusa di comportamenti che vengono esercitati senza che ve ne possa essere una adeguata problematizzazione, aumentando, di fatto, il rischio di rivittimizzazione secondaria di chi li subisce: se sto male, ma ciò che avviene è considerato lecito, allora sono io che non funziono. Ne possono seguire attacchi al corpo, sintomi depressivi e ansiosi, isolamento sociale, fino a ideazioni suicidarie e suicidi. Il workshop avrà come obiettivo il focalizzarsi sulla responsabilità che ogni singolo individuo può e deve riconoscersi nel progetto collettivo di contribuire a modificare la cornice contestuale che alimenta questo fenomeno al fine non solo di contrastarlo, ma prevenirlo.
WS11.Bambine e bambini vittime di violenza assistita: testimoni invisibili?
Maria Grazia Apollonio(Psicologa, psicoterapeuta, Centro Antiviolenza G.O.A.P. di Trieste)
La violenza assistita è un fenomeno diffuso, si tratta infatti della seconda forma di violenza contro l’infanzia, ed ha sul benessere psico-fisico dei bambini e delle bambine lo stesso impatto lesivo di una violenza direttamente esperita. Eppure troppo spesso questi bambini e le loro mamme non trovano adeguato ascolto e sufficiente protezione. Ancora oggi gli interventi si basano spesso su pregiudizi e falsi miti e disattendono le linee guida nazionali e internazionali. L’obiettivo del workshop è, quindi, di delineare gli interventi più utili per riconoscere precocemente questi casi e per offrire loro la dovuta tutela e il dovuto supporto. Il workshop consentirà di capire gli esiti post-traumatici della violenza domestica su bambini e bambine, sugli adolescenti e sulle loro mamme; riflettere sugli interventi più opportuni anche alla luce delle linee guida CISMAI, della Convenzione di Istanbul e delle più recenti normative e indicazioni cliniche; capire quali sono gli errori e i falsi miti da evitare.
WS12.Violenza ostetrica: quando la violenza contro le donne è strutturale
Sasha Damiani(Medica anestesista)
Gli abusi fisici, verbali e psicologici che avvengono nei contesti sanitari di gravidanza, parto e postpartum o che coinvolgono in qualunque modo la sfera riproduttiva femminile costituiscono la violenza ostetrica: un fenomeno sistemico frequente, ma spesso sottostimato. Alle sue radici vi sono stereotipi di genere e disuguaglianze di potere, come riflesso di un atteggiamento culturale che vede il corpo delle donne quale oggetto di controllo piuttosto che soggetto di autodeterminazione. Nonostante il riconoscimento da parte dell’OMS (2014), la violenza ostetrica resta ancora troppo spesso normalizzata e taciuta, anche a causa di una consapevolezza ancora molto limitata. La mancanza di una formazione specifica tra i professionisti sanitari e di un contesto legislativo definito contribuiscono al perpetuarsi di queste dinamiche. La ricerca scientifica è oggi sempre più attenta al fenomeno e ne evidenzia la trasversalità, con implicazioni sia fisiche che psicologiche per la donna e per l'intero nucleo familiare.
Sessione plenaria dalle 14.30 alle 16.30
Introduzione e coordinamento
Elena Stanchina (Edizioni Centro Studi Erickson)
La violenza sulle donne comincia nella cultura
Loredana Lipperini (Scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica)
Criticità a livello nazionale ed internazionale sugli affidamenti dei figli in situazioni di violenza contro le donne e violenza domestica
Manuela Ulivi (D.I.RE – Donne in rete contro la violenza, Presidente del CADMI - Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano)
Le caratteristiche e le conseguenze delle discriminazioni intersezionali nelle situazioni di violenza
Nathalie Sasseville (Université du Québec à Chicoutimi, Canada)
Come far uscire la violenza dall'invisibilità: quali strumenti per la sua narrazione
Elvira Reale (Psicologa, consulente Commissione bicamerale d'inchiesta sul femminicidio)
Destinatari suggeriti
Il Convegno si rivolge a psicologhe/i, psicoterapeute/i, educatrici/tori, assistenti sociali, insegnanti, professioniste/i di ambito sanitario, membri delle forze dell’ordine e, in generale, operatrici e operatori impegnati a vario titolo nel lavoro di prevenzione e intervento in situazioni di violenza.
Tematiche
ECM (Educazione Continua in Medicina)
Erickson è Provider ECM per le professioni elencate qui.
Per tutti coloro che hanno acquistato la partecipazione al Convegno + crediti ECM, a seguito del Convegno, sarà richiesto l'approfondimento di un testo e il completamento di un quiz online. Il testo sarà disponibile in pdf, in seguito verranno date maggiori informazioni.
ASSISTENTI SOCIALI
Sono stati richiesti i crediti.
CFU (Crediti Formativi Universitari)
Verrà rilasciato un certificato che attesta la regolare frequenza al Convegno, con cui è possibile fare richiesta dei crediti CFU presso la propria Facoltà.
A conclusione del Convegno, sarà possibile stampare l’attestato di frequenza dal sito dedicato, accedendo alla propria area personale.
Il Convegno si terrà presso il Centro Studi Erickson di Trento (Via del Pioppeto, 24, 38121, Gardolo - TN) e in versione online:
A breve verranno indicati gli orari delle due giornate.
Informiamo chi partecipa in presenza al Convegno che le sale utilizzate sono sottoposte a videoregistrazioni.
Dopo aver acquistato il corso su erickson.it è necessario completare la “scheda di iscrizione partecipante” per accedere al percorso formativo.
La scheda di iscrizione partecipante
Dopo aver concluso l’ordine di acquisto su erickson.it, riceverai via e-mail un link per accedere alla scheda di iscrizione, che dovrà essere compilata con tutti i dati richiesti il prima possibile e, tassativamente, entro i tre giorni antecedenti la data di avvio del corso.
La scheda di iscrizione partecipante sarà disponibile anche nella tua area personale su erickson.it alla voce “I tuoi corsi di formazione, prodotti digitali e abbonamenti”.
Nel caso di acquisti multipli dello stesso corso, ogni partecipante dovrà compilare la scheda con i propri dati per accedere al percorso formativo.
Modalità di pagamento
Ogni corso di formazione può essere pagato con i seguenti metodi:
Il Convegno sarà disponibile sia in presenza, sia in versione online. A breve verranno fornite tutte le informazioni utili.
Le registrazioni delle attività online saranno disponibili fino al 31/12/2024 per i/le partecipanti ad entrambe le versioni del Convegno.
Il Centro Studi Erickson è convenzionato con le strutture alberghiere indicate cliccando qui.
Il Centro Studi Erickson aderisce inoltre all’iniziativa TRENTINO GUEST CARD – Scoprine i vantaggi