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I mini gialli dei dettati 2
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Cos’è la depressione?

Non è questione di debolezza, di pigrizia e di inadeguatezza e non è neppure uno stato d’animo che si possa superare con un semplice sforzo di volontà o che, al contrario, sia così grave da non poter essere curato.

Il termine «depressione» è usato spesso nel linguaggio comune, non solo in quello specialistico, e ha molti significati, tante sfaccettature e gradazioni. Si va dalla tristezza e dall’abbattimento passeggeri, che tutti possono provare in seguito a una delusione o a una perdita, alle condizioni psicologiche più durature nel tempo, più gravi, che causano forte sofferenza e costituiscono un vero e proprio disturbo.

Le manifestazioni della depressione non riguardano solo gli stati d’animo e le emozioni, ma anche le sensazioni corporee, i pensieri e i comportamenti.

Quando ci si sente clinicamente depressi si ha la sensazione di non riuscire ad affrontare gli impegni e i problemi quotidiani, di essere privi di energie, fragili e incapaci, di non valere come persona, che nulla serva a tirarsi su di morale e a migliorare la propria situazione di vita, che il futuro sia buio e senza speranze. Il sonno e l’appetito peggiorano, si possono avvertire disfunzioni e dolori fisici, e le cose che in passato procuravano soddisfazione e piacere sembrano perdere di senso.

È un disturbo dell’umore molto diffuso: ne soffrono circa 15 persone su 100. Può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni.

Tristezza e depressione sono due cose diverse

Anche se i due termini vengono spesso confusi, vi sono differenze sostanziali: la tristezza è, prima di tutto, un’emozione. Questa emozione è opposta alla gioia e alla felicità. In quanto emozione, può essere provata in condizioni normali, quindi nella vita quotidiana, oppure a seguito di un evento più o meno drammatico (come una perdita, un lutto, un litigio).

Nella depressione, lo stato di tristezza va verso un senso di perdita sempre più generalizzato, alimentato da una visione negativa di sé, degli altri e del mondo, che riguarda «presente – passato – futuro» e perdura nel tempo. 

I sintomi della depressione

Le Linee guida sulla depressione elaborate dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE, 2022) indicano che due semplici domande possono essere sufficienti per individuare i soggetti depressi o a rischio di depressione:

  • Nelle ultime due settimane, si è sentito giù, depresso o senza speranze?
  • Nelle ultime due settimane ha provato poco interesse o piacere nel fare le cose?

Usando criteri un po’ più specifici, si può parlare di depressione quando la persona presenta i sintomi qui elencati:

  • Stato d’animo di tristezza, sentirsi giù per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno; la tristezza o l’angoscia sono di solito maggiori in un particolare momento della giornata, per lo più al mattino.
  • Perdita di interesse e di piacere nei confronti di attività che prima di solito piacevano.
  • Senso di valere poco, di essere un fallito, di essere inutile o senso di vuoto.
  • Senso di colpa eccessivo, convinzione di essere indegno.
  • Difficoltà a concentrarsi nelle cose che si fanno o di prendere decisioni, anche piccole.
  • Incapacità di pensare lucidamente.
  • Disturbi del sonno: insonnia o ipersonnia.
  • Aumento o diminuzione dell’appetito.
  • Agitazione, irrequietezza o rallentamento; quest’ultimo si manifesta come maggiore lentezza nel fare le cose.
  • Riduzione dell’energia, facile stanchezza.
  • Pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o addirittura pensieri di morte e di suicidio.

Secondo i criteri clinici, quindi, per porre diagnosi di «episodio depressivo maggiore» non è sufficiente sentirsi giù di morale e inappetenti oppure sentirsi senza stimoli e stanchi per un paio di giorni, anche se dire di essere «depressi», quando ci si sente giù, è ormai entrato nel linguaggio comune.

Questi sintomi devono essere presenti per la maggior parte del giorno e per almeno 2 settimane, inoltre devono essere tali da causare degli effetti evidenti sul normale modo di «funzionare» della persona: devono cioè comprometterne la capacità di lavorare o studiare, di mantenere gli impegni e coltivare gli hobby, di prendersi cura del proprio aspetto, di partecipare come prima alla vita sociale.

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